Land grabbing: i “padroni della Terra” feriscono ambiente e diritti umani
Ecco quali sono le drammatiche conseguenze dell'accaparramento delle terre su diritti umani, ambiente e migrazioni: ne parla il terzo rapporto sul land grabbing della Focsiv
Creazione di nuovi poveri, violazione dei diritti, esaurimento delle risorse, espulsioni, migrazioni e minaccia al benessere delle generazioni future. A cui si aggiungono gli effetti sull’ambiente: inquinamento, perdita di fertilità dei suoli, produzione di scarti e veleni. Sono alcune delle conseguenze del fenomeno dell’accaparramento delle terre, conosciuto anche come land grabbing.
A denunciarlo è la terza edizione del rapporto “I Padroni della Terra” a cura di Focsiv, la Federazione di organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana che conta più di 80 organizzazioni che operano nel mondo per promuovere la cultura della mondialità e della cooperazione, oltre a contribuire alla lotta alla povertà e all’esclusione.
Land grabbing: conseguenze e numeri
Quasi 80 milioni di ettari di terra concessi, più di 2.000 contratti: sono questi i numeri estrapolati dalla piattaforma Land Matrix ed elaborati da Focsiv per descrivere l’impatto del land grabbing. E tra il 2019 e il 2020 si è registrato un incremento di 8 milioni di ettari.
Gli investitori registrati su Land Matrix provengono principalmente da Cina, Stati Uniti, Canada e Regno Unito, e a seguire compaiono Svizzera e Spagna.
I “paesi obiettivo”, ossia quelli dove la terra viene accaparrata, risultano essere Perù, Federazione Russa, Repubblica Democratica del Congo e Ucraina. Dalle miniere alla produzione alimentare, dai biocarburanti alle concessioni forestali, fino ad allevamento e industria: sono alcune delle intenzioni di investimento registrate dalla piattaforma.
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Epidemia e land grabbing
Apparentemente distanti, i fenomeni di accaparramento di terre ed epidemie – sostiene Focsiv – sono in qualche modo correlati: il documento sottolinea come il land grabbing spinga alla produzione di monocolture, all’estrazione di risorse naturali e allo sfruttamento di terra e acqua. Questi elementi, a loro volta, condurrebbero alla perdita di biodiversità e all’innalzamento delle temperature, favorendo la diffusione e la mutazione dei virus.
Nello studio emerge la responsabilità dell’uomo nel cambio di uso del suolo e nella distruzione degli habitat naturali. Questi comportamenti, sostiene ancora la federazione, avrebbero quindi favorito la zoonosi, ovvero la trasmissione di malattie da animali all’uomo.
«Il passaggio si realizza nel momento in cui l’uomo entra in contatto con il mondo animale in aree che non erano abitate, attraverso operazioni di invasione, di deforestazione, di accaparramento», dice Andrea Stocchiero, curatore del rapporto. Il land grabbing, sottolinea lo studio, è un modello di sviluppo fondato sull’estrattivismo, sullo sfruttamento e la depauperazione dell’ambiente e contribuisce a ridurre la biodiversità.
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I padroni della Terra: significato complesso del fenomeno
Nella prima parte del documento viene prima presentato il fenomeno nell’ultimo anno, per poi passare all’approfondimento di casi specifici. Tra questi l’Amazzonia e le operazioni delle compagnie petrolifere, l’estrazione di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo, l’estrattivismo di petrolio e minerali in Perù e gli investimenti terrieri in Camerun e Angola.
«Gli approfondimenti sono stati scelti a partire dagli studi di ricercatori e ong con cui siamo in contatto, in base a ricerche sul campo e analisi, ma anche grazie a testimonianze dirette, come quelle raccolte dai corpi civili di pace in Perù», sottolinea Andrea Stocchiero.
La seconda parte del rapporto si concentra invece sull’analisi della complessità del fenomeno del land grabbing. Si approfondisce la relazione esistente tra accaparramento e il commercio internazionale e trattati di libero scambio. Si indagano anche le connessioni tra terrorismo, migrazioni e conflitti fondiari.
Infine, il focus si sposta sulle iniziative legislative europee per istituire una due diligence delle imprese sui diritti umani e sui lenti processi internazionali come quello per il trattato Onu sui diritti umani e imprese (leggi anche Diritti umani e business: Onu discute trattato vincolante per aziende).
