Les Sauteurs, il salto dei migranti

Migliaia di migranti vorrebbero entrare in Europa via terra attraverso il Marocco. Les Sauteurs è un documentario che racconta le loro condizioni di vita sul monte Gurugu. Il protagonista, nonché regista, è Abou Bakar Sidibé, un ragazzo del Mali bloccato da 15 mesi al confine con Melilla, enclave spagnola in Africa. La telecamera è nelle sue mani

Di muri, ultimamente, se ne parla tanto. Non molto, però, di quello che separa l’Africa dalle due enclave spagnole di Ceuta e Melilla. A meno che non succeda qualcosa di eclatante. L’assalto di mercoledì 9 agosto da parte di 700 migranti alla frontiera di El Tarajal, tra Ceuta e il Marocco, per esempio, è finito su quasi tutti i quotidiani internazionali. Anche perché la stessa cosa era successa il giorno prima, con un altro migliaio di persone che aveva provato a superare la recinzione. Il 7 agosto, invece, 187 persone erano riuscite a entrare in territorio europeo.

Quello che i giornali non riportano, invece, sono le storie di migliaia di uomini, provenienti per lo più dall’Africa sub-sahariana, che arrivano in Marocco per tentare di entrare in Europa. Così ci hanno pensato Moritz Siebert, Estephan Wagner  e Abou Bakar Sidibé con il loro documentario Les Sauteurs. Per farlo i due registi hanno deciso di dare in mano la telecamera proprio ad Abou. Lui viene dal Mali e quando accetta di partecipare al progetto è bloccato da 15 mesi sul Gurugu, il monte che sovrasta la città di Melilla.

Les Sauteurs, documentario su migranti diretti a Melilla

Abou si addentra tra filo spinato, rocce, sterpaglie, immondizia, cani randagi, tende autocostruite e un’umanità che vive in attesa, proiettata in un “altro mondo”. Melilla, il primo pezzo d’Europa in terra africana. È lì che punta l’occhio della sua telecamera. È lì che vuole andare il protagonista, nonché regista, del documentario.

A lui è stato affidato il compito di raccontare le condizioni dei “saltatori”. Persone che vivono nascoste nei boschi sul Gurugu. A separarle dal loro Eldorado una tripla recinzione con telecamere. E la polizia, che a suon di botte e di incursioni nell’accampamento, ridefinisce ogni giorno il confine tra chi è nato dalla parte giusta e chi da quella sbagliata del mondo.

Les Sauteurs documentario
Abou Bakar Sidibe, protagonista e uno dei registi del documentario Les Sauteurs

All’inizio Abou accetta la proposta dei due registi per soldi. Poi in lui scatta qualcosa. La sua visione iper-realistica riporta scene di vita quotidiana, una vita abbozzata, una vita sospesa. Lavarsi con un barattolo, procurarsi il cibo frugando nei bidoni dell’immondizia, scaldarsi e cucinare con un fuoco improvvisato. Scene di vita precaria, occupazioni che spezzano la routine fatta di retate e di lunghe attese tra un “salto” e l’altro alla barriera. Ma più Abou tiene la telecamera in mano, più si addentra nella sua mente e in quella dei suoi compagni. Nei loro sentimenti. Paura.

«Sul monte Gurugu abbiamo paura di tutto, abbiamo paura che arrivi nel campo la polizia e bruci tutto, delle botte della polizia quando cerchiamo di superare la recinzione. E abbiamo paura di entrare in Europa e scoprire che sia stato tutto vano».

E speranza.

«Abbiamo visto in tv come l’Europa tratta i migranti. Mio fratello (che ora vive a Valencia, ndr) mi ha chiamato e mi ha detto che in Spagna c’è la crisi. E quando sono sul monte e guardo la recinzione, so già che il prossimo tentativo di attraversare sarà molto doloroso. Allora devo credere che là ci sia l’Eldorado. Con quello che mi aspetta alla recinzione, devo credere che sia vero».

Storie di migranti al confine tra Marocco e Spagna

Nel lasso di tempo in cui Abou gira il documentario vede persone che riescono a superare la barriera. Amici che muoiono nel tentativo di farlo. Compagni che, per la frustrazione, rinunciano e ripercorrono il deserto una seconda volta, a ritroso, per tornare a casa. Suo fratello ce l’ha fatta. Lui no. Non ancora. Ma la sua determinazione è più forte della disperazione.

«Il mio paese è stato sfruttato per anni e adesso che io voglio venire in Europa me lo impedite? No, no, no, non è giusto! Io ho il diritto di entrare in Europa, non potete toglierci tutto e poi lasciarci fuori».

Quello di Siebert e Wagner è stato un lavoro di sottrazione. Per lasciare spazio all’unico vero racconto possibile. Per annullare qualsiasi filtro di lettura a un dramma umano solo sfiorato dai giornali, anche se la parola migranti è sulla bocca di tanti. Una testimonianza che rimane, in chi guarda questo documentario, come una ferita.

Un documentario multi-premiato

Les Sauteurs è arrivato in Italia grazie a ZaLab, che lo ha distribuito in collaborazione con I Wonder Pictures/Unipol Biografilm Collection. Ha partecipato a numerosi festival e vinto, nel corso del 2016, diversi riconoscimenti, tra cui il Premio Tasca d’Almerita al SalinaDocFest e il Premio della giuria Ecumenica al Festival internazionale del cinema di Berlino e, nel 2017, il premio Gianmaria Testa alla prima edizione del Migranti Film Festival di Pollenzo.

Altre recensioni:
Noi, i Neri: Senegal e ritorno in 90 minuti
Berta, uccisa per ambientalismo a 44 anni

I rom salgono sul palco di Cannes

See you in Chechnya

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.