Giornata internazionale delle bambine: un 11 ottobre di lotta e denuncia

Come ogni anno, l'Onu celebra l'11 ottobre la Giornata internazionale delle bambine. Un modo per accendere i riflettori sulle tante violazioni ancora diffuse nel mondo: matrimoni forzati, violenze, mancato accesso all'istruzione, discriminazione di genere. Ecco la situazione in Italia e all'estero nel report “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” di Terre des Hommes

Quando in una famiglia indiana nasce una bambina, i suoi genitori iniziano a risparmiare. Non per pagarle gli studi, ma per poter arrivare al giorno del suo matrimonio con abbastanza denaro per versare la dote alla famiglia dello sposo. Sebbene sia vietata dal 1961, la dote viene ancora corrisposta nella maggior parte dei matrimoni indiani: può comprendere denaro contante o oggetti per la casa e quasi sempre ci sono dei gioielli d’oro.

Quando il diritto alla vita dipende dal prezzo dell’oro

Può capitare però che la nascita della bambina avvenga (o sia prevista) in un periodo in cui il prezzo dell’oro sui mercati internazionali è in aumento. In questo caso, aumentano anche le probabilità che queste bambine vengano abortite prima della nascita, oppure lasciate morire nei primi mesi di vita.

Uno studio condotto da ricercatori indiani e inglesi ha monitorato il rapporto tra la fluttuazione del prezzo dell’oro e le variazioni dei tassi di natalità e sopravvivenza dei bambini. «Analizzando più di 100mila nascite tra il 1972 e il 2005, la ricerca ha scoperto che quando il prezzo dell’oro si alzava, le probabilità delle bambine di sopravvivere erano molto più basse di quelle dei maschi», si legge nel dossier “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo”, curato da Terre des Hommes e presentato oggi a Roma nell’ambito della campagna InDifesa.

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Foto: Giulio Di Sturco per Terre des Hommes

I diritti delle bambine e delle ragazze nel mondo: i dati

Un documento che offre una panoramica delle violazioni più eclatanti dei diritti di questa fascia di popolazione, ma anche delle discriminazioni e degli stereotipi che impediscono alle giovani di sviluppare il proprio potenziale.

Gli aborti selettivi – legati alla tradizionale preferenza per i figli maschi – sono una delle principali forme di discriminazione ai danni delle bambine. Sono oltre 20 milioni quelle mai nate in India; mentre in Cina, tra il 1970 e il 2017, le bambine mai nate o morte di stenti nei primi mesi di vita sono state circa 23,1 milioni. A livello globale, le “donne mancanti” – anche in Paesi come Corea, Vietnam, Hong Kong, Armenia – sono circa 45 milioni.

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Ancora oggi, in molti Paesi del mondo la vita quotidiana di milioni di bambine è segnata da prassi e comportamenti che violano i suoi diritti fondamentali. E i numeri sono impressionanti: entro il 2030, 68 milioni di bambine saranno sottoposte a mutilazioni genitali; 130 milioni di bambine e ragazze non possono frequentare la scuola; 12 milioni di ragazze si sposano ogni anno prima di aver compiuto 18 anni e circa 2 milioni di ragazze con meno di 15 anni rimangono incinte.

In molti Paesi in via di sviluppo mancano servizi che possano offrire alle ragazze consulenza in materia di contraccezione o l’accesso a contraccettivi moderni (utili a prevenire malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze non desiderate): sono circa 15 milioni le adolescenti che non hanno accesso a questi servizi. «Se la contraccezione fosse adeguata in ogni Paese, si eviterebbero 3,9 milioni di aborti e 5.600 decessi di neomamme», si legge nel dossier.

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Foto: Francesco Cabras per TDH

La sfida dell’istruzione nella Giornata internazionale della bambine

In alcuni ambiti sono stati fatti importanti passi avanti: il divario di genere nell’accesso alla scuola primaria, ad esempio, è sceso da oltre 5 punti percentuali del 2000 a meno di 2 punti percentuali nel 2015. Ma la strada da percorrere per raggiungere entro il 2030 i target fissati dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile è ancora lunga.

Non solo ci sono oltre 130 milioni di bambine e ragazze che non possono frequentare la scuola, ma il 50% delle studentesse che riescono a farlo con una certa regolarità non raggiungono il livello minimo di competenze in matematica e lettura a causa delle lacune nei sistemi scolastici e formativi.

