Bielorussia, la dittatura di Lukashenko inasprisce i rapporti con l’Ue
Evelina Schulz, delegata Ue in Bielorussia, è stata trattenuta per diverse ore in un commissariato di Minsk per aver seguito un processo contro dieci attivisti. L’Unione europa condanna l’accaduto e chiede di ridurre i diplomatici bielorussi a Bruxelles
Martedì 6 settembre Evelina Schulz, incaricata d’affari presso la delegazione Ue in Bielorussia, era presente all’udienza che ha condannato Marfa Rabkova, la coordinatrice della ong per i diritti umani Viasna, a 15 anni per il reato di terrorismo. Uscendo dal tribunale di Minsk, Schulz è stata fermata da alcuni poliziotti e portata nella stazione di polizia centrale. Malgrado avesse mostrato il tesserino diplomatico e il passaporto, Schulz è stata comunque trattenuta fino a sera.
«La detenzione illegale da parte della polizia di Minsk di Evelina Schulz rappresenta un gravissimo episodio e l’ennesima provocazione all’Unione europea del regime di Lukashenko», dice a Osservatorio Diritti Eleonora Mongelli, della Federazione italiana per i diritti umani (Fidu).
Il portavoce dell’ufficio diplomatico dell’Ue, Peter Stano, ha chiesto di ridurre la presenza dei delegati bielorussi fino a che il presidente Alexander Lukashenko non avrà chiarito i motivi del fermo.
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Bielorussia: la dittatura di Lukashenko processa (ancora) gli attivisti
Il processo che stava seguendo di persona Schulz era stato aperto contro dieci difensori dei diritti umani incarcerati da oltre 2 anni a seguito delle proteste di piazza dell’agosto 2020. Marfa Rabkova era in carcere dal 17 settembre 2020, dopo essere stata prelevata da casa sua all’alba. Insieme a lei sono stati condannati Akihiro Haeuski-Hanada, Alyaksandr Frantskevich, Alyaksei Galauko, Alyaksandr Kazlyanka, Pavel Shpetny, Mikita Dranets, Andrei Marach e Daniil Chul, sempre di Viasna, con pene da 3 a 15 anni.
Rabkova è stata giudicata colpevole di vari reati, tra cui «aver organizzato, preso parte e addestrato altre persone a partecipare a rivolte di massa», «aver incitato all’odio sociale nei confronti del governo» ed «essere coinvolta in un’organizzazione criminale», azioni commesse come attivista di Viasna che da anni si occupa di denunciare i soprusi della dittatura. Stessi reati che hanno portato a 6 anni di carcere per il difensore Andrei Chapyuk.
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29 giornalisti arrestati, Dzianis Ivashyn condannato per alto tradimento
Pochi giorni dopo il fermo della delegata Ue, il giornalista Dzianis Ivashyn è stato condannato a 13 anni. Come avevamo scritto su Osservatorio Diritti, Ivashyn era stato arrestato il 12 marzo 2021 per aver raccontato le azioni del corpo speciale ucraino Berkut, sciolto per aver commesso azioni contro la popolazione, e ricostruito dal governo bielorusso per sedare le proteste di piazza nell’agosto 2020.
Il giornalista ha subito aggressioni in carcere durante la detenzione, manifestando problemi cardiaci dall’estate 2021. È stato condannato per alto tradimento, con l’obbligo di pagare una multa per risarcire le nove vittime che aveva coinvolto nelle sue inchieste. Poco prima della sua condanna sono stati arrestati altri due giornalisti, Yauhen Merkis e Pavel Mazheika, portando a 29 i giornalisti in carcere e a 1.337 il numero dei prigionieri politici.
La Tsikhanouskaya annuncia governo bielorusso di transizione in esilio
Mentre il presidente Lukashenko è alle prese con nuove esercitazioni delle forze armate lungo il confine con l’Ucraina, a Vilnius decine di rappresentanti del popolo bielorusso si sono ritrovate per consolidare le azioni del governo in esilio della premier SviatlanaTsikhanouskaya.
L’8 e 9 agosto in Lituania sono arrivati tutti gli esponenti che da agosto 2020 organizzano la resistenza del popolo bielorusso. Per l’Italia era presente Eleonora Mongelli della Fidu.
Malgrado il riconoscimento della Commissione europea e degli Stati Uniti come presidente ufficiale della Bielorussia della Tsikhanouskaya, non si parla del cambio al vertice con il dittatore Lukashenko.
La due giorni estiva ha costruito un governo unitario di transizione, che è stato riconosciuto durante la 77esima assemblea generale dell’Onu, dove la Tsikhanouskaya è intervenuta.
Così recita un tweet ufficiale apparso dopo il suo discorso all’assemblea: «Siamo qui per assicurarci che la voce della Bielorussia democratica sia ascoltata. Abbiamo bisogno di qualcosa di più delle parole. Abbiamo bisogno di azioni concrete da parte dei leader mondiali. Porto un messaggio di speranza, ma anche di urgenza. Ora è il momento della coerenza».