Borse Montblanc: lavoratori contro lo sfruttamento

Sfruttati per anni e poi lasciati senza lavoro perché sindacalizzati. Sono i lavoratori di due aziende che producevano borse per il brand di lusso in Toscana. Il 26 ottobre i presidi davanti ai negozi Montblanc in 11 città, il 31 l'interrogazione al parlamento cantonale di Ginevra, in Svizzera

Sfruttati per anni, per pochi euro e con orari di lavoro massacranti. Poi lasciati senza lavoro, perché si sono iscritti al sindacato e hanno rivendicato i propri diritti, ottenendoli. La protesta dei lavoratori che a Campi Bisenzio, vicino Firenze, producevano borse in pelle per Montblanc supera i confini e arriva in Svizzera, dove ha sede il gruppo finanziario Richemont, proprietario del marchio di penne, borse, orologi e accessori di lusso.

Il 31 ottobre il deputato Matthieu Jotterand ha presentato al Gran Consiglio del Cantone di Ginevra un’interrogazione scritta sulla vicenda dei lavoratori della filiera di Montblanc per chiedere di sospendere i benefici fiscali di cui gode Richemont in Svizzera fino a quando non saranno garantiti i diritti ai lavoratori e subappaltatori del gruppo.

Niente diritti in due aziende che producevano borse Montblanc

Dodici ore al giorno, 6 giorni alla settimana, una paga di 3 euro all’ora e nessun diritto. Erano le condizioni in cui si lavorava alla Z Production, azienda a conduzione cinese di Campi Bisenzio, e in quella in subappalto Eurotaglio.

Le due aziende avevano come unico committente Montblanc, per cui producevano borse in pelle sotto la supervisione, per 8 ore al giorno, di un incaricato di Richemont.

A ottobre 2022 però i lavoratori si iscrivono al sindacato per chiedere condizioni di lavoro migliori e dopo una trattativa le ottengono: da marzo 2023 iniziano a lavorare 8 ore al giorno per 5 giorni la settimana, con contratti che finalmente avrebbero garantito loro ferie, malattia, contributi.

Da quel momento, però, per i lavoratori sindacalizzati, 6 su oltre 70 impiegati nelle due aziende, tutti di origine del Pakistan, è cambiato tutto. E oggi si ritrovano a rischio licenziamento: la procedura si è conclusa e a breve arriveranno le lettere, «che impugneremo al tribunale del lavoro», ha detto a Osservatorio Diritti Francesca Ciuffi del sindacato Sudd Cobas Firenze e Prato.

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Presidio Montblanc a Firenze – Foto: Sudd Cobas Firenze e Prato

Borse Montblanc: la mobilitazione sul territorio

Da quasi due anni i lavoratori in appalto di Montblanc si stanno mobilitando, sostenuti dal sindacato Sudd Cobas Firenze e Prato, con presidi, scioperi, manifestazioni davanti alla sede delle aziende in cui hanno lavorato per anni, sotto alle finestre della Regione Toscana in piazza del Duomo a Firenze e davanti ai negozi Montblanc nelle vie del lusso di città italiane ed europee.

Dalla sindacalizzazione, infatti, Montblanc ha ridotto il volume di lavoro affidato a Z Production e Eurotaglio, costringendole a mettere i lavoratori in cassa integrazione.

Gli scioperi, il confronto con i sindacati, il Tavolo di crisi della Regione Toscana (a cui Richemont non è mai stato chiamato), hanno fatto sì che il lavoro per il brand tornasse temporaneamente ai ritmi precedenti ma solo per interrompersi al 31 dicembre 2023, data in cui si è chiuso il contratto tra Montblanc e le due aziende toscane.

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Presidio Montblanc a Firenze – Foto: Sudd Cobas Firenze e Prato

Borse Montblanc in pelle: la delocalizzazione in loco

Nonostante la fine del contratto con Z Production e Eurotaglio, Montblanc ha continuato a produrre borse in Toscana: ha delocalizzato sul territorio, spostando le commesse su altre aziende, per poter continuare a dire che sono prodotte in Italia, a Firenze, e per poter continuare a pagare poco i lavoratori.

Z Production ed Eurotaglio, finite le commesse di Montblanc, hanno iniziato a lavorare per altri brand, ha spiegato Ciuffi, ma per i lavoratori sindacalizzati non ha significato tornare a lavorare.

A marzo 2024 nelle due aziende è stato firmato l’accordo per il contratto di solidarietà, una sorta di cassa integrazione che consente ai lavoratori di percepire una parte di stipendio pagata dallo Stato e una parte pagata dalle aziende, che dovrebbero turnare i lavoratori in fabbrica a orario ridotto.

