Diritti dei bambini: un 20 novembre per dire basta a violazioni e disuguaglianze
Sono tanti i progressi degli ultimi 30 anni nel riconoscimento dei diritti dei bambini, da quanto l'Onu ha approvato la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. A partire dall'accesso alla scuola primaria e ai vaccini, passando per i matrimoni precoci. Ma le disuguaglianze sono tante: ce lo ricorda l'Unicef in occasione di questa Giornata mondiale
Nel 1988 erano solo tre i Paesi che vietavano, per legge, a genitori e insegnanti di punire i bambini disubbidienti con uno schiaffo o una bacchettata sulle dita. Oggi, sono 58 i Paesi che proibiscono le punizioni corporali ai danni dei più piccoli. È solo un piccolo esempio, tra i tanti, dei cambiamenti positivi che si sono registrati nel corso degli ultimi trent’anni.
20 novembre 1989: approvata la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
Era il il 20 novembre 1989 quando l’Assemblea delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Un testo fondamentale che, come scrive l’Unicef, «ha cambiato in maniera indelebile il modo in cui il mondo vede i bambini: come portatori di diritti».
Leggi anche:
• La Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza compie 30 anni
• Giornata internazionale delle bambine: un 11 ottobre di lotta e denuncia
• Mutilazioni genitali femminili: cosa sono e perché vanno combattute
Diritti dei bambini: i dati Unicef su scuola primaria e vaccini
Alcuni numeri possono aiutare a fotografare meglio i cambiamenti dal 1989 a oggi. Il tasso di mortalità tra i bambini con meno di cinque anni, ad esempio, è diminuito del 60 per cento. E in nessuna area del mondo il calo è stato inferiore al 40 per cento.
Allo stesso modo, è aumentato in maniera esponenziale il numero di bambini che hanno avuto accesso ai vaccini contro morbillo, difterite, tetano e pertosse. Ed è diminuito il numero di bambini che non possono frequentare la scuola primaria: erano 100 milioni nel 2000 e il loro numero è sceso a 59 milioni nel 2018 (l’incidenza è passata dal 15% all’8,2%). È diminuito anche il numero delle bambine escluse dalla scuola primaria (da 68 milioni nel 1997 a 32 milioni nel 2018) eliminando, quasi completamente, la disparità di accesso all’istruzione in molti Paesi.
Iscriviti alla newsletter di Osservatorio Diritti
Nonostante gli importanti risultati raggiunti, c’è ancora molta strada da percorrere ed è importante agire al più presto: «La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia è a un bivio cruciale», scrive Unicef nel report The Convention on the rights of the child at a crossroads. «Povertà, disuguaglianze e discriminazioni continuano a negare a milioni di bambini i loro diritti fondamentali – scrive il direttore di Unicef, Henrietta Fore – Quindici milioni di bambini con meno di cinque anni muoiono ancora, ogni giorno, nella maggior parte dei casi per malattie curabili o altre cause prevedibili».
Leggi anche:
• Grecia: emergenza minori nei centri d’accoglienza per migranti
• Nigeria: incarcerati migliaia di bambini accusati di collaborare con Boko Haram
Diritti dei bambini dimezzati per i più poveri
Tuttavia, ci sono Paesi in cui questi miglioramenti non ci sono stati o dove i cambiamenti non si sono registrati per tutti i bambini. Nei Paesi a medio-basso reddito, i bambini appartenenti alle classi sociali più povere hanno il doppio delle probabilità di morire per cause prevenibili prima di compiere i cinque anni di età rispetto ai bambini appartenenti alle classi sociali più ricche.
Questo divario si osserva, ad esempio, per quanto riguarda l’accesso alle vaccinazioni salva-vita, che pure in questi trent’anni hanno visto una grandissima diffusione. I dati Unicef, infatti, fissano all’86% l’immunizzazione vaccinale infantile contro morbillo, pertosse, difterite e tetano a livello globale (dato 2018).
«Ma circa 20 milioni di bambini sono ancora a rischio di contrarre malattie che potrebbero essere prevenute con la vaccinazione», sottolinea Unicef.
Una ricerca condotta in 36 Paesi dell’Africa sub-sahariana tra il 2012 e il 2017 evidenzia come l’85% dei bambini nati nelle famiglie più ricche hanno ricevuto almeno una dose di vaccino contro il morbillo, mentre solo la metà dei bambini nati nelle famiglie più povere hanno avuto accesso a questo farmaco.
Matrimoni precoci in calo, ma non per tutte le bambine
A livello globale si è registrato un calo significativo dei matrimoni precoci, una prassi che riguarda prevalentemente le bambine e le ragazze. Nei Paesi dell’Asia Meridionale, ad esempio, l’incidenza del fenomeno tra le ragazze di età compresa tra i 20 e i 24 anni è passata dal 59% registrato nel 1994 al 30% del 2019. In Medio Oriente l’incidenza è passata dal 30% al 19% e in Africa centro-occidentale è scesa dal 50% al 40%.
Tuttavia, denuncia Unicef, «nonostante questi risultati, milioni di ragazze sono a rischio. Diversi Paesi non hanno fatto registrare alcun miglioramento e necessitano di un’azione urgente. Ma anche nei Paesi dove sono stati fatti notevoli passi avanti persistono importanti differenze territoriali». I miglioramenti sono stati più significativi tra le famiglie appartenenti alle classi sociali più benestanti, mentre milioni di ragazze (le più povere e vulnerabili) sono ancora a rischio.
Se prendiamo in considerazione il 20% più ricco della popolazione, l’incidenza dei matrimoni precoci è in calo in tutte le regioni del mondo, con una riduzione particolarmente vistosa nei Paesi dell’Asia Meridionale e dell’Africa orientale e meridionale. Ma se ci concentriamo sul 20% più povero della popolazione i dati forniti da Unicef evidenziano un calo molto più ridotto e in molti casi (in Africa e in America latina) persino una crescita dell’incidenza del fenomeno.
Leggi anche:
• Bambini: i diritti violati di infanzia e adolescenza
• Bambini soldato: il racconto di Daniel, arruolato in Nigeria ad appena 11 anni
L’allarme nella Giornata mondiale: i progressi rallentano
Per continuare a garantire a milioni di bambini i propri diritti fondamentali dovranno essere messe in campo ancora più risorse, a partire da quelle per l’istruzione. Entro il 2068, in Africa vivranno più di 500 milioni di bambini e ragazzi che siederanno sui banchi della scuola primaria e secondaria, pari al 40% del totale globale. Semplicemente per mantenere l’attuale rapporto studenti-insegnanti, in tutta l’Africa serviranno più di 1,3 milioni di docenti entro il 2030.
Al contrario, già si osservano in molti ambiti i primi segnali di un rallentamento. Nonostante i grandi sforzi fatti negli ultimi trent’anni, è almeno dal 2007 che il numero di bambini che non frequentano la scuola primaria è rimasto praticamente invariato. E, come se non bastasse, molti dei bambini e delle bambine che hanno la possibilità di studiare non hanno accesso a un’istruzione di qualità.
Lo stesso “rallentamento” si registra nell’accesso ai vaccini che, dal 1989, sono diventati molto più disponibili e spesso gratuiti per le famiglie. Questo rallentamento ha prodotto effetti devastanti, soprattutto per quanto riguarda la copertura vaccinale contro il morbillo, che è rimasta pressoché invariata dal 2010, contribuendo alla recrudescenza di questa malattia mortale in molti Paesi. Solo nel 2018 sono stati registrati quasi 350 mila casi, più del doppio rispetto all’anno precedente.