Nicaragua pericoloso per chi difende i diritti: in cella chi critica Ortega

La situazione precipita in Nicaragua, dove oggi si inizia a parlare di una "terza guerra civile". Chi critica la politica di Ortega rischia grosso e aumentano i prigionieri politici in carcere. Tra questi c'è Victoria Obando, attivista transgender arrestata per aver difeso i diritti Lgbt nel Paese

Il Nicaragua si avvicina alla terza guerra civile negli ultimi 50 anni e le carceri sono piene di prigionieri politici. Tra questi Victoria Obando, attivista transgender che dal suo arresto in agosto viene privata dei diritti civili.

Manifestazioni e arresti: situazione in Nicaragua oggi

Le proteste suscitate dalla riforma di alcuni articoli della legge sull’assistenza sociale, che riducono le pensioni e l’accesso all’università e alla sanità, già in aprile avevano portato ad una rivolta sociale che il governo di Daniel José Ortega Saavedra aveva represso duramente.

Oltre 350 morti tra aprile e novembre 2018, arresti di esponenti politici, universitari e della stampa, conducono ora il paese ad una nuova ondata di manifestazioni.

Victoria Obando, paladina dei diritti umani e Lgbt

Tra gli arrestati c’è Victoria Obando, studentessa transgender che da anni denuncia il clima dittatoriale e la mano violenta della polizia di stato e la violazione di diritti umani, anche contro il popolo Lgbt.

Il suo arresto, avvenuto il 25 agosto insieme ad altri studenti e motivato con l’accusa di terrorismo, ha acceso i riflettori sulla situazione dei diritti delle persone transgender.

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Attivisti arrestati in Nicaragua – Foto: MRS Movimiento Renovador Sandinista (via Flickr)

Victoria è una delle leader del movimento Lgbt a Managua, fondatrice dell’associazione per i Diritti all’identità di genere e orientamento sessuale Deigeorsex. A giugno 2018, invitata alla terza conferenza nazionale del mondo universitario in Argentina, ha ricevuto le prime minacce di morte per il suo lavoro di denuncia del governo Ortega.

Il suo intervento durante la conferenza testimonia il timore di essere arrestata una volta rientrata nel suo paese. Timore poi confermato da diverse visite da parte di funzionari del governo che minacciavano di incarcerare lei e tutta la sua famiglia e che l’hanno indotta a cambiare casa.

Nicaragua pericoloso: arresto e detenzione di Victoria

Il suo arresto, avvenuto per le proteste universitarie dopo l’incendio di una delle più grandi zone boschive del Centroamerica e imputato alle forze governative, l’ha condotta prima nel carcere El Chipote a Managua, conosciuto per le torture e le violenze sin dai tempi del presidente dittatore Somoza.

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Non essendo riconosciuti i diritti civili delle persone transgender, Victoria è stata registrata come Victor e rinchiusa nel reparto maschile. Dopo il trasferimento al carcere La Modelo di Tipitapa non le è stato possibile cambiare l’immatricolazione e a oggi vive in una cella con altri uomini.

Questa situazione le sta causando sofferenze psicologiche e relazionali che ha denunciato in una lettera spedita al coordinamento universitario di cui fa parte. Nella missiva descrive le violenze psicologiche perpetrate dalla polizia, i momenti in cui devono denudarsi  davanti ad altri detenuti e racconta dell’impossibilità di farsi spedire dei beni personali come vestiti intimi e creme.

Denuncia inoltre come altre ragazze transgender, arrestate dopo di lei per motivi politici, non vogliano dichiararsi donne per timore di violenze e ritorsioni. Dal 2016 infatti sono oltre 50 i transessuali arrestati per oltraggio alla pubblica decenza, tutti ancora incarcerati e senza processi in atto.

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Ad inizio 2019 la Commissione interamericana sui Diritti Umani ha chiesto al Consiglio Permanente dell’Organizzazione degli Stati Americani di verificare l’attuazione dei diritti umani in Nicaragua, comprendendo la tutela dei diritti dei detenuti. Il 4 dicembre era fissata l’udienza di apertura del processo contro Victoria ed altri manifestanti, ma l’udienza non c’è stata e, a oggi, Victoria Obando rimane incarcerata con l’accusa di terrorismo.

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