Nicaragua: Ortega arresta i candidati alle elezioni, l’Onu accusa il regime

Ondata di arresti e perquisizioni contro oppositori del governo sandinista. In manette giornalisti, imprenditori e aspiranti candidati alla presidenza accusati di attentare alla sovranità dello stato. Human Rights Watch e Alto commissario per i diritti umani Onu criticano la nuova escalation. Cinquantanove paesi condannando la deriva autoritaria

da Rio de Janeiro, Brasile

Grazie al controllo autoritario di tutti i poteri dello stato guadagnato in anni di sistematica repressione caratterizzata da violenza, torture e omicidi mirati, il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, è stato in grado di adattare la Costituzione ai suoi desiderata e garantire base legale a una serie di misure che puntano a eliminare il dissenso, cancellare i diritti civili e lasciarlo al potere indisturbato.

L’asservimento del potere giudiziario e delle forze di sicurezza garantiscono al leader “sandinista” di agire impune. E ora, a pochi mesi dalle elezioni previste per novembre, il presidente vuole essere sicuro di non aver ostacoli al suo progetto totalitario per il paese che guida ininterrottamente dal 2007.

Il regime sandinista di Daniel Ortega arresta oppositori, giornalisti e aspiranti candidati alla presidenza

Nel corso delle ultime settimane la polizia del Nicaragua ha proceduto a una nuova serie di arresti e perquisizioni contro numerosi oppositori. In tutto, a cinque mesi delle elezioni, 17 persone sono state arrestate, tra cui leader politici, ex “guerriglieri” sandinisti, giornalisti, uomini d’affari e persino un banchiere, tutti accusati di «incitamento all’ingerenza straniera».

Negli ultimi giorni le forze di sicurezza nicaraguensi hanno arrestato cinque aspiranti candidati alle presidenziali del novembre prossimo. Nella notte di lunedì 21 giugno le manette sono scattate anche ai polsi del giornalista sportivo Miguel Mendoza e della ex deputata Maria Fernanda Flores. Arrestati nelle stesse ore in cui veniva perquisita l’abitazione del giornalista Carlos Fernando Chamorro, direttore del quotidiano El Confidencial.

La procura ha infatti ordinato e fatto eseguire l’arresto di Cristiana Chamorro, figlia dell’ex presidentessa Violeta Barrios de Chamorro, finita sotto inchiesta per un presunto coinvolgimento nel riciclaggio del denaro sporco.

Quindi è stata la volta di Arturo Cruz, accusato di «attentare contro la società e i diritti del popolo», ai sensi della legge 1.055, che punisce chi attenta a vario titolo alla sovranità del paese incentivando «ingerenza» delle potenze straniere.

Identica base legale è servita per eseguire gli arresti nei confronti di altri due possibili aspiranti alla contesa di novembre: Juan Sebastian Chamorro, nipote di Violeta, e Felix Madariaga.

Ultimo in ordine di tempo è Miguel Mora, giornalista che era stato arrestato una prima volta assieme alla moglie Veronica Chavez nel dicembre del 2018, al termine di una operazione delle forze di sicurezza nei locali del canale 100% Noticias, di cui è proprietario.

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Cristiana Chamorro – Foto: via Pixabay

Nicaragua, Ortega al potere dal 2007

Il presidente Ortega è al potere dal 2007 grazie prima a una decisione della Corte suprema di giustizia e, successivamente, a un emendamento costituzionale approvato dall’Assemblea nazionale che ha abolito i limiti di mandato nel 2014, permettendogli di ricandidarsi nel 2016 e di poterlo fare nuovamente nel 2021.

La sua amministrazione esercita il pieno controllo su tutti i poteri di governo, compresi quelli giudiziari ed elettorali. Ortega ha usato a lungo la repressione per rimanere al potere. La polizia nazionale e i gruppi armati filo-governativi hanno brutalmente represso i manifestanti nel 2018, arrestando e perseguendo arbitrariamente centinaia di persone e lasciando oltre 300 morti e 2.000 feriti.

Gravi violazioni dei diritti umani, comprese torture e omicidi, sono rimaste impunite. Il presidente Ortega ha usato il controllo della maggioranza parlamentare per approvare modifiche elettorali che impediscono ai candidati dell’opposizione di partecipare alle elezioni.

Inoltre, l’Assemblea nazionale ha nominato sette nuovi membri, simpatizzanti del suo partito, al Consiglio elettorale supremo. Il 18 maggio il Consiglio ha vietato al partito che era parte di una delle due principali coalizioni di opposizione di partecipare alle elezioni di novembre.

«Non c’è praticamente alcuna possibilità per i nicaraguensi di esercitare i loro diritti fondamentali alla libertà di espressione, riunione e associazione, né di votare e candidarsi a cariche pubbliche, essendo visti come oppositori del partito al governo», ha affermato il direttore per le Americhe di Human Rights Watch (Hrw), José Miguel Vivanco.

Human Rights Watch chiede impegno Onu e comunità internazionale

La crescente campagna di violenza e repressione del governo Ortega contro i membri dell’opposizione e della società civile in Nicaragua richiede un maggiore coinvolgimento delle Nazioni unite a tutela dei diritti umani e civili. È quanto affermato dall’ong impegnata nella difesa dei diritti umani in una nota.

«La gravità e l’escalation della brutale repressione del governo Ortega nei confronti dei critici e dei membri dell’opposizione nelle ultime settimane richiede una maggiore pressione internazionale», ha affermato Vivanco. Sottolineando che «sulla base delle misure già adottate dall’Onu, è essenziale che il Segretario generale faccia leva sulle azioni dell’Onu e presenti la situazione al Consiglio di sicurezza».

