Michelle Bachelet: chi è il nuovo Commissario Onu che bacchetta l’Italia
Ecco chi è Michelle Bachelet, la donna che mette l'Italia sotto osservazione in materia di diritti umani. Vissuta nel Cile di Augusto Pinochet e di Salvador Allende, primo Presidente donna del suo Paese, da una manciata di giorni è Alto Commissario Onu per i diritti umani
Aprendo per la prima volta i lavori del Consiglio Onu per i diritti umani da Alto Commissario, il 10 settembre Michelle Bachelet ha annunciato che in Italia sarà inviata una missione delle Nazioni Unite a causa del «forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e Rom». Bachelet non si è limitata a fare riferimento ai casi di cronaca, ma ha identificato anche delle responsabilità politiche:
«Il Governo italiano ha negato l’ingresso di navi di soccorso delle Ong. Questo tipo di atteggiamento politico e di altri sviluppi recenti hanno conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili».
A questo proposito, come sottolineato da un recente report dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Viaggi disperati – Rifugiati e migranti in arrivo in Europa e alle sue frontiere), Bachelet ha ricordato che, anche se il numero di migranti che attraversano il Mediterraneo è diminuito, il tasso di mortalità è drasticamente aumentato.
Egitto, Venezuela, Nicaragua, uiguri, rohingya: il richiamo Onu sui diritti umani non riguarda solo l’Italia
Tra i Paesi richiamati dalla neo commissaria non c’è solo l’Italia: domenica 9 settembre, una settimana dopo l’inizio del suo mandato (1° settembre), Bachelet aveva messo in guardia l’Egitto, dopo l’annuncio delle condanne a morte per 75 membri della Fratellanza Musulmana. L’alto Commissario aveva detto che la loro esecuzione sarebbe «un errore irreversibile della giustizia».
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Sempre in occasione dell’apertura del Consiglio Onu per i diritti umani, Bachelet ha lanciato un appello alla Cina, perché permetta ad osservatori internazionali di visitare le carceri in cui sono detenuti gli uiguri della provincia dello Xinjiang. Secondo le Nazioni Uniti sarebbero oltre un milione gli uiguri in prigione senza apparente motivo, e costretti a una «rieducazione politica forzata».
Sempre nel suo primo discorso ufficiale, la neo commissaria ha inoltre chiesto la creazione di un organo internazionale incaricato di raccogliere prove sui crimini commessi dal regime di Myanmar nei confronti della minoranza Rohingya, «in modo da accelerare l’organizzazione di un processo». Bachelet ha esortato il Consiglio dei diritti umani «ad adottare una risoluzione e a presentarla all’Assemblea generale, in modo che l’approvi, al fine di creare un tale meccanismo».
Altri situazioni su cui la Bachelet ha voluto accendere i riflettori sono: le separazioni dei bambini dalle famiglie dei migranti attuate da Trump al confine col Messico;le emergenze in Venezuela e Nicaragua.
Chi è Michelle Bachelet: breve biografia da Augusto Pinochet e Salvador Allende fino all’elezione a primo presidente donna del Cile
Nel 2006 Michelle Bachelet fu la prima donna presidente del Cile, dopo che tra il 2000 e il 2002 era già stata il primo ministro donna della Difesa del Cile e dell’America Latina. Fu anche ministro cileno della Sanità (2002-2004). Nel 2014 venne nuovamente eletta per il secondo mandato presidenziale.
La sua prima elezione fu un evento storico, soprattutto considerando il suo passato: nel 1975, durante il regime di Augusto Pinochet, fu sequestrata e internata insieme alla madre a Villa Grimaldi, luogo tristemente noto per la violenza delle torture a cui vengono sottoposti i prigionieri. Venne rilasciata dopo 21 giorni e costretta a lasciare il paese. Il padre, Alberto Bachelet, un generale tra i più stretti collaboratori del presidente Salvador Allende, fu torturato e ucciso per non aver aderito al golpe.
Rifugiata in Australia e poi in Germania, Bachelet concluse gli studi di Medicina. Rientrata in Cile nel 1979, riuscì a riprendere la vita politica e anche gli studi: ha frequentato l’Accademia Nazionale di Studi Politici e Strategici del Cile e ha studiato strategia miliare all’Inter-American Defense College negli Stati Uniti.
A partire dagli anni ’90 ha rivestito importanti cariche presso l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Nel 2011 è stata prima direttrice di Un-Women, agenzia delle Nazioni Unite per la parità di genere.
