Togo, dove essere donne significa avere meno diritti
In Togo i diritti delle donne contano meno di quelli degli uomini. La legge le difende, ma a prevalere spesso è il diritto consuetudinario. E così ne fanno le spese soprattutto le bambine, in molti casi costrette a sposarsi prima di essere diventate adulte. Come denunciano i dati raccolti da Unicef in Africa centrale e occidentale
Essere donne in Togo vuol dire godere di meno diritti rispetto ai concittadini uomini. Il fenomeno delle ragazze madri abbandonate è molto frequente, è accettato, ed è uno dei tanti problemi che la repubblica africana continua a portarsi dietro.
«In parecchi casi non si possiede il certificato di matrimonio – spiega Alì Gado, vicepresidente dell’associazione togolesi in Italia – e questo complica notevolmente le cose. Anche dopo 15 anni di matrimonio alle spalle, un uomo può scegliere liberamente di ripudiare la sua donna. E così lei resta in strada senza alcuna tutela».
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Eppure le tutele legali del caso ci sono tutte. A partire dalla Costituzione, che all’articolo 2 del titolo 1 assicura l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini «senza distinzione di origine, razza, sesso, condizioni sociali o religiose». L’articolo 1 del titolo 3 – relativo ai diritti, libertà e compiti dei cittadini – è rafforzativo del precedente. Stabilisce che «tutti gli esseri umani sono uguali in dignità e diritti. L’uomo e la donna sono uguali davanti alla legge. Nessuno può essere favorito o svantaggiato a causa della sua famiglia, dell’origine etnica o regionale, della sua situazione economica o sociale, delle sue convinzioni politiche, religiose, filosofiche o di altro genere».
Oltre alla Costituzione, anche il resto della normativa togolese in fatto di parità uomo-donna ha fatto notevoli progressi negli ultimi anni. «Il problema sorge perché nel Togo ci si basa ancora sul diritto consuetudinario, esistono ancora i matrimoni precoci, clandestini. Tutto al di fuori di quanto stabilito dalle leggi», continua Alì Gado.
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Come afferma il vice presidente dell’associazione togolesi in Italia, la pratica del matrimonio in età giovanissima resta un problema ancora difficile da risolvere e gli stati dell’Africa occidentale e centrale sono quelli più interessati dal fenomeno. Un rapporto Unicef del 2018, comunque, rivela come nel Togo, così come in altri stati dell’Africa occidentale, le cose siano migliorate. Almeno rispetto a nazioni dove un terzo delle donne si sposano prima dei 15 anni.
Africa: le spose bambine nel rapporto Unicef
Il rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, Child Marriage in West and Central Africa (Matrimonio precoce in Africa centrale e occidentale), offre un’analisi accurata sui matrimoni in età adolescenziale. Lo studio rivela che la percentuale di donne che si sono sposate prima dei 18 anni in Africa centrale e Occidentale è del 41 per cento. Più di quattro ragazze su 10. Per un totale di 59 milione di ragazze, di cui 22 milioni nella sola Nigeria.
È il Niger ad avere la più alta prevalenza di matrimoni precoci al mondo (pari al 76%), seguito dalla Repubblica Centrafricana con il 68% e dal Ciad con il 67 per cento. Se poi parliamo di ragazze sposate prima dei 15 anni, sono sempre Ciad, Repubblica Centrafricana e Niger ad occupare le prime posizioni, tutti sopra al 25 per cento.
Le cose sono migliorate per il Togo, ma anche per altri stati quali il Ghana, il Gabon, la Guinea Bissau, il Benin, la Costa d’Avorio, il Gambia, il Camerun e la Liberia, tutti scesi sotto al 10% di spose bambine.
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Il rapporto dell’Unicef rivela che due sono le cause che favoriscono il proliferare dei matrimoni infantili: le condizioni di povertà e la vita nei villaggi rurali. I miglioramenti ci sono stati laddove si è favorita la scolarizzazione delle ragazze, soprattutto nelle aree rurali. È il caso, ad esempio, di molti villaggi togolesi, dove l’istruzione ha migliorato di molto la vita rispetto al passato.
I dati per l’Africa occidentale e centrale parlano di matrimoni infantili doppi nelle aree rurali rispetto a quelle urbane. Se dal 1990 il Togo, ma anche il Gambia, il Ghana e la Guinea Bissau, hanno registrato una costante calo dei matrimoni infantili, la preoccupazione permane per alcune aree quali il Ciad, la Repubblica Centrafricana e il Burkina Faso, dove il calo si è registrato, ma in maniera molto contenuta.
Le previsioni restano pessimiste, se non si interverrà con un programma per migliorare la situazione nel suo complesso. «La stima – spiega il rapporto Unicef – è di 20,8 milioni di spose bambine nel 2050 in quella regione dell’Africa. E questo per la popolazione che cresce in maniera costante in tutta l’Africa Occidentale. Nella migliore delle ipotesi, ovvero se i tassi di riduzione raddoppieranno, la regione africana avrà sempre quasi 15 milioni di spose bambine nel 2050».
Donne disabili e con meno considerazione? concentriamoci su questo! Donne dappertutto? No, non è così, a quanto pare! Diritti negati nella maggioranza delle nazioni, come quello di poter comunicare bene ed in sicurezza, poi malnutrizione, costrizioni d’ogni tipo e guerre climatiche o no. Non aspettiamo il 2029 -2030 per riconoscere con una carta firmata da tutti su comunicazione, istruzione, ambiente, alimentazione siamo uguali e questo valga per ogni item legislativo !