Colombia: l’Onu chiede di sospendere l’attività nella maxi miniera di carbone
La devastazione causata dalla miniera del Cerrejon, in Colombia, potrebbe aggravare le conseguenze dell'emergenza sanitaria globale per i locali. Per questo l'Onu chiede di interrompere immediatamente l'estrazione
da Bogotà, Colombia
Il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani e l’ambiente ha formalmente chiesto alla Colombia d’interrompere, almeno temporaneamente, le attività estrattive del Cerrejon, una delle miniere di carbone a cielo aperto più grandi al mondo.
Fin dal dicembre del 2019, la Corte costituzionale colombiana aveva imposto all’azienda di prendere misure effettive per il risanamento dell’aria e delle risorse idriche della regione, fortemente pregiudicate da 35 anni di estrattivismo.
L’estrazione del carbone causa malattie respiratorie e impedisce un degno accesso all’acqua potabile per la popolazione indigena locale Wayuu, la situazione è peggiorata durante il lockdown per il Coronavirus.
Effetti della miniera di carbone in Colombia: l’intervento dell’Onu
David Boyd, relatore speciale Onu per i diritti umani e l’ambiente ha chiesto alla Colombia d’implementare le direttrici della Corte costituzionale e di fare di più per proteggere le condizioni di vita della popolazione Wayuu. David Boyd ha specificato che durante la pandemia le attività del sito estrattivo Tajo Patilla, il più vicino alla riserva indigena, dovrebbero essere interrotte.
Respirare aria contaminata e avere carenza di acqua potabile, ha spiegato Boyd, incrementa il rischio di malattie e durante l’emergenza sanitaria per il coronavirus questa situazione potrebbe convertirsi in una minaccia mortale. Secondo dati scientifici, le persone che vivono vicino a zone che presentano alti tassi di contaminazione dell’aria, come nelle vicinanze della miniera del Cerrejon, affrontano un rischio molto più elevato di una morte prematura a causa del Covid-19.
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Estrazione di carbone in Colombia: una storia di proteste
La risoluzione giudiziaria alla quale si riferisce David Boyd è stata emessa dalla Corte costituzionale della Colombia nel dicembre 2019. La Corte obbligava i proprietari della miniera, la joint venture Cerrejon Coal, a prendere delle misure concrete per migliorare le condizioni dell’aria e dell’acqua nella regione.
Nel corso della pandemia, il collettivo di avvocati José Alvear Restrepo Cajar ha raccolto le denunce fatte dalla comunità Wayuu locale e le ha presentate al relatore speciale delle Nazioni Unite con la richiesta che il Cerrejon fermasse le sue attività estrattive durante i mesi di emergenza sanitaria.
«Le comunità Wayuu esposte all’aria contaminata presentano i sintomi di varie malattie respiratorie, asma, difficoltà visive, dolori polmonari e cancro», ha detto David Boyd.
Secondo i portavoce della comunità Wayuu, il Cerrejon avrebbe rallentato i suoi ritmi di produzione all’inizio della pandemia, per riprenderli progressivamente nel corso delle settimane successive. L’estrazione del carbone necessita di milioni di litri d’acqua al giorno, le esplosioni sollevano particolato di carbone che da anni pregiudicano le condizioni di salute della popolazione locale, causando problemi respiratori e aumentando notevolmente i rischi legati al coronavirus.
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Cerrejon, l’enorme miniera di carbone a cielo aperto
Gestita dalle multinazionali Glencore, Angloamerican e Bhp Billinton, la miniera del Cerrejon è una delle miniere di carbone a cielo aperto più grandi al mondo. L’estrattivismo nella regione è cominciato nel 1984 e da allora non si è mai fermato.
Nel 2019 il Cerrejon ha esportato più di 26 milioni di tonnellate di carbone (dati dell’azienda), destinato principalmente a Nord America, Europa e altri paesi del Mediterraneo.
Quando nella regione arrivò l’estrattivismo, lo Stato colombiano possedeva il 50% delle azioni della miniera. La presenza dello Stato fu fondamentale per gestire le compravendite di terreni con le popolazioni locali.
Il Cerrejon s’impegnava allora, con lo Stato come garante, a portare nella regione scuole, ospedali e infrastrutture. Come ricostruito dal libro-inchiesta Barbaros Hoscos, del Centro per l’investigazione e l’educazione popolare (Cinep), nel 2000 lo Stato colombiano ha venduto la totalità delle sue azioni lasciando la miniera in mani private.
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L’acqua degli indigeni Wayuu e il carbone colombiano
Nel corso dei decenni, le condizioni di vita, gli usi e i costumi del popolo Wayuu sono fortemente cambiati a causa dell’influenza della miniera. La scomparsa delle risorse idriche li ha obbligati ad abbandonare l’allevamento e l’agricoltura. L’unico metodo di sussistenza che gli rimane è l’artigianato. Le tipiche borse colorate sono cucite a mano dalle donne Wayuu e rivendute spesso a prezzi irrisori. La Guajira è la seconda regione più povera della Colombia.
Il Cerrejon nel corso degli anni ha gradualmente aumentato l’uso delle risorse idriche nella regione. Attraverso tutta una rete di dighe e canalizzazioni, i nove affluenti del fiume Rancheria sono stati prosciugati.
I portavoce della comunità Wayuu lamentano la grave mancanza d’acqua alla quale l’azienda li ha ridotti. Il Cerrejon, però, ufficialmente considera ancora potabile e disponibile per la popolazione l’acqua del fiume Rancheria.
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Alla richiesta del Relatore speciale delle Nazioni Unite, Il Cerrejon ha risposto ricordando i 50.000 aiuti alimentari distribuiti all’inizio della pandemia, assieme a mascherine e gel antibatterico. L’azienda afferma di aver distribuito 15 milioni di litri d’acqua con dei camion cisterna.
Il Cerrejon ha fatto sapere al relatore speciale per le Nazioni Unite David Boyd che provvederà al più presto a fornirgli un rapporto dettagliato delle condizioni dell’aria e dell’acqua nella regione e delle azioni intraprese dall’azienda per migliorare la salute della popolazione locale.
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