Salute sessuale, ancora tanta strada da fare per garantire i servizi in tutta Italia

L'accesso alla profilassi pre-esposizione per l'Hiv non è facile, i farmaci salvavita sono difficili da reperire, c'è un'enorme differenza tra piccoli e grandi centri e chi vive con l'Hiv è discriminato in ambito ospedaliero. La mappatura di Arcigay in 31 città

Discriminazione in ospedale nei confronti di chi convive con l’Hiv, difficoltà a reperire farmaci salvavita, enormi differenze tra piccoli e grandi centri per ciò che riguarda i servizi di salute sessuale, difficoltà di accesso alla profilassi pre-esposizione per l’Hiv (Prep).

È quanto è emerso dalla mappatura realizzata dall’Arcigay all’interno del progetto Healthy Peer sui servizi di prevenzione, cura e assistenza nell’ambito della salute sessuale in 31 città italiane.

«Il progetto ha fatto emergere una situazione problematica. Alcuni servizi specifici, ad esempio in ambito Prep, sono poco istituzionalizzati o del tutto assenti. In qualche caso avversati o legati alla disponibilità di un singolo che permette, finché presente e anche attraverso vie non formali, l’attivazione di servizi per la comunità Lgbt+. Negli ultimi tre anni sono stati tracciati casi di discriminazione in 19 su 31 territori della mappatura», ha detto Ilenia Pennini, responsabile Salute nella segreteria nazionale dell’Arcigay.

Leggi anche:
Giornata mondiale contro l’Aids: la lotta all’Hiv preoccupa in Italia e nel mondo
Giornata mondiale contro l’Aids: contagiate 1,5 milioni di persone in un anno 

salute sessuale uomo
Banner di Arcigay diffuso in occasione della mappatura dei servizi di salute sessuale in Italia

Servizi di salute sessuale in Italia: situazione regredita con la pandemia

Siena è l’unica città tra quelle mappate in cui non c’è un presidio/ambulatorio dedicato all’Hiv. Nelle altre 30 città è presente ed è quasi sempre gratuito, anonimo e ad accesso diretto.

A Milano e Roma sono stati segnalati più di 4 sportelli, a Venezia e Reggio Calabria ce ne sono quattro. A Verona, Belluno, Palermo, Modena, Frosinone, Firenze, Padova sono tre. A Viterbo, Mantova, Ferrara, Lecce, Varese, Latina e Torino ne sono presenti due.

Più difficile che questo sportello sia affiancato da un servizio di counseling pre e post test, fondamentale per aiutare le persone a capire quali sono i comportamenti a rischio e a sostenerle in caso di diagnosi positiva.

In tutte le città sono previsti presidi sanitari che prendono in carico persone con l’Hiv. In 11 città su 31 invece mancano i servizi di screening gratuiti per infezioni sessualmente trasmesse diverse dall’Hiv.

Sono solo 6 le città in cui è possibile avere lo screening gratuito per tutte le infezioni tracciate (Candida, Clamidia, Epatite A, B, C, Gonorrea, Herpes genitale, Hpv, Sifilide, Trichonomonas, Micoplasma genitale, Vaiolo delle scimmie): Aosta, Milano, Modena, Padova, Torino, Verona.

A Frosinone sono disponibili tutti gli screening eccetto il vaiolo delle scimmie. Nelle altre città è possibile sottoporsi a screening per due o più infezioni.

Leggi anche:
Hiv: dalla Thailandia all’Africa, l’Aids colpisce soprattutto i bambini 
Giornata mondiale contro l’Aids: farmaci antiretrovirali troppo cari 

salute sessuale torino
Foto: Barcex (via Flickr)

Servizi di salute sessuale: solo a Milano la Prep è gratis

Come già scritto da Osservatorio Diritti, i dati del ministero della Salute diffusi in occasione della Giornata internazionale contro l’Aids del 1° dicembre rivelano che nel 2021, in Italia, sono state quasi 5 al giorno le nuove diagnosi di Hiv e che, in molti casi, sono state scoperte in ritardo, cioè quando già si erano manifestati i sintomi della malattia.

