Tratta di esseri umani: la situazione in Italia
Il Gruppo di esperti sulla lotta contro la tratta di esseri umani fa luce sulla diffusione di questo reato nel nostro Paese con statistiche, esempi e analisi. Ecco cosa emerge
Sottostima delle vittime, denunce non incoraggiate e risarcimenti non concessi in tempi brevi, riduzione delle indagini e delle azioni penali, legislazione carente, misure preventive da potenziare, assistenza legale da incrementare.
Sono firmate dal Gruppo di esperti sulla lotta contro la tratta di esseri umani (Greta), organismo indipendente del Consiglio d’Europa, le analisi e le osservazioni sul contrasto al reclutamento illegale di persone istradate verso la prostituzione, lavori coatti, altri fini illeciti.
Il Paese sotto esame è l’Italia, al centro dell’ultimo rapporto reso pubblico a fine febbraio 2024.
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Tratta di esseri umani: le statistiche parlano di numeri in crescita
L’Italia, conferma il dossier, rimane uno dei luoghi di destinazione finale per le vittime della tratta di esseri umani, nonché una tappa intermedia e di transito per altre mete europee.
Il numero di persone coinvolte stimato dalle autorità italiane è calato durante la pandemia Covid 19 e poi è ricominciato a salire: 3.555 donne e uomini potenzialmente trafficati nel 2018, 3.799 nel 2019, 2.166 nel 2020, 2.392 nel 2021 e 2.422 nel 2022.
Poche denunce per questo terribile reato
I dati relativi alle vittime di tratta sarebbero sottostimati. I casi segnalati dai referenti italiani, secondo gli esperti di Greta, non riflettono la reale portata del fenomeno della tratta di esseri umani nel nostro territorio, a causa delle continue limitazioni delle procedure esistenti per l’identificazione delle vittime e per un basso tasso di auto-segnalazione da parte delle persone coinvolte.
«Le misure restrittive in materia di immigrazione adottate dall’Italia – è la valutazione degli analisti indipendenti – favoriscono un clima di criminalizzazione dei migranti, con la conseguenza che molte vittime della tratta non denunciano gli abusi subiti, per paura di essere detenute ed espulse».
Lotta alla tratta: prese in carico e assistenza
Le nuove vittime assistite in Italia dai progetti anti-tratta sono state 954 nel 2018, 724 nel 2020, 718 nel 2021 e 808 nel 2022. Le autorità spiegano lo sfasamento di numeri, tra le persone trafficate potenzialmente bisognose di aiuto e le persone prese in carico, con la volontà dei singoli.
Il 47% dei soggetti identificati, riferisce il Greta, non era interessato o ha rifiutato di aderire a piani di assistenza. Il tutto a fronte di 15 -20.000 trafficati stimati dal Greta nel nostro Paese.
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Chi sono le vittime: aumentano donne incinte e persone transgender
La maggior parte delle possibili vittime di tratta è di genere femminile (circa l’80%), ma la percentuale di uomini e di persone transgender è aumentata nel corso degli anni considerati.
Sale anche il numero di donne incinte e di mamme con bambini piccoli, calano i minori (3,4% delle vittime nel 2021 rispetto al 12% del 2018).
La mappa dello sfruttamento: prostituzione, braccianti, accattonaggio
Lo sfruttamento sessuale rimane il fine predominante (84% nel 2018, in calo al 59% nel 2022) delle reti criminali, con la pandemia che ha spostato la prostituzione al chiuso e ha reso più difficile l’identificazione e l’aggancio delle sex worker per forza.
Segue lo sfruttamento lavorativo (10% nel 2018, in aumento al 38% nel 2022). I più a rischio sono i braccianti destinati all’agricoltura, gli operai richiesti dal comparto tessile, gli addetti ai servizi domestici, all’edilizia, al settore alberghiero e alla ristorazione, settori che si reggono sulla manodopera straniera, regolare e no.
L’accattonaggio forzato, la servitù domestica, il matrimonio imposto e l’impiego in spaccio e altre attività illegali coinvolgono tra l’1 e il 2% delle vittime.
