Migliaia di detenuti politici e diritti umani violati: ecco come si vive in Bielorussia oggi

Mentre Vladimir Putin vola a Minsk, in Bielorussia, dopo 3 anni di assenza, il dittatore Alexander Lukashenko inserisce 18 nuovi estremisti nella lunga lista di persone considerate nemiche del governo. Molti i prigionieri politici rinchiusi nelle carceri bielorusse dopo le proteste del 2020. Ecco cosa sta succedendo

Il 19 dicembre il presidente della Russia, Vladimir Putin, è volato a Minsk, capitale della Bielorussia, ufficialmente per firmare l’accordo sulla fornitura di gas a prezzi agevolati. Nella conferenza stampa il presidente Alexander Lukashenko ha ringraziato Putin dicendo che la Bielorussia ha bisogno dell’amico russo. Ma la visita era utile anche per ottenere il via libera all’utilizzo di basi militari per voli mirati russi contro l’Ucraina.

Dopo diverse azioni di sabotaggio da parte di militari e ferrovieri bielorussi contro treni militari russi, il presidente ha deciso di farsi vedere a Minsk dopo oltre tre anni di assenza. «Questa visita vuole dire maggiore pressione al dittatore Lukashenko. Putin ha fatto capire che tentennare sull’accoglienza dei militari russi sul suolo bielorusso può mettere in difficoltà le già nostre precarie condizioni economiche. Noi dipendiamo dalla Russia dopo le sanzioni europee imposte con lo scoppio della guerra ucraina», dice a Osservatorio Diritti una fonte bielorussa che chiede l’anonimato per paura di ritorsioni.

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come si vive in bielorussia oggi
Ritratti di alcuni attivisti di Viasna arrestati in Bielorussia – Foto: su gentile concessione di Viasna

Bielorussia, i «partigiani delle ferrovie» accusati dal regime di Lukashenko

Alla vigilia di Natale nel tribunale centrale di Minsk è stata confermata la condanna a 16 anni di prigione e 3.800 dollari di multa per Vital Melnik, arrestato il 1° aprile mentre sospendeva segnali ferroviari lungo il confine con l’Ucraina.  Il reato di cui è accusato è «aver disattivato le linee ferroviarie per compiere un attacco terroristico», gesto che rientra nei nuovi commi dell’articolo 368.1 del codice penale bielorusso.

Vital Melnik, 40 anni, durante l’arresto era stato colpito alle ginocchia da proiettili sparati da vicino che l’hanno lasciato invalido su entrambe le gambe. La presidente esule Svetlana Tsikhanouskaya ha definito Melnik «partigiano delle ferrovie», così come tutti i tecnici che stanno subendo condanne per la loro azione di sabotaggio.

Il 27 dicembre Oleg Molchanov, Dmytro Ravich e Denis Dikun, arrestati a Svetlogorsk verso il confine ucraino «per aver danneggiato una scatola di trasmissione su una linea ferroviaria lungo la quale sono state trasportate attrezzature e persone russe per un attacco all’Ucraina nel febbraio-marzo» sono stati condannati a 23 anni di carcere ciascuno. Le loro condanne sono le più alte finora confermate.

Come si vive in Bielorussia: si allunga la lista degli estremisti

Sempre a fine dicembre 2022 il ministero dell’Interno bielorusso ha segnalato altre 18 persone colpevoli di atti contro lo Stato. In questo modo supera i 2.000 nomi «l’elenco dei cittadini bielorussi, cittadini stranieri o apolidi, coinvolti in attività estremiste».

La maggior parte di queste persone  è già stata arrestata o condannata per crimini commessi contro il governo dopo l’agosto 2020, ma altre sono latitanti o esuli. Una di queste è la presidente Svetlana Tsikhanouskaya, confermata vincitrice delle elezioni presidenziali del 9 agosto 2020 da Europa e Stati Uniti, ma considerata estremista dal dittatore Lukashenko.

Con la sentenza dei «partigiani delle ferrovie» si arriva a  1.446 prigionieri politici presenti nelle carceri bielorusse, 500 in più rispetto ai 969 prigionieri del primo gennaio 2022.

L’associazione per i diritti umani Viasna alla fine dell’anno ha segnalato 6.380 arresti nel solo 2022, con una media di 17 fermi al giorno per motivi politici.

Il Nobel per la pace a Viasna e l’ulcera perforata di Maria Kalesnikava: attivisti che sfidano la dittatura in Bielorussia

Con un tweet lanciato la mattina del 29 novembre 2022, Svetlana Tsikhanouskaya aveva denunciato il ricovero d’urgenza della sua collega Maria Kalesnikava, condannata a 11 anni di prigione per aver lavorato alle elezioni presidenziali contro Lukashenko.

La Kalesnikava da alcuni giorni era stata spostata in una cella d’isolamento, senza contatti esterni e con torture psicologiche, come l’assenza del riscaldamento.

Solo il 5 dicembre l’avvocato dell’attivista ha potuto visitarla, insieme al padre, e constatare che era stata operata per un’ulcera perforata. Ancora a inizio gennaio le sue condizioni di salute non sono chiare, come denuncia la sorella su Twitter (https://twitter.com/HannaLiubakova/status/1611687033562357760).

Il 10 dicembre, a Oslo, Natallia Pinchuk, la moglie dell’attivista Ales Bialatski, ha ritirato il Nobel per la Pace 2022 al posto del marito, detenuto da agosto 2021. Incarcerato per 25 volte come attivista, il fondatore dell’associazione Viasna dal 13 dicembre accusa un peggioramento della sua condizione fisica.

Il 5 gennaio è cominciato il suo processo, insieme ad altri colleghi dell’associazione, come Valiantsin Stefanovic intervistato da Osservatorio Diritti a maggio 2021 e arrestato pochi mesi dopo (leggi anche Bielorussia: la dittatura silenzia le proteste con arresti indiscriminati).

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Ales Bialatski, fondatore dell’associazione Viasna – Foto: su gentile concessione di Viasna

Inizia oggi il processo alle giornaliste di Tut.by

Oggi, lunedì 9 gennaio, inizia il processo contro Lyudmila Chekina, direttrice generale di Tut.By, e Marina Zolotova, caporedattrice della stessa testata. Arrestate in casa nel maggio 2021, vedono la loro prima udienza dopo un anno e mezzo di detenzione.

Fermate con l’accusa di evasione fiscale, ora sono a processo per il reato di incitamento all’inimicizia contro il governo. Il nuovo articolo del codice penale, inserito a metà 2022 per incrementare le pene contro i manifestanti, include il comma 3 dell’art. 361 (linee guida per inviti ad azioni volte a danneggiare la sicurezza nazionale della Repubblica di Bielorussia, commessi utilizzando i mass media o la rete informatica globale internet). Le due giornaliste rischiano dai 7 ai 12 anni di reclusione e la decisione è in mano alla giudice Valentina Zenkevich.

Dalle proteste di agosto 2020 sono 33 i giornalisti arrestati per aver testimoniato le repressioni governative.

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