Siria, via alla commissione d’inchiesta su 100 mila sparizioni forzate
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una bozza di risoluzione per l’istituzione di un organismo internazionale che indagherà sulle sparizioni forzate in Siria di oltre 100 mila persone dall’inizio dei disordini nel 2011 a oggi
Una bozza per l’istituzione di una commissione internazionale per far luce sul destino di oltre 100 mila persone scomparse forzatamente in Siria dal 2011 a oggi è stata approvata il 30 giugno nel corso della 77esima riunione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Si tratta di bambini, donne e uomini finiti arbitrariamente in arresto e condotti nelle carceri governative, ma anche di civili fermati dalle diverse parti combattenti e dai terroristi dell’Isis.
Da anni i familiari di queste persone, riuniti in diverse associazioni che operano nei luoghi della diaspora, chiedono che si faccia luce sul destino dei propri congiunti, ma fino ad ora i loro appelli erano rimasti inascoltati.
Guerra in Siria, popolazione lasciata sola per troppo tempo
«Questa è una risoluzione storica e un passo tanto atteso dalla comunità internazionale, che finalmente viene in aiuto delle famiglie di tutti coloro che sono stati fatti sparire con la forza, rapiti, torturati e tenuti in condizione di detenzione arbitraria e in isolamento negli ultimi dodici anni», ha affermato il presidente della Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria Paulo Sérgio Pinheiro.
«I siriani sono stati lasciati soli nella ricerca dei loro cari per troppo tempo e questa istituzione è un imperativo umanitario e integra gli sforzi verso la responsabilità».
Siriani scomparsi, una commissione indispensabile
Nel giugno 2022 la Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria ha pubblicato un documento che chiedeva la creazione di un’istituzione con un mandato internazionale, facendo seguito alla sua proposta già presentata nella relazione del 2021 con l’obiettivo di fare luce sulle sparizioni forzate nell’ultimo decennio in Siria.
Dall’inizio delle violenze nel 2011, la Commissione ha raccolto un notevole patrimonio di informazioni, che sarà messo a disposizione della nuova istituzione. «Ciò che si aspettano le famiglie delle persone scomparse in Siria è che vengano mobilitate le migliori pratiche, metodologie, tecnologie e risorse adeguate da questa nuova istituzione», ha dichiarato Hanny Megally, membro della Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria.
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Il voto delle Nazioni Unite, contrari Cina e Russia
Nel corso della sessione 83 Paesi, tra cui l’Italia e gli Stati Uniti, hanno votato favorevolmente, 62 si sono astenuti 11, tra cui Cina e Russia, si sono espressi in modo contrario.
I risultati del voto sono stati accolti con grande soddisfazione dalle associazioni dei familiari dei cosiddetti desaparecidos siriani nate nei Paesi in cui si sono ritrovati i profughi in fuga dalla guerra, come Germania, Inghilterra, Stati Uniti.
Grazie al sostegno di associazioni internazionali per i diritti umani, sono riuscite a mobilitarsi nel tempo e a dare vita, dal basso, a una mobilitazione strutturata.
L’appello per indagare sulle sparizioni forzate in Siria
Il 23 giugno, proprio in vista della riunione dei Paesi membri dell’Assemblea delle Nazioni Unite, circa un centinaio tra associazioni siriane e internazionali avevano lanciato un appello chiedendo la creazione di un’istituzione indipendente per fare luce sul destino dei loro cari spariti forzatamente, definendo l’iniziativa «una pietra miliare nella risposta internazionale al conflitto in Siria».
Tra le associazioni siriane firmatarie figurano Families for Freedom, nata a Londra, e Caesar Families Association, nata a Berlino, mentre le associazioni internazionali in difesa dei diritti umani compiaiono, tra le altre, Amnesty international e Human Rights Watch.
L’amara soddisfazione per la nuova organizzazione
«Proprio adesso! Enorme vittoria per le vittime, i sopravvissuti e le loro famiglie della Siria», ha commentato a caldo Mansur al Omari, consulente di Reporter senza frontiere sulla Siria ed ex vittima di tortura.
Soddisfazione è stata espressa anche da Kristyan Benedict, manager delle campagne di Amnesty Intenational per la Siria e Israele/Palestina, che ha definito l’iniziativa storica, esprimendo «il massimo rispetto per gli attivisti siriani per i diritti umani che hanno guidato questi lavori».
Sull’importanza dell’iniziativa va segnalato il commento della giornalista e attivista Wafa Mustafa, che ricorda, proprio in questi giorni, il decimo anniversario della scomparsa forzata nelle carceri governative siriane del padre Ali:
«Sono grata di sentire della creazione dell’Istituzione indipendente per le persone scomparse in Siria da parte delle Nazioni Unite, ma è scoraggiante che ci siano voluti dodici anni per arrivarci».
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Paolo Dall’Oglio: tra gli scomparsi in Siria anche un italiano
Tra le oltre 100 mila persone scomparse forzatamente in Siria c’è anche padre Paolo Dall’Oglio, gesuita romano che in Siria ha fondato la comunità monastica di Al Khalil a Deir Mar Mousa. Chiamato dai siriani, sia cristiani, sia musulmani, abuna, nostro padre, proprio per la stima e l’affetto che la sua figura ha sempre ricoperto, il religioso era stato espulso dal governo di Bashar al Assad nel 2012 per le sue posizioni contrarie all’oppressione dei manifestanti, ma era rientrato in Siria nel luglio del 2013 passando per la Turchia e dirigendosi a Raqqa, città in quel momento diventata roccaforte dei terroristi dell’Isis.
Sul suo destino si sono fatte molte ipotesi, ma non si è mai arrivati ad alcuna risposta certa. A dieci anni dalla sua scomparsa la creazione di questa nuova istituzione internazionale con mandato dell’Onu rappresenta un passo importante anche per chi, in Siria e in Italia, attende la verità.