Diritti dei contadini: Onu con i lavoratori della terra, ma l’Ue latita

Il consiglio Onu dei Diritti umani di Ginevra ha adottato la Dichiarazione per i diritti dei contadini e dei lavoratori in contesto rurale. Una prima vittoria per le organizzazioni degli agricoltori, anche se manca l'appoggio europeo. La prossima tappa è l’Assemblea generale delle Nazioni Unite

A un passo dalla vittoria. I movimenti contadini, le associazioni di pescatori e allevatori, i lavoratori rurali e le organizzazioni che riuniscono i popoli indigeni, dopo 17 anni di negoziati potrebbero ottenere il riconoscimento completo dei loro diritti. Con 33 voti a favore, 3 contrari e 11 astenuti, venerdì 28 settembre il consiglio Onu per i Diritti umani di Ginevra ha adottato la Dichiarazione per i diritti dei contadini e dei lavoratori in contesto rurale.

Tra i membri del consiglio, a sostegno dei nuovi diritti si sono espressi: la totalità dei paesi africani, la maggioranza di quelli asiatici e dell’America Latina. A votare contro sono stati, invece: Australia, Ungheria e Regno Unito. La maggior parte dei membri europei del consiglio ha deciso di astenersi, ad esclusione di Svizzera e Ucraina.

Nei prossimi mesi la dichiarazione dovrà affrontare l’ultima tappa, quella definitiva dopo il via libera del consiglio dei Diritti umani: la presentazione del testo davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.

Una Dichiarazione dei diritti dell’uomo per i contadini

Il testo approvato dal consiglio dei Diritti umani si propone di garantire il miglioramento delle condizioni di vita di donne e uomini che vivono nei contesti rurali. Vuole rafforzare la sovranità alimentare e tutelare la biodiversità.

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Il movimento europeo de La Via Campesina in manifestazione a Roma. Foto: @Marta Gatti

Secondo il movimento contadino internazionale La Via Campesina, che ha partecipato attivamente ai negoziati delle Nazioni Unite di questi anni,  la dichiarazione diventerà uno strumento giuridico nelle mani dei contadini. Potrà agire da pungolo nei confronti dei governi per l’adozione di riforme fondiarie in grado di tutelare la terra da forme di accaparramento. Permetterà di rivendicare il diritto dei contadini a poter conservare, usare, scambiare e vendere i loro semi e potrà assicurare un giusto compenso a coloro che sono impiegati nella produzione alimentare.

L’Onu a tutela di chi lavora in ambito rurale

La dichiarazione si propone di tutelare, oltre ai contadini, anche tutti coloro che vivono e lavorano in ambito rurale. La definizione comprende: pescatori, pastori, popolazioni indigene, senza terra e i lavoratori agricoli salariati.

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I nuovi diritti codificati, secondo i proponenti, riguardano milioni di persone nel mondo che si occupano di produrre cibo nelle aree rurali. Il testo si propone di integrare nel diritto le violazioni che non sono codificate nelle dichiarazioni già esistenti contro le discriminazioni di genere, relative alle popolazioni indigene o ai migranti.

Dichiarazione universale dei diritti dei contadini: l’origine

Il percorso giuridico che ha portato alla stesura della dichiarazione e al suo voto all’interno del consiglio dei Diritti umani è stato innescato dai contadini indonesiani. Già nel 2001 l’organizzazione contadina indonesiana Serikat Petani Indonesia aveva sottolineato la necessità di un testo che definisse i diritti dei contadini e degli abitanti delle aree rurali: alla terra, alla biodiversità e ai semi.

Tra i maggiori sostenitori della dichiarazione si è distinto, sin dal principio, il movimento contadino internazionale La Via Campesina, che individua nel testo uno strumento potente nelle mani dei contadini e degli abitanti delle aree rurali. Nel processo di riconoscimento dei diritti si sono impegnati anche realtà come Cetim (Centre Europe-Tier Monde) e Fian International (a questo proposti, leggi Lotta per i diritti dei contadini)

«Si tratta di un mezzo per ottenere giustizia e politiche nazionali a sostegno dell’agricoltura, dell’accesso ai semi e alla terra», sottolinea l’organizzazione contadina in una dichiarazione rilasciata dopo il voto.

