Diritti umani in Italia: all’Onu piovono raccomandazioni sui diritti violati
In occasione della Giornata mondiale dei diritti umani di oggi, 10 dicembre, Osservatorio Diritti propone un'analisi approfondita delle indicazioni emerse all'ultima Revisione periodica universale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu. Registrato un numero record di raccomandazioni su diritti umani violati in Italia: persone Lgbt, donne, bambini, migranti e nomadi i più citati
Discorsi di odio contro le persone Lgbt. Inadeguatezza dei luoghi d’accoglienza delle donne in fuga dalla violenza. Bambini di origine straniera vittime di discriminazione. Carenze legislative per la protezione delle comunità rom, sinti e caminanti. Politica apertamente anti-migranti e anti-minoranza.
Sono alcune delle indicazioni emerse nella 34esima sessione della Revisione Periodica Universale, il meccanismo del Consiglio dei Diritti umani dell’Onu in cui ogni Stato membro fornisce un aggiornamento sullo stato di attuazione dei suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani e riceve, dagli altri Stati, raccomandazioni per il rafforzamento e la tutela di diritti e libertà fondamentali.
Sono state ben 121 le delegazioni che si sono iscritte a parlare al Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu, il più alto numero mai registrato prima. L’Italia ha ricevuto 306 raccomandazioni, a fronte delle 184 della precedente sessione, nel 2014.
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Diritti umani violati in Italia: migranti e rifugiati
Passando in rassegna il report dell’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite sull’Italia, un lungo capitolo viene dedicato ai flussi migratori e ai conseguenti diritti dei rifugiati. Dalle osservazioni presentate all’Italia, è da subito chiaro come venga rimproverato il cambio di passo nella politica italiana:
«Gli ultimi quattro anni hanno visto sia la cassazione delle missioni di salvataggio dell’Ue, sia un cambiamento nel clima politico in Italia che ha portato a una politica apertamente anti-migranti, anti-rifugiati e anti-minoranza».
Diverse osservazioni hanno rilevato che l’Italia ha violato i diritti dei rifugiati e dei migranti attraverso l’esternalizzazione del controllo delle frontiere ai paesi extraeuropei, attraverso accordi sul controllo delle migrazioni con i paesi nordafricani, che hanno portato a negare l’accesso alla protezione internazionale a migranti e richiedenti asilo.
La strategia italiana, sostenuta dal Consiglio europeo, era stata quella di rafforzare la capacità delle autorità di un paese terzo di fermare i valichi di frontiera irregolari e di adottare un “respingimento per procura”, violando il principio di non respingimento (articolo 33 della Convenzione di Ginevra), restituendo indirettamente i migranti ai paesi in cui si trovano ad affrontare gravi violazioni dei diritti umani (si pensi alla Libia, per esempio). Il Commissario europeo ha esortato pertanto le autorità a garantire che i diritti umani delle persone soccorse in mare non siano mai messi a rischio a causa delle attuali divergenze tra Stati membri sullo sbarco.
Diritti umani non rispettati dal Decreto sicurezza
Nelle osservazioni una lunga trattazione è dedicata alla legge 132/2018 sulla protezione internazionale, l’immigrazione e la sicurezza pubblica (la conversione in legge del cosiddetto Decreto Salvini), per la quale sono state sollevate alcune preoccupazioni. In primo luogo pensando all’abolizione della protezione umanitaria, che rappresentava una forma di protezione aggiuntiva al riconoscimento dello status di rifugiato. Dopo questa misura, i richiedenti asilo non possono avere un permesso di soggiorno per motivi umanitari, tranne nei casi di permessi speciali specifici regolati dalla nuova legge.
«Uno stato di cose che priverebbe migliaia di persone di uno status legale e di accedere alla salute, all’alloggio o all’istruzione e potrebbe causare un aumento degli immigrati irregolari», si legge nel rapporto.
