Leah, la Greta Thunberg d’Africa
Anche l'Africa ha la sua Greta Thunberg. Si chiama Leah Namugerwa, ha 16 anni e vive a Kampala, la capitale dell'Uganda. Sciopera tutti i venerdì in difesa dell'ambiente. E con i genitori ha fatto un patto: potrà continuare a farlo finché avrà ottimi voti a scuola
Si legge cambiamento climatico e immediatamente si pensa a Greta Thunberg, la ragazza svedese di 17 anni divenuta icona della lotta contro la crisi del clima e dell’impegno per la salvaguardia degli ecosistemi e la tutela dell’ambiente.
Con l’esplosione del Fattore Greta, si è assistito anche alla nascita di emuli e seguaci della ragazza ovunque. Da Mumbai a Melbourne, da Cape Town a Londra, da La Paz a New York, ovunque sono sbocciate le personalità di decine di giovani che hanno dato vita a scioperi e proteste in nome e in difesa dell’ambiente.
Una delle figure più impegnate e tenaci che è emersa da questa marea verde è quella di Leah Namugerwa, sedicenne di Kampala, Uganda, e già ribattezzata dalla stampa ”la Greta Thunberg d’Africa”.
Uganda’s 14-year-old climate activist is on a mission to fight for the planet🌍 pic.twitter.com/DWzAqpp6X5
— Al Jazeera English (@AJEnglish) September 25, 2019
Leah Namugerwa, la Greta Thunberg di Kampala
Leah ha 15 anni e da un anno, ogni venerdì, impugna un cartello giallo con la scritta School strike for climate (Sciopero scolastico per il clima) e si posiziona in uno degli angoli più affollati e trafficati di Kampala, la capitale dell’Uganda. L’esempio di Greta Thunberg e un’attenzione particolare all’ambiente sono stati i due motivi che l’hanno spinta a intraprendere questa coraggiosa e solitaria protesta.
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Leah al New York Times ha parlato così della sua scelta e di come è cambiata la sua vita nel momento in cui ha lanciato la campagna #BanPlasticUg ed è divenuta un’icona africana e mondiale della lotta all’inquinamento e al cambiamento climatico.
«Ho sempre avuto un’attenzione particolare per l’ambiente. Sin da quando sono bambina le questioni legate all’inquinamento e al riciclaggio mi hanno sempre interessata. Non ho mai sopportato la sporcizia nelle strade e quando ho visto cosa stava facendo Greta, a quel punto, anche io non ho più avuto dubbi: dovevo scendere in strada e fare la mia parte».
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Attivismo per l’ambiente e scuola per la Greta d’Africa
«All’inizio la scuola mi appoggiava, soprattutto un’ insegnante. Poi, siccome alcuni genitori dei miei compagni hanno esposto delle rimostranze per il fatto che io saltavo le lezioni, sono dovuta arrivare a un compromesso con i docenti e con la mia famiglia. Con quest’ultima l’accordo è il seguente: mio padre e mia madre mi sostengono e mi concedono di andare avanti a protestare fin tanto che conseguo ottimi risultati a scuola. Con la scuola, invece, siccome risulto assente in classe ogni venerdì, devo poi fare dei corsi pomeridiani e delle lezioni integrative per recuperare il tempo sottratto alla didattica. Per il momento tutto sta procedendo nel migliore dei modi e la protesta, inaspettatamente, sta ottenendo un enorme seguito anche sui social network».
In un’intervista rilasciata alla rivista Africa, Leah Namugerwa ha poi spiegato anche perchè sia importante che l’opinione pubblica si concentri sull’Africa: «Il mondo pensa che noi africani viviamo isolati rispetto a quello che avviene negli altri continenti. Nulla di più sbagliato. Abbiamo internet, abbiamo smartphone e computer e siamo interessati e consapevoli di quello che avviene nel mondo. È bene quindi che anche il pianeta si interessi maggiormente a quanto avviene in Africa».
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Emergenza plastica e inquinamento
In Africa oggi il problema della plastica e dell’inquinamento non è un’emergenza, ma una tragedia. Secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite, delle 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici che finiscono ogni anno negli oceani, 4,4 milioni di tonnellate si trovano nei mari che circondano l’Africa.
Una situazione che è arrivata a livelli apocalittici in alcuni paesi come la Guinea Bissau e la Repubblica democratica del Congo e in altri, come l’Uganda, è un problema di primaria importanza che deve essere arginato nel minor tempo possibile se non si vuole che i danni divengano irreversibili.
A questo proposito, la giovane attivista ugandese ha spiegato: «In Uganda siccità e alluvioni si susseguono con sempre maggior violenza provocando danni enormi. Inoltre siamo invasi dalla plastica, occorre che il governo e i politici passino dalle parole ai fatti. Diversi Paesi africani hanno vietato e messo al bando i sacchetti di plastica, in Uganda tanto se n’è parlato ma ancora non è stato fatto. Occorre la concreta volontà da parte dei politici di impegnarsi a difesa del nostro ambiente».
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#BanPlasticUg e #BirthdayTrees: la battaglia per l’ambiente della Greta Thunberg d’Africa va online
Intanto Leah Namugerwa non retrocede e continua ad essere in prima linea, sia nelle strade sia sulla rete, nel portare avanti la sua battaglia. La campagna lanciata dall’attivista africana dal nome #BanPlasticUg è divenuta virale su internet e la ragazza ha promosso un’altra campagna, dal nome #birthdaytrees, che, oltre a invitare a piantare alberi nel giorno del proprio compleanno, ha come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica su problemi di massima rilevanza come la deforestazione e l’inquinamento prodotto dall’utilizzo dei combustibili fossili.
Problematiche, quest’ ultime, che toccano profondamente il continente africano dove 600 milioni di persone vivono senza elettricità e ricorrono al carbone, il combustibile più inquinante che esista. Tanto che a livello globale le emissioni di anidride carbonica sprigionate dal carbone sono il 30% in più di quelle sprigionate dalla combustione del petrolio e addirittura il 70% in più di quelle di gas naturale.