Land grabbing: i “padroni della Terra” non si fermano davanti alla pandemia
L'accaparramento di terra cresce anche durante la crisi sanitaria. A denunciarlo è il rapporto 2021 sul land grabbing della Focsiv, che evidenzia le conseguenze su diritti, ambiente e migrazioni. Gli accordi conclusi riguardano una superficie che supera quella di Francia e Germania messe insieme
Il land grabbing esplode durante la pandemia: i milioni di ettari di terra concentrati nelle mani dell’agribusiness sono passati in appena tre anni da 68 a 93, una superficie più ampia di quelle di Francia e Germania messe insieme.
La denuncia arriva dalla Focsiv, la Federazione degli organismi cristiani servizio internazionale volontario, una rete composta da 87 organizzazioni, che dedica il rapporto 2021 “I Padroni della Terra” ai 331 leader indigeni uccisi nel 2020 per essersi opposti alla devastazione e all’esproprio di terre e acqua e all’ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso nella Repubblica Democratica del Congo.
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Gli ultimi dati sul land grabbing
Nel rapporto vengono analizzati i dati forniti dalla piattaforma Land Matrix, che monitora i contratti fondiari. In totale si parla di più di 2.300 accordi conclusi nel 2020, per un totale di 93 milioni di ettari.
Al primo posto per superficie accaparrata c’è l’America Latina, seguita da Africa, Europa orientale, Asia e Oceania.
Oltre 25 milioni di ettari sono destinati all’estrazione mineraria. A seguire ci sono lo sfruttamento per le foreste e infine le piantagioni.
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Land grabbing, i paesi coinvolti
La Cina risulta al primo posto, per numero di ettari, tra i paesi che investono nei diversi settori. Scendendo nella classifica ci sono Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Svizzera e Singapore.
Nella città-stato del Sud-est asiatico, infatti, hanno sede molte aziende che poi operano nei paesi vittime del land grabbing globale. Tra gli investitori non mancano nemmeno paesi dell’Unione Europea, come Spagna e Belgio.
I paesi oggetto dell’accaparramento, nei diversi settori produttivi, vanno dal Perù, con 16 milioni di ettari, alla Federazione Russa, con 15 milioni. Al terzo posto si trova la Repubblica Democratica del Congo e a seguire Brasile e Indonesia.
Oltre ai paesi africani anche quelli dell’Europa dell’Est sono ben rappresentati in termini di quantità di ettari ceduti a investitori.
Il modello estrattivista dell’accaparramento di terra
Il rapporto “I Padroni della Terra” denuncia il modello estrattivista che prevede lo sfruttamento delle materie prime e delle risorse a danno dei diritti umani e dell’ambiente.
Emblema del fenomeno è la regione amazzonica, cuore della biodiversità mondiale, abitata da 420 popoli indigeni: ha visto aumentare il tasso di deforestazione, il numero di incendi e le terre destinate all’agribusiness e all’allevamento.
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Conseguenze del land grabbing: la crisi climatica
I cambiamenti climatici influenzeranno direttamente la produzione agricola. «Si prevede un calo di produzione agricola in gran parte dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia meridionale e sud-orientale», si legge nell’analisi di Focsiv.
A questa tendenza si aggiungono fenomeni estremi come la siccità. «La diminuzione della produzione agricola dovuta ai cambiamenti climatici comporterà un aumento contenuto dei costi sul mercato alimentare mondiale», sottolinea il report. Gli impatti, però, non saranno omogenei e avranno un impatto sul potere d’acquisto della popolazione.
«La crescente instabilità alimentare potrebbe spingere Stati con forte potere d’acquisto ad aumentare la stipula di accordi di compravendita di terreni agricoli per assicurarsi una maggiore stabilità futura».
Il land grabbing stesso incide direttamente e indirettamente sul cambiamento climatico. Spiega il rapporto: «Non è un caso che le attività maggiormente responsabili dei cambiamenti climatici siano le stesse a causare land grabbing: settore energetico, agroalimentare e industriale».
Il land grabbing e le false soluzioni green
Mercato dei crediti carbone, biocarburanti e green grabbing sono tra le false soluzioni al cambiamento climatico criticate dal documento. I crediti carbone, infatti, prevedono il carbon offsetting, ossia compensazioni dell’anidride carbonica emessa, grazie a progetti di riforestazione, spesso non condivisi con la popolazione locale.
I biocarburanti, fonte di energie rinnovabili, sono diventati il motore per la corsa alle terre coltivabili.
Il green grabbing o eco-autoritarismo è «l’appropriazione della terra e delle sue risorse da parte di un determinato gruppo di attori in nome della sostenibilità ambientale».
Significato del land grabbing per i contadini
Il rapporto di Focsiv riprende anche lo studio pubblicato nel 2020 da International Land Coalition “Uneven ground” (Terreno irregolare), che analizza la disuguaglianza nell’accesso alla terra. I più colpiti sono i contadini, le popolazioni indigene, le donne e i giovani. Hanno accesso a terre più piccole, marginali, meno fertili, non possiedono titoli di proprietà e sono costretti ad abbandonare i campi.
«La disuguaglianza fondiaria è interconnessa a molte altre forme di disuguaglianza relative alla ricchezza, al potere politico, al genere, all’età, alla possibilità di accedere ad un ambiente salubre».
Accaparramento delle terre e migrazioni forzate
Il rapporto dedica un capitolo alla relazione tra land grabbing e spostamenti forzati di popolazione. Dai conflitti ai sistemi di sfruttamento economico, dai progetti di grandi opere all’agribusiness fino all’industria estrattiva e al turismo: sono fenomeni che provocano la perdita del diritto di accesso alla terra per le persone che la abitavano.
Comunità fuggite a causa di conflitti non possono tornare perché le loro terre sono occupate da altri, coste rese inaccessibili ai locali per permettere la diffusione del turismo e “zone economiche speciali” per attrarre investimenti.
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Cos’è il land grabbing per le donne
L’esclusione delle donne dall’accesso alla terra o la loro espulsione dai campi ha come conseguenze la perdita di reddito, la necessità di trovare altri impieghi e la precarizzazione del nucleo familiare.
In molti paesi i diritti di accesso alla terra per le donne rimangono sulla carta. Secondo il rapporto, «48 paesi dell’Africa Subsahariana includono l’uguaglianza di genere nelle costituzioni e 46 hanno ratificato la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, solo 20 paesi proteggono specificamente i diritti fondiari e solo in 15 i diritti alla terra sono tutelati anche nella consuetudine, solo in cinque i titoli fondiari sono condivisi con il coniuge in caso di matrimonio».
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Esempi di accaparramento di terra e di lotta
Un intero capitolo è dedicato al racconto di alcuni casi di land grabbing. Dal resoconto dell’anno appena trascorso alla situazione degli incendi in Amazzonia, dalle lotte del Tribunale africano dei popoli all’estrazione di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo.
Il rapporto evidenzia come le comunità locali si organizzano per rispondere alle operazioni di accaparramento.
Le richieste di Focsiv
La federazione punta sull’obbligo alla dovuta diligenza per le imprese. Focsiv sottolinea anche la necessità dell’adozione di un trattato vincolante su imprese e diritti umani e l’impegno ad una finanza più responsabile.
Insiste, in particolare, sul ruolo di modello che dovrebbero avere le banche di sviluppo. Alle soluzioni si aggiunge il sostegno ai progetti di agroecologia delle comunità locali da parte delle agenzie della cooperazione e delle banche di sviluppo.