Israele, banche francesi sotto accusa

Un gruppo di Ong e sindacati denuncia il sostegno alla colonizzazione nei Territori Palestinesi

Diverse banche e compagnie di assicurazione francesi starebbero sostenendo la colonizzazione israeliana con i loro affari. Lo sostiene un rapporto pubblicato nei giorni scorsi da un gruppo di Ong e sindacati, tra cui la Federazione internazionale per i diritti umani (Fidh), l’Association France Palestine Solidarité, Ccfd – Terre Solidaire, Fair Finance France, Ldh, Solidaires, Cgt e Al-Haq.

Le organizzazioni fanno notare che solo da gennaio 2017 sono già state approvate richieste per la costruzione di 6 mila nuove case. E questo è avvenuto dopo la risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che chiedeva a Israele «di interrompere immediatamente e completamente qualunque attività di insediamento nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est».

Questa situazione, sottolinea il rapporto, non potrebbe esistere senza il contributo delle banche israeliane che finanziano la costruzione e delle compagnie locali che forniscono servizi e infrastrutture. Dunque «il sistema bancario israeliano costituisce uno strumento essenziale nella politica di insediamento». Tanto che una missione indipendente delle Nazioni Unite del 2013 aveva già condannato il ruolo degli istituti di credito nell’industria delle colonizzazioni e la conseguente violazione di diritti umani.

Ebbene, secondo il recente rapporto esistono collegamenti finanziari tra le entità israeliane e questi istituti francesi: Bnp Paribas, Société Générale, Crédit Agricole (e Crédit Lyonnais), Bpce (e Natixis) e Axa. «Ognuno di queste compagnie ha diverse partecipazioni, dirette o indirette, in banche o affari che operano negli insediamenti israeliani».

Ma la denuncia non si ferma qui. «Oltre a queste partecipazioni, le compagnie citate finanziano progetti di business coinvolti direttamente nell’impresa degli insediamenti». Un esempio di queste attività citato nel rapporto è un prestito per 228 milioni di euro concesso da un consorzio di banche – tra le quali Bnp Paribas, Société Générale, Crédit Lyonnais e Natixis Banques Populaires – alla Israel Electric Corporation (Iec), un’azienda che fornisce elettricità direttamente agli insediamenti.

Una sorta di pistola fumante della contraddizione in cui vivono questi istituti bancari, secondo il rapporto. «Tutte le banche e le compagnie di assicurazione francesi hanno sottoscritto linee guida e fatto promesse in relazione ai diritti umani. Ma questo non è provato dai fatti».

Esempi di stampo opposto, comunque, esistono. La ricerca, infatti, sottolinea che «un certo numero di istituzioni finanziarie straniere pubbliche e private hanno pubblicamente disinvestito da banche israeliane e da affari attivi negli insediamenti». Tra queste, per esempio, il fondo pensione governativo norvegese, il fondo pensione olandese Pggm, il fondo pensione del Lussemburgo Fdc, le banche Danske Bank (olandese) e Deutsche Bank (tedesca) e il fondo pensione della chiesa Metodista degli Stati Uniti. Eppure, «nonostante varie richieste fatta alle banche a assicurazioni francesi coinvolte da parte delle organizzazioni che stavano conducendo questa indagine affinché si impegnassero pubblicamente a disinvestire, non lo hanno fatto».

Il report, infine, sottolinea anche la responsabilità del governo francese. «La Francia supporta la politica europea della “differenziazione territoriale” tra Israele e gli insediamenti», rileva il documento, e «questa policy mette in guardia le imprese dai rischi legali, economici e reputazionali nel mantenere collegamenti finanziari diretti o indiretti con gli insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati».  Oltre a questo, «il Parlamento francese ha adottato una legge sulla due diligence per le società capogruppo e appaltanti, che si applica alle banche e alle assicurazioni». Queste ultime saranno obbligate a pubblicare una strategia per vigilare e identificare i potenziali rischi che le loro attività potrebbero costituire per i diritti umani e l’ambiente.

Tutto bene, dunque? Non proprio. «Permettendo alle istituzioni finanziarie francesi di finanziare affari coinvolti nel mantenimento e nello sviluppo degli insediamenti francesi – scrivono ancora le organizzazioni – lo Stato francese sta sostenendo indirettamente l’attività degli insediamenti». Secondo il report, dunque, il governo dovrebbe fare pressioni affinché banche e assicurazioni escano definitivamente da questi affari.

E c’è di più. «Il coinvolgimento diretto di Alstom nei maggiori progetti di infrastrutture negli insediamenti israeliani è più che problematico». «Anche in questo caso – conclude il rapporto – lo stato francese, in quanto azionista, deve intervenire per far sì che questa situazione finisca».

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