Leonardo (ex Finmeccanica) è «incline alla corruzione»
Un rapporto di Corruption Watch ricostruisce tre vicende giudiziarie che hanno coinvolto Finmeccanica Leonardo, il colosso italiano dell'industria della difesa. I casi riguardano India, Corea del Sud e Panama. Mentre i giudici italiani scagionano l'azienda
Per il Fondo pensioni della Norvegia Leonardo-Finmeccanica non è un’azienda in cui investire. «Vi è un rischio inaccettabile che Leonardo possa ancora una volta essere coinvolta in casi di corruzione grave», scriveva nel 2016 il Comitato etico, organismo di vigilanza indipendente chiamato a controllare l’opportunità degli investimenti del Fondo. Controllato dalla Norges Bank, la banca centrale della Norvegia, il fondo ha un portafoglio da oltre mille miliardi di dollari.
Il fondo norvegese si libera delle azioni Finmeccanica
Il fondo sovrano norvegese è il primo al mondo per numero di asset gestiti: ha azioni in 8.985 società di 77 Paesi del mondo. All’epoca della pesante nota contro Leonardo, il fondo possedeva l’1,54% dell’azienda, una quota di 124 milioni di euro. A fine 2016, però, ha abbandonato l’azienda italiana perché troppo esposta al rischio corruzione.
A partire da questa conclusione, la ong britannica Corruption Watch ha cominciato ad analizzare i principali tre casi di corruzione in cui la società, al 30% circa controllata dal ministero del Tesoro italiano, è stata portata alla sbarra in India, Corea del Sud e Panama. Risultato di questo lavoro è il report Anglo-Italian Job, disponibile in italiano grazie alla collaborazione con Re:Common e Rete Italiana Disarmo.
Finmeccanica Leonardo «incline alla corruzione»
«Nelle conclusioni del rapporto – scrive Corruption Watch – ci si chiede, da un lato, se la società sia sistemicamente corrotta e, dall’altro, se possa essere nuovamente coinvolta in casi di corruzione. La risposta sembra essere positiva».
Un elicottero AgustaWestland AW101 (Foto: L.C. Nøttaasen, via Flickr)
I tre casi giudiziari in cui Leonardo è stata trascinata a processo per corruzione internazionale, infatti, mostrano quanto la società – secondo il rapporto – sia «incline» alla corruzione (nella versione originale in inglese si legge «likely to be involved in corruption again»).
«Scorrendo gli elementi e documenti grazie ai quali siamo riusciti a ricostruire diversi casi problematici in cui è stata coinvolta Leonardo – commentano gli autori – risulta particolarmente inquietante il fatto che gli episodi di corruzione abbiano coinvolto i massimi dirigenti dell’azienda».
Periodo precedente Alessandro Profumo ai raggi X
Questa accusa, se possibile, è aggravata dal fatto che il top management di Leonardo è di nomina politica. L’ultimo nominato a ricoprirne il ruolo di amministratore delegato è l’ex banchiere Alessandro Profumo. I tre casi citati sono ovviamente precedenti alla sua gestione, cominciata a marzo 2017.
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Il report sostiene questa predisposizione per l’azienda alla corruzione nonostante in Italia non ci siano state condanne. L’azienda e i diretti interessati hanno risposto alle accuse degli autori, che ne hanno pubblicato anche la loro versione estesa.
Il caso indiano è il più interessante sul piano dei diritti umani: la presunta corruzione avviene a cavallo di un periodo di proteste della popolazione e in un Paese dove c’è una forte disparità sociale.
India: elicotteri venduti da una delle società controllate
La storia della presunta tangente indiana comincia nel 2010. AugustaWestland, società controllata oggi assorbita dentro Leonardo, che ottiene l’appalto per la fornitura di 12 elicotteri AW101, noti anche come Merlin, destinati al rinnovamento della flotta presidenziale, troppo vecchia e scricchiolante per rappresentare in modo degno l’India. Valore: 556 milioni di euro. Tanti soldi, soprattutto in India, dove un terzo della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno.
La situazione è poi diventata insostenibile, tanto che nel 2011 il Paese è stato attraversato da un’ondata di proteste, proprio per l’esclusione dei poveri dai vantaggi della crescita economica indiana.
Finmeccanica-India: cos’è stato deciso dai giudici
A febbraio 2013 i due vecchi dirigenti di Finmeccanica e AugustaWestland, Giuseppe Orsi e Bruno Spagnolini, vengono arrestati dalla polizia italiana con l’accusa di corruzione internazionale. Nel frattempo, in India, il Central Bureau of Investigation (Cbi) apre un’indagine.
Gli sforzi investigativi producono un unico documento messo insieme dall’Ufficio del revisore indiano: «L’intero processo di acquisizione degli elicotteri VVIP, dalla definizione dei requisiti qualitativi di servizio (SQR) alla conclusione del contratto, deviava dalle procedure stabilite», è la tesi.
Secondo le indagini, ci sono tre agenti che hanno incassato 51 milioni per facilitare l’appalto: Guido Haschke, Carlos Gerosa e James Christian Michel. L’esito del processo è controverso: Haschke patteggia, AugustaWestland Ltd e Spa patteggiano, ma l’8 gennaio 2018 la Corte di Cassazione assolve «per insufficienza di prove» i top manager Orsi e Spagnolini, insieme a Leonardo-Finmeccanica.
La motivazione non è ancora stata resa pubblica, ma l’esito – si legge nel rapporto – è in netta opposizione con quanto stabilito dalla Corte d’appello, che aveva considerato gli ex dirigenti di Finmeccanica colpevoli per corruzione e falsa fatturazione.
L’ex amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi (via Wiikimedia)
L’inchiesta indiana su Leonardo Spa e AgustaWestland
L’inchiesta in India, invece, non è ancora conclusa: a settembre 2017 il Cbi indiano «ha presentato un nuovo elenco di capi d’accusa incriminando undici individui ed entità, tra cui Leonardo S.p.A., AgustaWestland International (registrata nel Regno Unito), due funzionari indiani, i tre agenti di cui sopra e Orsi e Spagnolini», si legge nel report.
Processi Finmeccanica in Corea del Sud e Panama
A Seoul, in Corea del Sud, Leonardo-Finmeccanica ha due processi pendenti, di cui il primo è in attesa di sentenza nel 2018. La società italiana, sempre attraverso AugustaWestland, nel 2013 ha ottenuto una commessa da 360 milioni di dollari, che ha avuto – secondo l’accusa – l’intermediazione criminale dell’ex ministro degli Affari dei Veterani e dei patrioti.
Insieme a lui, un altro intermediario dell’appalto sarebbe stato Geoff Hoon, laburista, ex collaboratore di Tony Blair e poi manager di Finmeccanica nel Regno Unito. Secondo il report, l’inchiesta coreana dimostra come Finmeccanica si sia rivolta a intermediari che, come Hoon, avevano accesso all’apparato militare di Seoul anche attraverso attività di lobbying a pagamento, che è illegale. Tra i contatti dell’intermediario inglese, sottolineano i ricercatori, figura anche un condannato per lobbying illegale nel 2016 in Corea.
A Panama, invece, la storia risale a diversi tempo fa, quando al governo in Italia c’era ancora Silvio Berlusconi. Anche in questo caso la vendita di sistemi radar ed elicotteri sarebbe stata accomodata da un intermediario, Valter Lavitola. L’inchiesta a Panama non è riuscita a decollare ed è stata subito interrotta a causa dell’annullamento della commessa e del processo, senza alcuna possibilità di accertare nelle aule panamensi come sia andata quella storia.
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