Ecuador: Pacto, in lotta da 300 giorni per fermare l’estrazione mineraria

Pacto si trova dentro la "Riserva della Biosfera del Chocó Andino", eppure l'impresa mineraria Melinachangó Santa Bárbara continua a operare inquinando le acque e colpendo 21mila persone. Con la complicità dei governanti dell'Ecuador. Lo denuncia la popolazione locale, in lotta dallo scorso Natale

da Pacto, Ecuador

L’Ecuador è stato negli anni teatro di enormi scontri per la conservazione delle risorse naturali e oggi Pacto, località a due ore da Quito, è la nuova frontiera di questa guerra di sistema. Una lotta combattuta dentro il territorio di quella che l’Unesco ha dichiarato Riserva della Biosfera del Chocó Andino nel giugno 2018.

La popolazione della parrocchia di Pacto, che da generazioni si dedica alla coltivazione della canna da zucchero, ha montato una tenda e un posto di blocco fin dal Natale 2020: ad oggi queste persone si trovano ancora lì e resistono senza fare un passo indietro.

Osservatorio Diritti è stato sul posto e ha intervistato i leader comunitari Inti Arcos, coordinatore tecnico della Mancomunidad, e Richard Paredes, presidente della Comunità di Pacto, oltre alle persone del frente antiminero in lotta da quasi 300 giorni.

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Posto di blocco della comunità di Pacto, Ecuador – Foto: © Diego Battistessa

Ecuador, comunità di Pacto: la difesa del territorio

Chocó Andino si trova nella provincia di Pichicnha, dentro l’area metropolitana della capitale dell’Ecuador, Quito. In questa “Riserva della Biosfera” si sta materializzando da mesi una lotta serrata tra le comunità locali e il settore minerario, che vuole sfruttare ad ogni costo le risorse aurifere del territorio.

Le vecchie concessioni minerarie e quelle in corso colpiscono le attività primarie di 21 mila personedelle 6 parrocchie di Nanegal, Nanegalito, Gaule, Calacali, Pacto e Nono. Inoltre le attività di estrazione mineraria illegale stanno inquinando in modo indiscriminato le fonti idriche.

La disputa si centra su tre elementi principali. Il fatto che lo Stato ecuadoregno continui a dare concessioni di estrazione mineraria nonostante la creazione della riserva, il fatto che le antiche concessioni risalenti a 20 anni fa stiano operando nel nucleo della riserva (che deve essere esente da ogni attività di sfruttamento) e la lotta all’estrazione mineraria illegale. Le comunità locali che si trovano nella riserva hanno creato una forma di gestione territoriale alternativa chiamata Mancomunidad e stanno chiedendo una consultazione popolare per fermare l’estrattivismo.

Estrattivismo: leggi gli articoli pubblicati da Osservatorio Diritti sulla lotta all’attività mineraria

La lotta all’estrazione mineraria si sposta nei tribunali

L’ultimo tassello in ordine di tempo si è aggiunto a settembre quando il tribunale di San Miguel de los Bancos, zona di competenza amministrativa per Pacto, ha negato la richiesta di misure cautelari avanzata dalla popolazione insieme ad altri organi territoriali e amministrativi.

In riferimento a questa sentenza, il Fronte Antiminerario ha dichiarato ha dichiarato:

«Dopo 264 giorni di resistenza e difesa del territorio, minacciato per le attività minerarie realizzate senza consultazioni, illegali e senza licenza ambientale, la giustizia ha lasciato indifesa la Parrocchia di Pacto».

E ancora: «Informiamo che oggi, 9 di settembre, in un’udienza pubblica, la giudice Lorena Paredes dell’unità giuridica multicompetente di San Miguel de los Bancos, ha negato l’azione di protezione con misure cautelari presentata dal Fronte Antiminerario Pacto per la vita, l’acqua e la natura, l’Associazione di produttori di Panela, il Gad parrocchiale di Pacto e la Defensoria del Pueblo de Ecuador. Questa sentenza viene emessa nonostante tutte le denunce, prove, report, comunicati, fotografie, video, mappe e testimonianze che evidenziano l’omissione dello Stato ecuadoregno di fronte alla violazione dei diritti costituzionali della natura della comunità di Pacto da parte dell’impresa mineraria Melinachangó Santa Bárbara. Pacto è una comunità con dignità che ancora una volta ribadisce che la lotta continuerà. Saggezza, forza e resistenza!».