Bachelet: presidente attenta agli ultimi e alle donne
Bachelet è stata molto apprezzata per il suo primo mandato presidenziale, che ha terminato con un gradimento popolare molto alto (il 60%). Non è andata altrettanto bene, invece, durante il secondo mandato, che si era aperto con alte aspettative soprattutto per la riforma pensionistica e quella del sistema scolastico. Aspettative, purtroppo, deluse.
Entrambi i mandati si sono contraddistinti per la sua attenzione alla promozione dei diritti di tutti, in particolare quelli dei più vulnerabili. Tra le sue conquiste: la creazione dell’Istituto nazionale per i diritti umani e il Museo della memoria e dei diritti umani; l’istituzione del ministero per le Donne e l’Uguaglianza di genere; l’introduzione delle quote rosa in politica; l’approvazione delle unioni civili anche per le coppie dello stesso sesso.
Alto commissariato Onu: la quarta volta di una donna
L’Alto commissario per i diritti umani presiede l’agenzia delle Nazioni Unite che ha il compito di promuovere e proteggere i diritti umani previsti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948. Si tratta di una carica introdotta nel 1993, della durata di 4 anni, considerata tra le più importanti dell’Onu.
Tra i compiti della Bachelet c’è quello di coordinare le attività dei diritti umani in tutto il sistema delle Nazioni Unite, e quello di supervisionare il Consiglio dei diritti umani a Ginevra in Svizzera.
Molti quotidiani hanno salutato la nomina della Bachelet, ufficializzata in agosto, come quella di prima donna a rivestire questo ruolo. In realtà ci sono già state altre tre alte commissarie: l’irlandese Mary Robinson (1997-2002), la canadese Louise Arbour (2004-2008), la sudafricana Navanethem Pillay (2008-2014).
Bachelet è stata fortemente voluta dall’attuale segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, anche in considerazione del fatto che all’Onu aveva già guidato UN-Women dal 2010 al 2014.
L’agenda di Michelle Bachelet all’Onu
«Non potevo pensare ad una scelta migliore: Bachelet è una pioniera, una visionaria, una donna di principi e una grande leader per i diritti umani in questi tempi difficili».
Con queste parole il segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres ha salutato l’inizio del mandato Bachelet come Alto Commissario per i diritti umani.
Il suo predecessore, il giordano Zeid Ra’ad Al Hussein, aveva da tempo annunciato che non avrebbe cercato un secondo mandato. Durante i suoi quattro anni di carica ha più volte attaccato direttamente Stati Uniti ed Israele. Gli Usa hanno motivato la sua decisione di uscire dal Consiglio dei diritti umani Onu (nel giugno scorso), accusando Al Hussein di aperta opposizione a Israele, a causa delle sue forti posizioni per le violazioni dei diritti dei palestinesi, senza contare gli attacchi all’amministrazione Trump per il trattamento riservato ai migranti latinoamericani al confine con gli Usa.
Al Hussein ha dichiarato che restare in carica per un altro mandato avrebbe significato venire a compromessi che avrebbero «diminuito l’indipendenza e l’integrità della mia voce», e che preferiva lasciare piuttosto che inginocchiarsi.
Non per niente, proprio gli Stati Uniti e Israele hanno salutato con soddisfazione la fine del suo mandato e sperano ora in posizioni più concilianti da parte della Bachelet. L’uscita degli Usa dal Consiglio è sicuramente un fascicolo importante sulla scrivania del neo Alto Commissario, ma non è di certo l’unico: le violenze contro la minoranza Rohingya in Myanmar, come detto, e le violazioni dei diritti umani in Siria, saranno altri temi caldi per il suo mandato.
Come ha già avuto modo di dimostrare, Bachelet ha a cuore anche la situazione dei migranti e, come dimostra il suo curriculum, quella delle donne.
Speriamo guardi anche i suoi rappresentanti in giro per il mondo cosa fanno e pure i caschi blu , cominci a far arrestare chi non fa il proprio lavoro e perché non difendono le persone deboli nei paesi dove esiste ancora la guerra . Come guerra Liberia, Sierra Leone e tanti altri paesi africani dove ancora esiste la Mutilazione Femminile. SERVE L’ONU ? NON SAPREI COME CHIAMARLO
Ha mandato ispettori in Arabia Saudita, dove le colf sono schiave negre, in Cina, in Sud Africa dove i neri locali massacrano i neri immigrati ? No ? Allora può andare a quel paese lei e tutta la pletora di impiegati strapagati per fare e dire solo vigliaccate.