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Foto: Alisdare Hickson (via Flickr)

Nicaragua più pericoloso in vista delle elezioni presidenziali

In un rapporto di 37 pagine intitolato “Critici sotto attacco: molestie e detenzione di oppositori, difensori dei diritti e giornalisti in vista delle elezioni nicaraguensi”, l’organizzazione ha rilevato che «gli arresti di attori chiave e altre gravi violazioni dei diritti contro i critici sembrano essere parte di una strategia più ampia per eliminare la competizione politica, reprimere il dissenso e aprire la strada al quarto mandato consecutivo del presidente Daniel Ortega» in vista delle elezioni presidenziali previste per il 7 novembre 2021.

«Tra il 2 e il 20 giugno, le autorità nicaraguensi hanno arrestato e avviato indagini penali – apparentemente motivate da interessi politici – contro i cinque principali candidati presidenziali dell’opposizione e almeno nove importanti critici del governo», afferma ancora l’ong, riportando che organizzazioni a difesa dei diritti umani in Nicaragua riferiscono che 124 persone considerate critiche verso il governo sono rimaste arbitrariamente detenute fino a giugno 2021. Molte erano in prigione da più di un anno».

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L’Alto commissariato Onu per i diritti umani condanna Ortega

Di fronte alla nuova offensiva di Ortega, l’Alto commissario Onu per i diritti umani (Ohchr), Michelle Bachelet ha chiesto che il governo del Nicaragua di Daniel Ortega rilasci tutti i candidati alla presidenza arrestati nelle ultime ore e consenta loro di partecipare alle elezioni.

«Chiedo al governo un urgente cambio di rotta e il rilascio immediato dei detenuti e l’abrogazione della normativa che restringe lo spazio democratico nel paese», ha detto nel corso di una riunione del Consiglio per i diritti umani dell’Onu.

«Dal mio ultimo rapporto del 23 febbraio, il mio ufficio ha osservato un preoccupante deterioramento dei diritti umani, che rende impossibile ai cittadini di scegliere liberamente alle elezioni», ha affermato la diplomatica cileno. «Purtroppo quasi tutte le raccomandazioni formulate dal mio ufficio non sono state rispettate. La crisi è peggiorata in modo allarmante», ha sottolineato.

Bachelet ha espresso preoccupazione per le leggi approvate nel paese. «Il mio ufficio aveva già avvertito che queste leggi potevano essere utilizzate per perseguitare gli oppositori, come sta accadendo. Questa situazione impedirebbe loro di competere alle elezioni generali, limitando i loro diritti politici e quelli dei cittadini», ha evidenziato.

L’ex presidente del Cile ha affermato che il regime di Ortega «ignora le richieste della comunità internazionale» e che le sue azioni «limitano i diritti di libertà di espressione e di riunione pacifica». «Dalla seconda metà di aprile, il mio ufficio ha registrato un’escalation della persecuzione selettiva contro oppositori e difensori dei diritti umani e molestie contro i media indipendenti», ha continuato. Mentre ha affermato che «le azioni, nel loro insieme, generano un clima di paura».

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Michelle Bachelet, Alto commissario Onu per i diritti umani – Foto: UN Women/Luis Vera (via Flickr)

59 paesi denunciano la situazione in Nicaragua oggi

Prima dell’intervento della Bachelet, 59 Paesi hanno diffuso una dichiarazione congiunta di condanna esortando il governo guidato da Daniel Ortega a garantire libere elezioni e rilasciare immediatamente i candidati presidenziali arrestati negli ultimi giorni.

«Condividiamo le preoccupazioni sulla persistente impunità per le violazioni dei diritti umani dall’aprile 2018 e le continue segnalazioni di detenzioni arbitrarie. Il governo deve garantire la tutela dei diritti umani e rendere conto ai responsabili», si legge nel documento presentato a nome del “gruppo ristretto” sul Nicaragua dal rappresentante del Regno Unito al margine del quarantasettesimo periodo di sessioni del Consiglio per i diritti umani dell’Onu in corso a Ginevra.

Il documento esorta inoltre il governo di Ortega «a cessare le persecuzioni nei confronti di giornalisti e difensori dei diritti umani» e a impegnarsi con la comunità internazionale per garantire «elezioni libere ed eque attraverso un processo trasparente e credibile e una soluzione pacifica alla crisi socio-politica del paese».

Alla dichiarazione hanno aderito, tra gli altri, Italia, Stati Uniti, Francia, Germania e, tra i paesi dell’America Latina, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Paraguay e Perù.

Organizzazione Stati Americani e Casa Bianca chiedono “elezioni libere” in Nicaragua

La settimana scorsa l’Organizzazione degli stati americani (Osa) ha approvato una risoluzione di condanna – passata con 26 voti favorevoli su 34, tra i quali quelli di Stati Uniti, Canada, Colombia, Cile e Perù – con cui esprime «la grave preoccupazione» per la mancata adozione «delle riforme elettorali in linea con le norme internazionali» che garantiscano che le elezioni presidenziali previste per novembre di quest’anno «siano libere e giuste».

L’Osa condanna inoltre «l‘arresto, la persecuzione e le restrizioni arbitrarie imposte ai pre-candidati presidenziali, ai partiti politici e ai mezzi di comunicazione indipendenti» e chiede «l’immediata liberazione dei pre-candidati e di tutti i prigionieri politici». L’Osa tornerà a discutere questa settimana della situazione in Nicaragua, sempre in relazione alla serie di arresti compiuti ai danni di oppositori e aspiranti alla presidenza nelle elezioni di novembre.

La condanna all’operato del governo Ortega è arrivata anche dal dipartimento di Stato degli Stati Uniti intervenuto più volte nel corso delle ultime settimane giorni, censurando di volta in volta gli arresti eccellenti compiuti a Managua.

Cartina del Nicaragua (capitale Managua)

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