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Foto: © Diego Battistessa

A Pacto manca il consenso della popolazione per lo sfruttamento del territorio

Inti Arcos, biologo, coordinatore tecnico della Mancomunidad, ma ancora prima un uomo nato e cresciuto in quella terra, chiarisce che «in questa zona, che è una delle più biodiverse del Pianeta, non possiamo differenziare tra estrazione mineraria legale e illegale: qui tutta l’attività mineraria è illegale perché imposta senza consenso previo»

La grande biodediversità della Chocó Andino, che è anche parte del famoso corridoio del Tremarctos ornatus, meglio conosciuto come “orso dagli occhiali” o “orso sudamericano”, risulta fortemente in pericolo a causa di un approccio puramente depredatorio delle imprese minerarie appoggiate da uno Stato centrale che applica politiche economiche sempre più neoliberiste.

In questo senso Arcos spiega che i politici vanno e vengono, ma che le persone nella comunità rimangono e con l’arrivo di Guillermo Lasso alla presidenza dell’Ecuador, la Mancomunidad non si aspetta nessun migliormaento, anzi.

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Inti Arcos, coordinatore tecnico della Mancomunidad – Foto: © Diego Battistessa

Ecuador: la resistenza del fronte anti-minerario di Pacto

È per questo che nella parrocchia di Pacto, troviamo quello che viene chiamato il plantón antiminero. Si tratta di un blocco stradale vigilato giorno e notte dagli abitanti della comunità per impedire che venga trafugato illegalmente materiale minerario dalla zona.

Il posto di blocco è organizzato e gestito dal frente antiminero che gestisce i turni di presenza nella tenda e la logistica delle vettovaglie. Dentro la tenda ci sono uomini e donne comuni, che hanno un coraggio e una determinazione straordinari.

Sono membri delle associazioni di produttori di zucchero di canna, il prodotto stella di questa zona. Si danno turni sulle 24 ore ormai da dicembre 2020, in un cammino di disobbedienza civile non violenta che si oppone agli interessi delle grandi imprese minerarie nazionali e internazionali.

Richard Mario Paredes, presidente della parrocchia di Pacto, ha dichiarato:

«La resistenza sarà ad oltranza in accordo con l’articolo 98 della Costituzione, non ci fermeremo fino ad ottenere il diritto ad una consultazione popolare sul destino della nostra terra. Contiamo con l’appoggio e l’accompagnamento tecnico del Governo Autonomo Decentralizzato della provincia di Pichincha (Gadp), questo ci dà fiducia e speranza. È una situazione limite perché riceviamo minacce, attacchi informatici con tentativo di furto di identità e viviamo sotto la pressione costante delle grandi compagnie minerarie, ma questo non ci spaventa».

Dopo quasi 300 giorni di lotta (in piena pandemia) la stanchezza fisica e psicologica è innegabile, ma la determinazione dei membri del fronte sembra incrollabile. La resa per loro non è un’opzione, visto che in quel territorio sono nati, ereditando un modus vivendi in armonia con la natura.

Luis Arturo Vaca Medina, anziano coltivatore di canna da zucchero, non ha dubbi nel raccontare cosa lo motiva nel portare avanti la lotta. La voce trema di emozione, ma lo sguardo è fisso e determinato: «Ho ereditato questo lavoro e questa terra dai miei genitori e dai miei nonni, lottare per dare la stessa possibilità ai miei figli è il minimo che possa fare. Dobbiamo opporci e lanciare un grido di resistenza, lo dobbiamo ai nostri figli e a quelli che verrano dopo di loro».

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