Guerra Ucraina: Bielorussia, la migliore amica di Putin al centro del mondo

A Gomel, all’incrocio tra Russia, Ucraina e Bielorussia, si sono tenuti i primi negoziati per decidere il futuro della guerra russo ucraina. Il dittatore bielorusso Alexander Lukashenko ha giocato il ruolo di garante, anche se si è già dimostrato un fedele alleato di Mosca

con la collaborazione di Tatsiana Khamliuk

La Bielorussia ha fatto da territorio cuscinetto per il primo confronto in presenza tra l’aggressore arrivato dalla Russia e la delegazione dell’Ucraina, che si sono incontrate a Gomel. La Bielorussia però ha rappresentato un alleato attivo per l’azione russa, con la concessione di enormi territori utili alle esercitazioni militari.

Il presidente Alexander Lukashenko ha acconsentito da fine gennaio alle esercitazioni militari russe sul confine con l’Ucraina, affiancando il proprio esercito e bloccando la frontiera ai primi esodi da Kiev. Nella regione di confine esistono i due centri detentivi più affollati del Paese, che ha oltre 1.000 prigionieri politici dalle elezioni presidenziali del 2020.

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La guerra in Ucraina e l’alleanza tra Russia e Bielorussia

A metà febbraio Lukashenko aveva confermato ai media nazionali la decisione di non aggressione all’Ucraina, investendosi del ruolo da mediatore tra i due Stati e sottolineando un lavoro diplomatico di due anni. Una decisione contraria alle attività che l’esercito bielorusso stava già svolgendo dal 10 febbraio: esercitazioni con carri armati ed elicotteri in addestramento con gli omologhi russi sul confine tra Bielorussia e Ucraina.

L’alleanza militare tra i due dittatori si era fortemente rafforzata negli ultimi due anni, da agosto 2020, quando la vittoria di Lukashenko alle presidenziali aveva ottenuto forti sanzioni mondiali e quindi il blocco economico e finanziario sulle borse internazionali.

La Russia ha sopperito all’assenza di scambi economici con l’Europa investendo nelle banche statali bielorusse e mettendo così Lukashenko in una posizione di sudditanza. La loro amicizia, nata in Russia quando erano entrambi militari, è diventata dipendenza.

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Donbass, Ucraina – Foto: Kyryl Savin / Heinrich-Böll-Stiftung (via Flickr)

Il ruolo della Bielorussia nella guerra Ucraina – Russia

Alle quattro del mattino del 24 febbraio 2022, però, i cingolati militari russi sono entrati in Ucraina dalla frontiera bielorussa e dalla Crimea. Un’invasione coordinata quindi con Lukashenko, che ha gestito lo spazio aereo tra i due Stati consentendo la partenza dei jet russi dalle basi bielorusse.

Un ulteriore supporto è stato quello sanitario, gli ospedali delle città limitrofe il confine sono stati destinati ai feriti russi.

Durante il colloquio del 28 febbraio tra delegazioni per iniziare i negoziati sono stati confermati i lanci di missili Iskanders russi dalle posizioni bielorusse, malgrado Alexander Lukasheko avesse parlato di cessate il fuoco durante il lavoro diplomatico.

Il ministero della Difesa bielorusso ha confermato come parti dell’esercito stiano muovendosi per entrare in Ucraina, come rinforzo alle operazioni russe.

In un video pubblicato sul profilo Twitter di Franak Viacorka, del comitato politico della leader bielorussa Svetlana Tsikhanouskaya, un tenente colonnello invita i soldati bielorussi a disertare gli ordini di aggressione all’Ucraina.

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Il referendum costituzionale dà più potere a Lukashenko

Domenica 27 febbraio il popolo bielorusso è stato chiamato a rispondere al quesito “Accetti emendamenti e integrazioni alla Costituzione della Repubblica Bielorussia?”. Un referendum che ha visto un’affluenza di oltre il 70% della popolazione, mobilitata anche per manifestare contro l’attività militare a favore della Russia.

Alle 14 di domenica decine di elettori in fila fuori dai seggi hanno iniziato a urlare “Libertà per l’Ucraina!”. La polizia, presente in alti numeri nei seggi per monitorare la situazione, ha arrestato nella sola giornata del voto 500 persone, arrivate a 870 nei due giorni seguenti. Le accuse sono di terrorismo per aver manifestato contro il governo.

I lavori per il cambio della Costituzione, iniziati nel 2020, hanno portato alla modifica di 11 articoli e alla creazione di un’Assemblea popolare costituita da leader politici che possono emanare leggi, destituire il premier e introdurre la legge marziale.

Al referendum, che ha visto il 67% dei voti a favore delle modifiche, non hanno potuto votare i bielorussi all’estero, tra cui la leader Svetlana Tsikhanouskaya.

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