Investimenti falliti e l’esempio dell’Angola
Se è vero che le possibilità di investimento continuano a crescere, è altrettanto vero che il numero di contratti falliti arriva al 6% e molti di questi si traducono in produzioni al di sotto delle aspettative o superfici fortemente ridotte. «Questo fenomeno emerge, in particolare, nel caso dell’Angola», dice Stocchiero.
«Dei 14 casi di investimento analizzati da un gruppo di ong tedesche e dai partner locali emerge come: la maggior parte non sia produttiva e alcuni siano addirittura falliti», sottolinea. E aggiunge:
«Nonostante le imprese non siano riuscite a raggiungere gli obiettivi che avevano previsto, gli impatti negativi per le popolazioni locali si sono ugualmente verificati».
Perdita di terre coltivabili, assenza di compensazioni, sfruttamento dei terreni e successivo abbandono sono tra le conseguenze esaminate dal rapporto.
I dati sul fallimento degli investimenti in terre sono ancora poco indagati, ma diventano un’arma nelle mani della Banca Mondiale: l’istituzione sostiene la necessità di approvare legislazioni favorevoli alle imprese. Dice ancora Andrea Stocchiero: «Secondo la Banca Mondiale i governi non consentono alle multinazionali e alle imprese locali di portare a termine gli investimenti e quindi lo sviluppo».
Dal caso Angola emerge inoltre il ruolo dei fondi pubblici. Otto progetti su 14, infatti, sono stati avviati da personalità appartenenti a organi dello stato o delle forze armate. Gli investimenti sono falliti nel momento in cui gli imprenditori hanno lasciato la loro posizione di potere. Andrea Stocchiero evidenzia come «dietro ai progetti si celino corruzione e fughe di capitali ai danni del paese stesso».
Cause e conseguenze del land grabbing: terrorismo, migrazioni e accesso alla terra
Nel rapporto si analizza poi la relazione tra terrorismo, migrazioni e conflitti per la terra nel Nord del Camerun, anche se in questo caso «non si tratta di land grabbing vero e proprio». I fenomeni migratori interni al paese e in Africa generano tensioni sulla terra.
«Costrette ad abbandonare le loro terre, si spostano in altre aree per rifarsi una vita, occupando altri terreni, a scapito delle popolazioni locali, in una guerra tra poveri», si legge nel report.
Il caso analizzato è quello legato alle azioni terroristiche di Boko Haram in Nigeria e alle loro conseguenze sull’accesso alla terra in Camerun. «L’occupazione di terra da parte di un gruppo terroristico ha causato lo sfollamento di decine di migliaia di persone che hanno passato il confine tra Nigeria e Camerun occupando per necessità territori già abitati», evidenzia ancora il curatore del rapporto.
Il capitolo analizza come si siano generate tensioni e piccoli conflitti tra comunità locali e rifugiati. «Anche i movimenti terroristici e i signori della guerra, legati a interessi economici, occupano terra, a danno delle comunità locali», dice Stocchiero.
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Lotte di popoli indigeni e movimenti popolari
Il rapporto è dedicato ai 472 leader indigeni e difensori dell’ambiente uccisi, tra il 2017 e il 2019, per essersi opposti allo sfruttamento e all’inquinamento di terre e acque. «Le uccisioni dei difensori dei diritti umani continuano ad avvenire», dice Stocchiero, che porta l’esempio del Brasile.
«L’invasione dell’Amazzonia viene sostenuta dal governo, nonostante la mobilitazione dei movimenti dei popoli indigeni». Le vittorie ottenute dalla società civile si sono rivelate difficili da realizzare. «Il problema è riuscire a perseguire le imprese multinazionali dove hanno origine e, a livello internazionale, i tribunali non consentono ancora di ottenere giustizia».
Tra le raccomandazioni evidenziate dalla Focsiv ci sono: il sostegno alle lotte e ai movimenti sociali; l’applicazione delle linee guida del Comitato per la sicurezza alimentare mondiale a tutela dei diritti sulla terra; la protezione della biodiversità e difesa dei popoli indigeni; l’introduzione di clausole vincolanti per il diritto alla terra nei trattati commerciali; l’accesso alla giustizia per le comunità locali.