«Un’intera generazione di ragazze rischia di essere esclusa dal mercato del lavoro o di restare intrappolata in lavori a bassa specializzazione», si legge nel rapporto.

I dati dell’Organizzazione mondiale per il lavoro mettono in luce le conseguenze di queste carenze formative: le ragazze tra i 15 e i 29 anni hanno una probabilità tre volte superiore rispetto ai coetanei maschi di essere escluse dal mondo del lavoro e non essere coinvolte in percorsi formativi. In altre parole: il 31% delle ragazze sono “Neet” (acronimo inglese che indica coloro che non studiano né lavorano), contro il 16% dei coetanei maschi, con punte del 41% nei Paesi del Medio Oriente e in Nord Africa.

«Le cause di questa situazione sono diverse. La principale riguarda la bassa qualità del sistema educativo offerto, spesso troppo bassa rispetto agli standard richiesti. A cui si sommano percorsi scolastici frammentati e la mancanza di un ambiente scolastico sicuro che, ad esempio, metta le ragazze al riparo da violenze e abusi».

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Bambine a Rajasthan, India – Foto: UNICEF/2018/Soumi Das

La condizione delle bambine e delle ragazze in Italia: discriminazioni e abusi

Anche in Italia bambine e ragazze devono fare i conti con situazioni di svantaggio e discriminazioni di genere. Anche in ambiti dove, apparentemente, non ci dovrebbero essere asimmetrie significative. I test Pisa 2015 (Programma per la valutazione internazionale dello studente promossi dall’Osce), infatti, ci dicono che l’Italia è l’unico Paese Osce in cui i ragazzi hanno prestazioni migliori rispetto alle ragazze (con un distacco di 11 punti) per quanto riguarda la financial literacy, ovvero le competenze finanziarie necessarie a fare valutazioni corrette sull’opportunità di accendere un mutuo, sulla pianificazione del risparmio e così via.

«In Italia le differenze di genere permangono sia nelle regioni in cui i risultati sono superiori alla media nazionale, sia quelle in cui i risultati sono più bassi, come il Molise e la Calabria», si legge ancora nel dossier. La differenza maggiore tra maschi e femmine si trova nella macro-regione che comprende il Sud e le Isole.

Il dossier evidenzia come le conseguenze di questa situazione siano «gravi e preoccupanti», dal momento che le persone con minori competenze finanziarie corrono il rischio di prendere decisioni sbagliate già a 15 anni. La decisione se proseguire o meno gli studi, ad esempio, rappresenta una decisione fondamentale, da cui dipenderà il benessere economico di quella ragazza per tutta la sua vita.

In Italia le ragazze studiano più dei loro coetanei maschi, hanno (mediamente) voti migliori e percorsi di studio più regolari, si laureano più degli uomini. Ma faticano di più a trovare lavoro e ricevono stipendi più bassi. Anche in settori ad alta occupabilità, come quelli garantiti da una laurea in discipline “Stem” (materie scientifiche, informatica, ingegneria e matematica), a cinque anni dal conseguimento della laurea il tasso di occupazione dei maschi è più elevato rispetto a quello delle giovani donne (7,5%) e la busta paga più pesante del 23,6 per cento.

Bambine vittime di violenza nel report di Terre des Hommes

In occasione della Giornata internazionale delle bambine dell’11 ottobre, è importante poi dedicare grande attenzione al tema della violenza: in base ai dati elaborati dal Comando Interforze della polizia di stato, nel 2018 sono stati 5.990 i minori vittime di reati in Italia (+3% rispetto al 2017, il 43% in più rispetto al 2009), quasi sei su dieci erano bambine e ragazze.

Oltre 1.900 minori hanno subìto reati all’interno della famiglia, mentre la violenza sessuale è il secondo reato in termini di vittime: 656 nel 2018, l’89% bambine e ragazze. A queste vanno aggiunte le vittime di violenza sessuale aggravata, che ha visto lo scorso anno 383 vittime, l’84% femmine.

In diminuzione le vittime legate alla prostituzione minorile (-3%, per il 64% femmine), mentre cresce del 3% il numero di minori vittime di pedo-pornografia: in tutto 199, per l’80% bambine e ragazze. I minori vittime di omicidio nel 2018 sono stati 16, di cui la metà erano femmine. Il dato è in calo del 27% rispetto al 2017, quando erano stati uccisi 22 minori.

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Ilaria Sesana, autrice di questo articolo, è tra gli autori del rapporto “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” curato da Terre des Hommes

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