«La parte pagata dallo Stato è sempre arrivata, ma le aziende non hanno rispettato l’accordo sul contratto di solidarietà, né per le turnazioni in cui i lavoratori sindacalizzati non sono mai stati chiamati, né per le retribuzioni. Di fatto, vogliono liberarsi di loro perché hanno rivendicato i propri diritti», spiega Ciuffi.

In tutta Europa si lotta per i diritti dei lavoratori

L’accordo sul contratto di solidarietà è scaduto a settembre e, nonostante la Regione Toscana spingesse per un rinnovo, l’azienda si è rifiutata di farlo. Così per i 6 lavoratori sindacalizzati di Z Production il 23 settembre si è aperta la procedura di licenziamento, «che si è già conclusa: trattandosi di meno di 10 lavoratori i tempi sono dimezzati», spiega la sindacalista.

Qualche giorno dopo lavoratori, attivisti e sindacati sono tornati a manifestare: tra il 25 e il 26 ottobre i presidi sono arrivati davanti ai negozi di 11 città italiane ed europee, comprese Firenze e Ginevra.

Oltre ai lavoratori in appalto di Montblanc, che hanno piantato le tende in via Tornabuoni a Firenze, e allo sciopero solidale di una quarantina di aziende di Campi Bisenzio, il presidio è arrivato anche a Milano, Napoli, Roma, Bologna, Torino, Verona, Ginevra, Basilea, Zurigo, Berlino e Lione, in una Convergenza europea per chiedere la fine delle politiche antisindacali nelle aziende della filiera e la continuità di lavoro in caso di cambio di appalto.

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Presidio Montblanc a Firenze – Foto: Sudd Cobas Firenze e Prato

Montblanc e Richemont: una questione di responsabilità

Sui siti internet di Montlanc e Richemont si parla di responsabilità, di tutela delle persone e delle comunità, di diritti dei lavoratori, anche in relazione alle supply chain, le filiere.

Ma la decisione di Richemont di interrompere il contratto con Z Production a fine 2023 – che in una dichiarazione rilasciata alla Reuters il gruppo ha giustificato con il mancato rispetto da parte dell’azienda del codice di condotta per i fornitori in appalto – ha avuto come conseguenza il licenziamento dei lavoratori.

«Nella moda gli appalti sono mascherati da accordi commerciali attraverso i quali il brand compra dalle aziende manifatturiere. Quando questi accordi finiscono per i lavoratori non c’è alcuna garanzia. In questo caso però è difficile sostenere che non fosse un appalto, visto che quei lavoratori hanno lavorato sempre e solo per Montblanc», spiega Ciuffi.

Direttiva Ue sulla due diligence: un (piccolo) passo avanti

A Milano il presidio di solidarietà ai lavoratori di Montblanc in Galleria Vittorio Emanuele è stato organizzato con la Campagna Abiti Puliti che, da oltre 30 anni, è attiva per tutelare i diritti dei lavoratori nell’industria della moda.

Un cambiamento nel settore potrebbe arrivare dalla direttiva dell’Unione europea sulla due diligence, il dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità approvata ad aprile 2024, che obbligherà le aziende a gestire gli impatti sociali e ambientali lungo la catena di fornitura e ad adottare misure preventive e correttive.

«Bisogna obbligare le imprese a fare quello che devono fare, cioè rispettare i diritti umani. Bisogna controllarle e, se non lo fanno, sanzionarle. La direttiva europea, anche se  frutto di compromessi e con punti di caduta non da poco, è una strada perché pone vincoli e paletti per le catene di fornitura che oggi possono transitare liberamente a livello mondiale facendo scempio di territori e comunità», dice a Osservatorio Diritti Deborah Lucchetti, presidente della cooperativa Fair, che coordina la Campagna Abiti Puliti in Italia.

Ricollocamento, clausola sociale e crowdfunding

Il 25 ottobre i lavoratori di Z Production e Eurotaglio hanno consegnato una lettera alla Regione Toscana in cui chiedono al presidente, Eugenio Giani, e al consigliere speciale lavoro e crisi industriali, Valerio Fabiani, di chiamare Richemont al tavolo di crisi per discutere il loro ricollocamento nelle filiere Montblanc e di riconoscere il ruolo dei committenti rispetto alle condizioni di lavoro nelle loro filiere.

«Queste persone hanno lavorato per anni in pelletteria per un brand del lusso, quindi sono altamente qualificate. Noi chiediamo per loro il ricollocamento nella filiera Montblanc e chiediamo l’inserimento della clausola sociale nella moda per garantire la continuità occupazionale», conclude Ciuffi. Per sostenere i lavoratori nella loro lotta, Sudd Cobas Firenze e Prato ha attivato un crowdfunding.

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