Nel novembre 2018, un gruppo di titolari di un mandato di procedura speciale delle Nazioni Unite ha espresso preoccupazione per il progetto di legge per inasprire le norme sull’immigrazione, affermando che la prevista abolizione dello status di protezione umanitaria, l’esclusione dei richiedenti asilo dall’accesso ai centri di accoglienza incentrati sull’inclusione sociale e la durata prolungata della detenzione nei centri di rimpatrio e nei punti di crisi, hanno fondamentalmente minato i principi dei diritti umani internazionali:
«Le sfide che l’Italia ha dovuto affrontare a causa dell’assenza di un efficace sistema di solidarietà a livello europeo non hanno giustificato le violazioni dei diritti umani».
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Violazione dei diritti umani in Italia: persone Lgbt discriminate
Sono state 17 le raccomandazioni sui diritti delle persone Lgbt (nel 2014 erano cinque). Tra queste, si è rilevata la necessità di una legge contro l’omotransfobia, il rinnovo della strategia nazionale contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e identità di genere, il riconoscimento di entrambi i genitori dello stesso sesso, le adozioni per le coppie dello stesso sesso e il divieto di interventi chirurgici cosmetici su bambini intersex.
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Negli ultimi 12 mesi, i discorsi di odio contro le persone Lgbt sono venuti direttamente da funzionari pubblici e politici, si legge nel report nella sezione dedicati ai diritti delle persone Lgbt. Le osservazioni hanno evidenziato, infatti, che non è stata approvata alcuna legge anti-discriminazione che affronti la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, l’identità e l’espressione di genere.
Il documento sui diritti umani delle persone Lgbt in Italia, predisposto dalle associazioni e presentato al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite per la Revisione periodica universale dell’Italia, evidenzia infatti che le istituzioni italiane hanno emesso alcuni regolamenti negli ultimi 10 anni per agire contro la violenza, il bullismo e la discriminazione nelle scuole, ma non affrontano esplicitamente l’omofobia e la transfobia.
«Poche misure sono state adottate contro l’omofobia a scuola, ma nessuna di queste è strutturale e la transfobia viene costantemente trascurata. La ricerca nazionale intitolata “Be Proud! Speak Out!” mostra un ambiente ostile per i giovani Lgbt nelle scuole tra termini spregiativi, offese, molestie verbali e fisiche. Esistono strumenti utili e buone pratiche che promuovono l’inclusione, ma queste non sono una priorità», si legge nel documento.
Si è raccomandato dunque all’Italia di promuovere una campagna di sensibilizzazione e programmi specifici per educare le persone sulle pari opportunità e il rispetto dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
«Prioritaria è l’approvazione di una legge efficace a contrasto e prevenzione delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Il nostro invito è quello di fare presto e dotare finalmente il nostro Paese di una legge seria contro i crimini d’odio verso le persone Lgbt», è il commento di Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay.
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Diritti umani negati alle donne
Sono tante le carenze evidenziate all’Italia sul tema del contrasto alla violenza sulle donne. Le osservazioni hanno evidenziato, infatti, che la violenza ha continuato a colpire gravemente le donne in Italia e hanno espresso preoccupazione per la mancanza e l’inadeguatezza dei luoghi di accoglienza delle donne in fuga dalla violenza.
È carente, in primo luogo, il quadro giuridico, che non prevede misure volte a proteggere in modo specifico ed esclusivo le donne, mantenendo un focus sulla punizione piuttosto che su misure efficaci di prevenzione e protezione.
Pur accogliendo con favore la legge n. 119/2013 sulla violenza di genere e il piano d’azione nazionale per combattere la violenza contro le donne (2017-2020), tre commissioni sono rimaste preoccupate per l’elevata prevalenza della violenza di genere contro le donne e i tassi di denunce e condanne insufficienti e basse per tali crimini.