Non risultano casi di trafficati per il prelievo di organi da trapianto o adozioni illegali.
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Tratta di esseri umani: dalla Nigeria il maggior numero di vittime
Le persone trafficate sono di 101 nazionalità diverse. Il principale Paese di origine è ancora la Nigeria (68,4%), che tiene a lunghissima distanza Costa d’Avorio (3,5%), Pakistan (3%), Bangladesh (2,9%) e Marocco (2,2%).
Le vittime individuate tra i cittadini italiani sono relativamente poche (8 nel 2019 e 3 nel 2021), sfruttate in Italia.
Reato di tratta: inchieste penali in diminuzione
Greta, precisando che nei dati forniti dalle autorità italiane si riscontrano lacune, rimarca la diminuzione delle inchieste penali avviate per perseguire il reato di tratta di esseri umani: 84 indagini censite per il 2019, 52 nel 2020, 44 nel 2021 e 42 nel 2022 (erano 70 nel 2015, 60 nel 2016 e 287 nel 2017), in maggior parte orientate contro organizzazioni transazionali e sfruttamento della prostituzione.
Repressione altalenante del caporalato
Le indagini centrate sull’articolo 603 bis del codice penale (l’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavorativo, il caporalato) sono state incrementate rispetto al recente passato, però il totale annuale si va assottigliando: 662 fascicoli aperti nel 2019, 548 nel 2020, 572 nel 2021 e 478 nel 2022 (rispetto a 65 nel 2015, 66 nel 2016 e 135 nel 2017).
Riduzione in schiavitù, persone in vendita e sfruttamento della prostituzione
In calo le azioni penali contro reati connessi. Le inchieste sulla riduzione in schiavitù sono state 93 nel 2019, 66 nel 2020, 74 nel 2021 e 49 nel 2022.
Sull’acquisto e vendita di schiavi se ne sono contate 8 nel 2019, 6 nel 2020, nessuna nel 2021 e 3 nel 2022.
Per lo sfruttamento della prostituzione ne sono state aperte 201 nel 2019, 639 nel 2020, 603 nel 2021 e 554 nel 2022.
I suggerimenti degli esperti
Che fare? Il Greta riconosce i passi avanti fin qui compiuti dall’Italia. E rilancia, dopo aver evidenziato criticità e carenze. Chiede alle autorità di assicurare che i reati di tratta di esseri umani siano sottoposti a indagine in modo immediato e proattivo e che le azioni penali conducano a sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive.
Inoltre, le vittime dovrebbero ottenere in tempi ragionevoli le decisioni sui risarcimenti previsti nell’ambito di procedimenti penali e di misure di tutela extraprocessuali.
Lotta alla tratta: servono più controlli
Andrebbero poi intensificati gli sforzi per combattere la tratta a fini dello sfruttamento di manodopera, per esempio facendo in modo che gli ispettori del lavoro ricevano risorse sufficienti, potenziando il monitoraggio dei settori a rischio e garantendo che le condizioni di vita e di impiego dei lavoratori migranti rispettino i requisiti previsti dalla legislazione.
Le leggi che non aiutano
Tra i recenti provvedimenti ricordati dal Greta, sempre nel rapporto sulla tratta, figurano misure che vanno in senso contrario alle indicazioni degli analisti indipendenti: il decreto del ministro dell’Interno del 14 settembre 2023 e il decreto legge, poi convertito, datato 5 ottobre 2023.
Il primo obbliga i richiedenti asilo in stand by a versare una cauzione di poco meno di 5.000 euro, se hanno presentato ricorso contro il rigetto della domanda di protezione internazionale, per evitare di essere trasferiti in centri di detenzione temporanea (i Cpr, centri di permanenza per i rimpatri) durante l’esame dell’istanza.
Il secondo ampia la possibilità di ospitare adolescenti non accompagnati insieme ad adulti e introduce procedure sommarie invasive per la valutazione dell’età dei migranti più giovani e filtrare eventuali maggiorenni, con ancora meno sostegni agli under 18.