Ceuta: diritti violati al confine dell’enclave spagnola in Marocco
Le transfrontaliere restano incolonnate per ore, a volte per giorni, prima di ottenere il pass ed entrare a Ceuta per comprare stoffa da rivendere. I bambini si accampano senza cibo e nella sporcizia. Accade alla frontiera con l'Europa
da Ceuta, città autonoma, Spagna
La frontiera tra il Marocco e l’enclave spagnola di Ceuta è un concentrato di disuguaglianze e violazioni di diritti. Sono le 6 del mattino quando lungo la strada che porta alla dogana si incontrano centinaia di donne. Una fila lunga almeno 2 chilometri e destinata ad aumentare con il passare delle ore. Sono le transfrontaliere che si recano a Ceuta per acquistare le balle di stoffa da rivendere in Marocco.
Rimangono in fila per giorni e notti intere prima di vedersi rilasciare il pass giornaliero dalla Guardia Civil. Oltre alle ragazze che acquistano la merce ci sono colf e badanti che lavorano nelle abitazioni spagnole rigorosamente in nero. La polizia marocchina cerca di gestirle in maniera ordinata, suddividendole in gruppi. Altrimenti c’è il rischio che si disperdano.
Le condizioni sono al limite, al punto che anche soltanto recarsi in bagno rischia di diventare un’impresa. Molte donne, pur di non rinunciare al posto acquisito nella fila, espletano i bisogni fisiologici sugli scogli e si fanno tenere il posto dall’amica. Lo scorso anno, nel mese di settembre, una donna cadde, picchiò la testa sugli scogli e morì.
«Andare in bagno vuol dire perdere il posto. C’è un bagno alla frontiera, ma vieni controllato almeno sei volte prima di arrivarci. E, per tornare indietro, ci sono altri controlli. Passa più di un’ora tra andare e tornare e non sono più di duecento metri», racconta una donna.
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Bambini migranti al muro di Ceuta
Dall’altra parte ci sono gli uomini e i bambini. Raja ha 15 anni ed è di Casablanca. Sporco e malnutrito perché da giorni è accampato vicino alla frontiera in attesa del momento buono per passare. Non ha nulla, se non gli stracci che indossa. L’amico parla un po’ di italiano e traduce: «Cerchiamo di infilarci tra le donne e, se ci va bene, non ci vedono. Raja vive in una baraccopoli. Io sono di Dakhla, Sahara Occidentale. Nel nostro gruppo siamo tutti marocchini, il più grande ha 17 anni».
I minorenni che cercano di andare in Europa li si incontra già qualche chilometro prima. Al porto di Tangeri Youssef, 17enne di Taroudant, è da una settimana che cerca di infilarsi sotto un camion che si sta imbarcando. In realtà, per tutti questi ragazzini riuscire a varcare la frontiera resterà solo un sogno.
La polizia marocchina e quella spagnola non guardano in faccia a nessuno, nemmeno ai bambini. Osservano scrupolosamente ogni movimento. Chiedono i documenti a ripetizione e intervengono con durezza se qualcuno comincia a dare segnali di agitazione o nervosismo. Non raramente si sono registrati episodi di violenza. A metà gennaio hanno respinto l’assalto di trecento migranti dell’Africa Sub Sahariana.
Entrare a Ceuta è impossibile per i minorenni e per i migranti sub-sahariani. Da una parte il filo spinato e il mare, dall’altra le concertine e la muraglia. In mezzo la polizia. Ma ogni giorno entrano a Ceuta oltre 2 mila donne marocchine per lavorare in nero in una situazione di palese illegalità.
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L’enclave spagnola in Marocco e i diritti umani violati
Reduane MJ è un attivista dei diritti umani membro di diverse associazioni, da Digum Ceuta ad International Alarm Phon a CGT Union, nella quale ricopre il ruolo di segretario. Monitora di giorno in giorno quel che accade tra il Marocco e l’enclave spagnola e denuncia giornalmente quel che accade. A Osservatorio Diritti ha dichiarato:
«La situazione è sempre più difficile e non è accompagnata da leggi adeguate. A qualsiasi ora del giorno e della notte si incontrano bambini che non vanno a scuola e non sono accompagnati dagli adulti. Donne che, pur di portare a casa qualche soldo, patiscono le pene dell’inferno rimanendo incolonnate per ore e ore. In qualsiasi condizione atmosferica».
Nessuno porta cibo a chi resta incolonnato. Soltanto un uomo con il secchio del caffè e qualche brioche che vende per pochi dirham. Ma i bambini spesso non hanno nemmeno quei pochi dirham per la brioche e passano giorni prima che possano toccare cibo.
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Da Ceuta meno migranti in Spagna grazie ai fondi Ue per il Marocco
L’associazione Andalusa per i Diritti Umani (Apdha), nel presentare il bilancio migratorio per l’anno 2019, ha rilevato una notevole riduzione degli arrivi in territorio spagnolo rispetto all’anno precedente, dando una spiegazione al fenomeno.
«Il calo – si legge nel rapporto – risponde al sostegno fornito dall’Unione europea al Marocco per il controllo dell’immigrazione che, concretamente, si traduce in 140 milioni di euro destinati all’acquisto di veicoli fuoristrada e all’installazione, sul lato marocchino del confine, di una tripla fila di concertine».
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Ceuta, una città dove la convivenza è difficile
A Ceuta, cittadina turistica di mare, si incontra una realtà variegata composta per metà da spagnoli e per metà da marocchini. Gli abitanti della città autonoma sono divisi tra loro. Lo scorso 8 febbraio in 400 hanno marciato dal centro di Ceuta alla spiaggia di Tarajal per ricordare i 15 migranti morti nel tentativo di attraversare il confine. La notte del 6 febbraio del 2014 la Guardia Civil esplose proiettili di gomma contro i migranti causando l’annegamento di alcuni di loro. Ad oggi quella tragedia non ha responsabili.
Giovedì 30 gennaio Plaza de los Reyes si è riempita di circa 500 persone che hanno urlato «no al razzismo» durante una manifestazione organizzata dal gruppo Podemos. Una risposta pacifica ai messaggi di alcuni esponenti politici di Vox che recitavano: «Prima o poi ci sarà una terza guerra mondiale e sarà contro l’Islam».
I manifestanti, nella stragrande maggioranza marocchini, hanno risposto agli attacchi scendendo in piazza perché si sentono cittadini di serie B rispetto agli spagnoli: «Vogliamo vivere in maniera pacifica e nel rispetto reciproco. Chi è in difficoltà deve essere il benvenuto e tutti devono essere trattati allo stesso modo».