Nonostante questo la Prep, la profilassi pre-esposizione per prevenire l’Hiv (consiste nell’assumere una combinazione di farmaci attivi contro Hiv prima dei rapporti sessuali), non è accessibile dappertutto. Dal monitoraggio risulta che 9 città su 31 non hanno uno sportello Prep: ciò significa che le persone sono costrette a spostarsi in altre città per potervi accedere.

La prescrizione è legata all’iniziativa degli infettivologi e il costo è quasi sempre a carico di chi la utilizza: Firenze, Latina, Lecce, Roma, Verona, Venezia e Milano hanno più di uno sportello dedicato, ma solo Milano ha attivato la sperimentazione della somministrazione gratuita.

«Favorire l’accesso alla Prep in gratuità o a prezzi ridotti a tante persone è uno degli strumenti che in altri Stati sta portando a un’enorme riduzione delle nuove diagnosi da Hiv; implementare questo strumento in ogni parte d’Italia porterebbe un enorme beneficio in termini di salute pubblica», dice Pennini.

Leggi anche:
La lotta contro l’Aids si inceppa in Italia, Grecia e Usa 
Diritti umani: storia e convenzioni Onu dalla Dichiarazione universale a oggi

salute sessuale e riproduttiva donne
Foto: Blink O’fanaye (via Flickr)

Niente psicologici per chi vive con l’Hiv nella metà dei territori

Il servizio psicologico in contesti ospedalieri/ambulatoriali rivolto a persone che vivono con l’Hiv è assente in quasi la metà dei territori mappati. In alcuni casi, è stato disattivato durante la pandemia, come racconta Arcigay.

Nelle città di Padova e Livorno, oltre al servizio psicologico, è presente anche uno sportello per il ChemSex problematico, mentre un servizio è presente nelle città di Aosta, Varese, Verona, Mantova, Belluno, Pesaro, Roma, Reggio Calabria, Torino (il ChemSex è una pratica che consiste nel ricorso a specifiche sostanze, da parte di uomini che fanno sesso con altri uomini, per favorire la prestazione sessuale e aumentarne la durata). Più di un servizio è presente nelle città Catania, Firenze, Latina, Milano, Padova.

In 15 città i servizi di promozione della prevenzione, benessere salute sessuale sono stati organizzati dalle associazioni del territorio, tra cui Arcigay, in contesti peer/community base. È così ad Ancona, Catania, Latina, Ferrara, Firenze, Mantova, Milano, Modena, Padova, Pesaro, Reggio Calabria, Roma, Torino, Treviso, Varese.

«Questi servizi non sostituiscono quelli sanitari, ma garantiscono da anni a tante persone che temono gli ospedali o che trovano difficoltà nei servizi di testing sanitari, di fare il test e avere informazioni in ambienti accoglienti e non giudicanti. Usciti dall’emergenza sanitaria, ci muoviamo però in un’ambiguità di norme sulle quali è urgente fare chiarezza», aggiunge Pennini.

Salute sessuale: breve storia della lotta all’Hiv

La prima diagnosi di Hiv è del 1982. In questi 40 anni, i movimenti hanno chiesto risposte pubbliche e attivato risposte autonome e la ricerca ha raggiunto risultati importanti: oggi le persone con Hiv che seguono una terapia non trasmettono il virus e c’è la possibilità di accedere alla Profilassi pre-esposizione. I dati sulle diagnosi (1770 in Italia nel 2021) e sulle persone morte per Aids (oltre 500 sempre l’anno scorso) dicono che c’è ancora molta strada da fare.

«I numeri che presentiamo, raccolti con l’esperienza delle persone che animano i nostri comitati locali, sono un tentativo di approfondire le lacune di un sistema che evidentemente sta a malapena contenendo un fenomeno, ma assolutamente non lo combatte. Nel post pandemia, poi, la grande retorica della prevenzione e della salute ha avuto la peggio rispetto ai prosaici conti, per far tornare i quali abbiamo fatto enormi passi indietro nell’accesso ad alcune prestazioni sanitarie, allontanandoci sempre di più dall’idea di un servizio pubblico universalistico, che dovrebbe essere essere l’orgoglio della nostra democrazia», ha detto Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.