Firestone: la gomma per pneumatici mette a rischio ambiente e diritti
Un rapporto firmato Swedwatch, Source International e Green Advocates International indaga sulla relazione tra la lavorazione della gomma naturale e l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, evidenziando impatti devastanti sulla vita della popolazione in Liberia
In Liberia, Paese dell’Africa occidentale, il più grande impianto al mondo di lavorazione della gomma naturale, di proprietà di Firestone, continua a mettere a rischio i diritti alla vita, alla salute, all’alimentazione, a un ambiente sano delle comunità che vivono nelle sue vicinanze.
È quanto emerge dal rapporto Murky waters. Environmental and human rights impacts of natural rubber processing in Liberia (Acque torbide. Gli impatti ambientati e sui diritti umani della lavorazione della gomma naturale in Liberia), presentato oggi in anteprima da Osservatorio Diritti e realizzato da tre associazioni impegnate nella difesa dei diritti umani e dell’ambiente: Swedwatch, organizzazione non profit indipendente svedese, Green advocates international (Gai), organismo con sede in Liberia, e Source international, organizzazione composta da scienziati e avvocati, impegnata in oltre trenta Paesi del mondo, dove lavora in partnership con le comunità locali e con altri enti come il Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (Undp).
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Gomma naturale e pneumatici: settore a rischio violazioni
In molti luoghi del mondo – spiega il rapporto – la gomma naturale, originaria del bacino amazzonico e coltivata nelle zone tropicali, usata per una vasta gamma di prodotti – pneumatici in primis – rappresenta una fonte di sostentamento per milioni di persone nei Paesi più poveri.
Allo stesso tempo, però, la lavorazione industriale della gomma naturale è legata a molte forme di violazione dei diritti umani: il land grabbing (l’accaparramento di terre), l’inquinamento ambientale – contaminazione dell’aria e dell’acqua – con le relative ricadute sulla salute, la deforestazione con la perdita della biodiversità e l’aggravamento del cambiamento climatico, la violazione dei luoghi sacri tradizionali delle comunità locali, lo sfruttamento e il lavoro minorile.
Fuori i piccoli agricoltori, dentro le grandi aziende
La gomma naturale era tradizionalmente coltivata da piccoli agricoltori, ma il forte aumento della domanda a livello mondiale ha fatto esplodere il numero di impianti industriali.
Fra il 1983 e il 2012 – si legge nel rapporto – l’area totale nel mondo a coltivazione di gomma naturale è passata da 5,5 milioni a 9,9 milioni di ettari. Il 90% della gomma proveniva dall’Asia, con Thailandia, Indonesia e Vietnam in testa. L’industria di pneumatici assorbe il 70% della produzione.
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Firestone (Bridgestone): in Liberia da un secolo
L’impianto di Firestone Liberia si trova ad Harbel, a 50 km a ovest della capitale Monrovia. Si tratta di una filiale indiretta di Bridgestone corporation (attraverso Bridgestone Americas), una delle più grandi aziende al mondo di pneumatici. È presente in Liberia da quasi un secolo, esattamente dal 1926, dove rappresenta il principale datore di lavoro privato del Paese (circa 6 mila lavoratori).
Come spiega il rapporto, Firestone opera su quasi il 10% del terreno coltivabile. Nelle vicinanze dell’impianto vivono decine di migliaia di persone. L’impianto è separato dai villaggi circostanti dal fiume Farmington, dal quale le comunità dipendono per molte delle loro attività di sussistenza, come la pesca e i trasporti.
Swedwatch, impegnata da anni in Liberia in collaborazione con gruppi e associazioni locali (fra cui Gai), oltre ad aver raccolto una vasta documentazione prodotta da vari gruppi della società civile, un anno fa ha condotto delle interviste con oltre cento residenti locali di tredici comunità: tutti hanno messo in luce come problema chiave l’accesso limitato all’acqua pulita.
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Firestone Liberia: gli impatti su acqua e aria
I rappresentati comunitari hanno evidenziato l’impatto negativo delle attività dell’impianto sull’aria e sulle risorse idriche con conseguenze nocive sulla salute, problemi legati all’acqua contaminata, come diarrea e nausea.