Diritti inalienabili violati nelle aree rurali

Diritto alla terra, all’acqua, alle sementi, alla biodiversità. Sono diritti violati in molte aree del mondo. Uomini e donne che abitano nelle campagne hanno maggiori difficoltà di accesso alla giustizia, subiscono espropri  e spostamenti forzati e vengono spesso lasciati ai margini dalle politiche.

Nel rapporto del 2017 I contadini e le contadine lottano per la giustizia, il movimento La Via Campesina ha raccolto numerosi casi di violazioni dei diritti dall’Asia all’Africa, dal Medio Oriente all’Europa fino alle Americhe. I documenti raccolti parlano di sfratti violenti operati da compagnie private, di repressione delle proteste contadine da parte delle forze militari, di lotte per l’accesso alla terra per gli agricoltori che non possiedono titoli e di scioperi dei braccianti.

A questi si aggiungono temi caldi come l’accesso alle sementi e alla biodiversità. In diversi paesi i governi spingono verso l’adozione di varietà di sementi commerciali a discapito di quelle contadine, selezionate e scambiate a livello locale.

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Una donna contadina al lavoro in una piantagione di té

Anche in Europa i diritti vengono violati. Il report del 2017 raccoglie casi di criminalizzazione dei sindacalisti che si battono per i diritti dei braccianti. Denuncia l’esposizione dei contadini a prodotti chimici, senza protezione e informazione adeguata, e la violazione delle leggi sul lavoro.

La posizione dell’Unione europea sulla dichiarazione

L’Unione europea si è sempre opposta alla dichiarazione. Il motivo apparente: questioni procedurali. L’unico controcorrente è stato il Portogallo, che ha sostenuto il testo e permesso che arrivasse al voto finale in Consiglio. «L’Unione Europea dice di volersi opporre a nuovi diritti perché molti di quelli esistenti rimangono inapplicati, ma si tratta di un pretesto», sottolinea Genevieve Savigny, contadina ed esponente francese de La Via Campesina Europa (Ecvc), una delle organizzazioni promotrici della dichiarazione. Genevieve non nasconde la sua posizione critica:

«Esistono interessi commerciali che entrano chiaramente in conflitto con i diritti umani».

«Quando abbiamo capito la posizione europea, abbiamo immediatamente attivato delle campagne nei nostri paesi», spiega ancora l’esponente francese di Ecvc a Osservatorio Diritti. Così sono nate in questi anni raccolte di firme, petizioni e mobilitazioni a livello europeo e nazionale.

«Anche i contadini europei vivono violazioni dei loro diritti: difficoltà di accesso alla terra e al credito».

Le campagne di sensibilizzazione, spiega, hanno prodotto il risultato di spostare i voti contrari di molti paesi europei verso l’astensione.

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Genevieve Savigny, contadina e attivista de La via Campesina in manifestazione a Roma. Foto Credit: @Marta Gatti

I paesi membri dell’Unione europea, infatti, hanno deciso di non schierarsi, astenendosi durante il voto finale. Una posizione ambigua rispetto alla risoluzione adottata a luglio dal Parlamento europeo, che invitava invece gli stati ad appoggiare la dichiarazione e a votare in suo favore durante il processo decisionale in seno alle Nazioni Unite.

Olivier De Schutter a sostegno dei diritti dei contadini

Olivier De Schutter, già relatore speciale alle Nazioni Unite per il diritto al cibo, si è espresso pubblicamente a favore della Dichiarazione per i diritti dei contadini. Lo ha fatto in diverse occasioni, l’ultima attraverso le pagine del quotidiano belga La Libre Belgique.

A seguire il suo esempio sono state una ventina di personalità delle università europee. Gli esponenti della ricerca si sono rivolti ai loro paesi chiedendo una presa di posizione a favore dei piccoli agricoltori con uno stesso slogan: “Vogliamo i contadini”.

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