Demenza senile: malati imbottiti di psicofarmaci in case di cura australiane
«Un insulto a tutta l’umanità»: Human Rights Watch riassume così l’abuso di farmaci per "contenere" le persone anziane con demenza in Australia. Ecco cosa ha scoperto l'organizzazione che si occupa di diritti umani nel mondo intervistando familiari e medici
Le case di cura australiane ci vanno giù pesante con gli psicofarmaci quando si tratta di pazienti con demenza senile. Anche quando non ce ne sarebbe alcun bisogno. Sostanze che non solo non migliorano la situazione, ma, al contrario, possono avere effetti devastanti su chi li assume.
A denunciarlo è Human Rights Watch, che in un nuovo, corposo, report – dal titolo Fading Away: How Aged Care Facilities in Australia Chemically Restrain Older People with Dementia (In dissolvenza: come le strutture di assistenza per anziani in Australia contengono chimicamente le persone anziane affette da demenza) – fa luce sull’uso di alcuni farmaci utilizzati per curare la demenza senile. Il documento, 101 pagine in tutto, è stato elaborato partendo dalle dichiarazioni dei familiari dei malati e di alcuni medici.
Demenza senile: significato e definizione della malattia
Le demenze sono malattie che colpiscono perlopiù in età senile e, tra queste, una delle più note è l’Alzheimer. Causano un declino cognitivo progressivo che modifica in maniera irreversibile la vita di chi si ammala, ma anche delle persone che lo circondano.
Malattie progressive, che colpiscono il cervello e limitano sempre più le attività della vita quotidiana, finché il malato arriva a non essere più in grado di badare a se stesso. Si tratta dunque di situazioni delicate, che richiederebbero di essere affrontate con grande attenzione.
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Sintomi da demenza, ma le cause erano nascoste nei farmaci
«Mio padre non riusciva più a camminare, si trascinava, era molto depresso e continuava a piangere. Non riusciva nemmeno a deglutire, mi diceva ‘La mia testa mi tormenta’, ma non riusciva ad avere una vera conversazione. Tutti questi sintomi erano gli effetti collaterali degli antipsicotici che gli venivano somministrati».
Il racconto è di Susan Ryan, testimone delle condizioni disperate del padre, Ray Elkins, 78 anni, affetto da demenza, quando nella casa di cura dove era ricoverato gli veniva somministrata olanzapina, un medicinale utilizzato per il trattamento della schizofrenia e del disturbo bipolare. Accadeva nel 2013 e oggi, dopo sei anni, Ray sta molto meglio e ha recuperato molte delle capacità che sembrava, inizialmente, avere perso a causa della sua malattia, ma che in realtà erano indotte dagli psicofarmaci. «Non prendo più farmaci e per la mia età mi sento in salute», racconta lo stesso Ray.
Farmaci per la demenza senza consenso informato
C’è anche la storia di Monica, che soffre di demenza e vive con il marito in una casa di cura vicino a Melbourne. Edgard, il figlio di Monica, è venuto a sapere che la madre era obbligata ad assumere un cocktail di medicinali, ma solo dopo avere chiesto di vedere i documenti medici. Non aveva firmato alcun consenso informato e questo ha a che fare anche con la grande complessità delle leggi in materia in Australia. Anche se i dipartimenti sanitari della maggior parte degli Stati e dei territori pubblicano linee guida su alcune forme di consenso per l’assistenza sanitaria, non vi è chiarezza sui requisiti per ottenerlo per le cure mediche nelle strutture di assistenza agli anziani.
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Per Edgard fu tutt’altro che semplice convincere lo staff medico a sospendere quel tipo di cura. «Le medicine le stavano portando via la vita», racconta. «Mi dicevano che a mia mamma servivano dei sedativi, ma all’inizio non mi sono reso conto di quello che volesse dire davvero. Non stava più in piedi, mentre ora sta seduta, mangia, saluta le persone e canta con mio figlio Oskar, suo nipote, quando lui va a trovarla».
E di racconti ce ne sono molti altri. Come quello di una giovane donna che ha visto la nonna perdere sei taglie in 18 mesi mentre si trovava ricoverata in una casa di cura della Gold Coast, nel Queensland. O quello di David Viney, 88 anni, come racconta il figlio Mark: «Quando gli sospesero le cure, mio padre tornò se stesso nel giro di tre giorni, ricominciò ad avere più memoria e raccontare barzellette».
La denuncia dei medici: l’effetto devastante degli antipsicotici
Oltre a 37 testimonianze di familiari, il report di Human Rights Watch ha raccolto quelle di 36 medici.
«Gli antipsicotici hanno un effetto devastante sulla qualità della vita e sulle condizioni fisiche delle persone anziane», ha dichiarato Harry McConnell, geriatra e neuropsichiatra specializzato nella cura delle persone affette da demenza. «Purtroppo non viene quasi mai emessa una diagnosi che lo dimostra, perciò questi farmaci vengono utilizzati per contenere i pazienti. Ne consegue che le persone sviluppano gravi problemi legati al metabolismo, diabete, malattie cardiache e anche ictus».
La denuncia di Human Rights Watch va dritta al governo australiano, al quale viene chiesto di proibire la somministrazione di psicofarmaci alle persone affette da demenza e di introdurre requisiti di base per le case di cura in termini di personale, che dovrebbe essere adeguato per numero e preparazione professionale alla cura dei malati senza ricorrere alla loro restrizione per vie chimiche.
«Si tratta di fare diagnosi adeguate e di offrire le cure giuste, non di somministrare farmaci che sedano i pazienti per contenere i loro comportamenti», afferma McConnel.
«Quando gli anziani vengono annientati con i farmaci invece di ricevere un supporto adeguato che metta al centro la persona, è la loro salute a essere a rischio», conferma Bethany Brown, ricercatrice che si occupa dei diritti umani delle persone anziane per Human Rights Watch.
«Questo atteggiamento è un vero insulto per tutta l’umanità. Le persone anziane affette da demenza hanno bisogno di essere capite e aiutate, non di una pasticca», conclude.
La condanna delle Nazioni Unite
Il governo australiano ha introdotto una nuova regolamentazione, la Quality of Care Amendment (Minimising the Use of Restraints) Principles 2019, che è entrata in vigore nel luglio 2019. Ma anche questo documento non proibisce l’uso di psicofarmaci e nemmeno prevede provvedimenti per le case di cura che le utilizzano, mentre è stata istituita una commissione parlamentare che sta indagando sul regolamento stesso.
Bisogna tenere presente che la legge internazionale sui diritti umani proibisce trattamenti che portano alla degradazione delle persone. Nel 2013, la commissione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità ha criticato l’Australia per permettere pratiche mediche in grado di portare le persone con disabilità, compresi i pazienti con demenza senile, a una mutazione del comportamento e pratiche di “contenzione” e reclusione fisiche, meccaniche e tramite farmaci.