Particolarmente vulnerabili sono le donne, che spesso si prendono cura dell’economia domestica, del rifornimento dl acqua, del bucato e della pesca: molte di loro, a causa del contatto con acqua contaminata, soffrono di eruzioni cutanee e di infezioni interne.
I livelli elevati di polvere e di odori nocivi nell’aria – dicono gli intervistati – causano una serie di disturbi come perdita di appetito, mal di testa, vomito, eruzioni cutanee, sanguinamenti del naso, occhi iniettati di sangue, con conseguente stress psicologico. E i livelli di questi disturbi aumentano più ci si avvicina all’impianto industriale.
Oltre ai problemi di ordine sanitario, gli intervistati lamentano la carenza di informazione, l’insufficiente trasparenza da parte dell’azienda riguardo ai livelli di inquinamento.
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Le analisi confermano l’inquinamento di Firestone
Al fine di fornire un’evidenza di carattere scientifico alle preoccupazioni delle comunità, tra fine febbraio e i primi di marzo 2020 Source international ha condotto sul posto, con i suoi ricercatori, un’analisi della qualità dell’acqua e dell’aria, i cui risultati permetteranno alle comunità di essere più consapevoli, rafforzare le loro difese e imparare a monitorare i livelli dell’inquinamento.
In sintesi, le indagini hanno confermato i problemi riscontrati dagli intervistati. L’analisi dell’acqua nel fiume Farmington mostra una contaminazione organica e inorganica al di sopra dei livelli ammessi per il consumo umano.
L’analisi dell’aria risulta particolarmente importante: secondo il Programma per l’ambiente delle Nazioni unite l’inquinamento atmosferico è il più grande rischio ambientale per la salute umana, causa di quasi 7 milioni di morti premaure all’anno. L’industria della gomma, rilasciando nell’atmosfera una grande quantità di polveri e gas nocivi, risulta una delle attività che più contribuiscono ad inquinare. L’analisi di Source international evidenzia livelli di inquinamento più elevati nelle vicinanze dell’impianto.
La risposta di Firestone e Bridgestone Americas
Swedwatch ha inviato i risultati del rapporto a Firestone e Bridgestone Americas dando loro la possibilità di replica e chiarimenti. La compagnia madre si è dimostrata aperta al dialogo, anche se – commenta lo studio – le risposte alle richieste di informazioni non sono state esaustive.
Firestone, dice il rapporto, ha dichiarato nel suo dialogo con Swedwatch: «Firestone Liberia lavora in stretta collaborazione con l’Agenzia per la protezione dell’ambiente liberiana e i loro consulenti stanno testando i livelli del deflusso delle acque reflue. È stato pienamente riconosciuto con tutti i soggetti interessati che certi costituenti nutritivi nelle acque reflue hanno, in molteplici occasioni, oltrepassato gli standard consentiti. Comunque, non siamo a conoscenza di alcun problema o danno risultante da questi superamenti».
L’accordo di concessione fra l’azienda e governo della Liberia è stato rinnovato nel 2008, con estensione della licenza fino al 2041: Monrovia ha incluso una serie di impegni in materia ambientale che Firestone deve assumersi per continuare a operare. In relazione al problema dell’inquinamento, nel 2008 Firestone ha dato avvio alla costruzione di un sistema di depurazione delle acque reflue.
L’appello alla Bridgestone corporation
Le tre organizzazioni ambientaliste lanciano una serie di raccomandazioni a Firestone e al governo liberiano. E un appello alla compagnia madre:
«In qualità di una delle più grandi aziende al mondo di pneumatici e gomma, Bridgestone corporation può influenzare in modo significativo l’aderenza del mercato globale agli standard internazionali sui diritti umani. Swedwatch, Source International e Green Advocates chiamano Bridgestone corporation a usare il suo ruolo di leader per far avanzare il contributo industriale al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu, incluso l’obiettivo 12 sui modelli sostenibili di produzione».
Il rapporto delle tre organizzazioni sarà presentato oggi 24 febbraio alle 16 in una conferenza online, in occasione della quinta Assemblea Onu sull’ambiente e della 46esima sessione del Consiglio sui diritti umani delle Nazioni unite.