L’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhrc) ha osservato che la legislazione italiana prevedeva una serie di garanzie per rispondere alle questioni relative alla violenza sessuale e di genere. Tuttavia, nel sistema globale mancavano ancora le procedure operative standard e un sistema disaggregato di raccolta dei dati. Ha raccomandato all’Italia di istituire un meccanismo interministeriale per sviluppare procedure operative standard in materia di violenza sessuale e di genere, definire una procedura per l’identificazione precoce delle persone con esigenze specifiche e istituire meccanismi coordinati a diversi livelli.
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Calpestati i diritti umani dei bambini di origine straniera
Le osservazioni mosse all’Italia hanno evidenziato che i bambini di origine straniera sono ancora fortemente discriminati, anche se nati e cresciuti in Italia. Senza dimenticare che i bambini che sono stati vittime di discriminazione includono anche minori stranieri non accompagnati, bambini appartenenti a minoranze etniche, linguistiche e religiose, bambini con genitori incarcerati e bambini con disabilità.
Si è rilevata la difficoltà di valutare il numero reale di minori stranieri non accompagnati in Italia. È stato riferito che, a gennaio 2019, 4.492 minori precedentemente registrati presso i centri di accoglienza sono stati segnalati dispersi e rischiavano di finire nelle mani di trafficanti o reti criminali.
Il Comitato per i diritti dell’infanzia ha esortato l’Italia a rafforzare il ruolo e fornire le risorse necessarie all’Osservatorio nazionale sull’infanzia e a garantire la piena indipendenza all’autorità italiana per l’infanzia e l’adolescenza.
Il Comitato si è detto preoccupato per i bambini che erano stati abusati sessualmente da personale religioso della Chiesa cattolica e per il basso numero di indagini. Ha raccomandato all’Italia di istituire una commissione d’inchiesta indipendente per esaminare tutti i casi di abusi sessuali su minori da parte di personale religioso della Chiesa cattolica.
Ma esistono anche note positive, quando in una trattazione si è osservato che la legislazione italiana è stata molto innovativa nel conformarsi alla Convenzione sulla protezione dei minori contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali del Consiglio d’Europa. Un’innovazione è stata l’inclusione nel codice penale di una definizione globale di materiale sugli abusi sessuali su minori.
Oltre a questo, si è fatto notare all’Italia anche il rischio di sfruttamento sessuale attraverso la tecnologia digitale, raccomandando al nostro Paese di criminalizzare esplicitamente lo streaming in diretta di abusi sessuali su minori e di ottenere consapevolmente l’accesso a materiale di abuso sessuale su minori attraverso Internet e le tecnologie di comunicazione.
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Rom, sinti e caminanti: una grave violazione dei diritti umani in Italia
Le principali raccomandazioni all’Italia, riguardo le minoranze, viene dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa che ha esortato l’Italia a prendere misure urgenti per elaborare e adottare un quadro legislativo specifico, a livello nazionale, per la protezione delle comunità rom, sinti e caminanti, consultando i rappresentanti di tali comunità, comprese le donne, in tutti i progetti e attività che li riguardano, in particolare quelli attuati nel quadro della strategia nazionale per l’inclusione delle comunità rom, sinti e caminanti 2012-2020, a livello nazionale, regionale e locale.
Entrando nel vivo delle raccomandazioni presentata dai diversi comitati partecipanti alla sessione, mentre tre comitati hanno accolto con favore la strategia nazionale per l’inclusione delle comunità rom, sinti e camminanti (2012-2020), due comitati hanno notato che tali comunità hanno continuato a subire discriminazioni e segregazione persistenti e radicate.
Il Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale ha inoltre raccomandato all’Italia di fornire rimedi e riparazioni efficaci a rom, sinti e camminanti che hanno subito violazioni dei diritti umani. Il Comitato per i diritti umani, infine, ha raccomandato all’Italia di accelerare la legislazione per riconoscere quelle comunità come minoranze nazionali.
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