Giornata mondiale dell’alimentazione: il richiamo della Fao per il 16 ottobre 2021

La necessità di trasformare i sistemi agroalimentari è il tema prescelto per la Giornata mondiale dell'alimentazione 2021, in calendario, come sempre, per il 16 ottobre. Ecco il punto della situazione nelle analisi Fao, Oxfam

Più di 3 miliardi di persone non sono in grado di garantirsi una dieta sana: si tratta di quasi il 40% della popolazione mondiale. Allo stesso tempo, sono 2 miliardi gli individui obesi o sovrappeso, il 14% del cibo va perso a causa di carenze e difetti durante la produzione, l’immagazzinamento e il trasporto e il 17% viene sprecato dai consumatori finali (puoi ascoltare il nostro ultimo podcast sui diritti umani dedicato, nella seconda parte, agli sprechi alimentari).

Lo ricorda l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione (World Food Day) del 16 ottobre, che quest’anno prevede celebrazioni di diverso genere anche oggi, 15 ottobre.

15 e 16 ottobre, il programma della Giornata mondiale dell’alimentazione 2021

Oltre ad eventi in 150 paesi, la cerimonia ufficiale della Giornata avverrà nella sede della Fao a Roma e potrà essere seguita online. Fra gli interventi, è previsto quello del direttore generale dell’organizzazione, Qu Dongyu, e quelli in video di Papa Francesco e del segretario generale dell’Onu, António Guterres.

A seguire ci sarà una lectio magistralis di Klaus Schwab, direttore esecutivo del Forum economico mondiale (World Economic Forum).

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Foto: © FAO 2021 – Banner Giornata Mondiale dell’Alimentazione – CC 3.0 IGO

Sistemi agroalimentari e cibo come diritto umano: il tema scelto dalla Fao e l’invito all’azione

Il tema scelto – a cui nel settembre scorso è stato dedicato un apposito vertice (il Food Systems Summit) a New York – è la trasformazione dei sistemi agroalimentari, cioè l’insieme di relazioni e processi che, dalla terra alla tavola, dalla produzione alla preparazione fino al consumo, uniscono in una rete complessa i produttori ai lavoratori, le imprese ai cittadini, il pubblico al privato, includendo anche i ricercatori e il mondo accademico (leggi anche Sistemi alimentari: agroindustria contro agroecologia e sovranità alimentare).

Partendo dall’idea che il cibo fa parte dei diritti umani (e non una merce) – come ricordato dal segretario generale dell’Onu al vertice di New York – occorre che ognuno faccia la propria parte: questo il messaggio della Fao trasmesso attraverso l’ormai classico slogan “Le nostre azioni sono il nostro futuro”.

Solo così, è il messaggio, potrà essere prodotto quel cambiamento necessario a rendere i sistemi sostenibili, cioè in grado di offrire – ad un prezzo accessibile e in una quantità sufficiente per evitare fame e malnutrizione – una ricca varietà di alimenti, sani, nutrienti, tutelando così la biodiversità e gli habitat naturali delle specie e riducendo l’influenza sui cambiamenti climatici.

Ascolta “Fame nel mondo: guerre, clima e pandemia sono le principali cause” su Spreaker.

Giornata mondiale dell’alimentazione: il punto su insicurezza alimentare e nutrizione

Il rapporto della stessa Fao su “sicurezza alimentare e nutrizione nel mondo” (prodotto in collaborazione con altre organizzazioni – tra cui Unicef e Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – e pubblicato a luglio) ha stimato che fra 720 e 811 milioni di persone nel 2020 non abbiano avuto abbastanza da mangiare: 118 milioni in più rispetto all’anno prima. Circa 418 milioni vivono in Asia e 282 milioni in Africa.

Il rapporto indica come principali fattori di insicurezza alimentare e malnutrizione le guerre, la variabilità climatica e i fenomeni estremi, oltre alle crisi economiche.

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Stabilimento di zucchero a Frauenfeld, Svizzera – Foto: JoachimKohlerBremen (via Wikimedia Commons)

Il virus della fame continua a moltiplicarsi

In linea con i dati della Fao ci sono anche quelli dell’Oxfam. L’organizzazione già nel 2020 aveva parlato infatti di un virus diverso da SARS-CoV-2: quello della fame. La situazione, secondo i dati presentati in un rapporto di luglio, è peggiorata ancora nel 2021: il numero di chi vive in condizioni di carestia è aumentato sei volte, coinvolgendo in totale 520.000 individui, mentre altre 20 milioni di persone sono scese a livelli estremi di insicurezza alimentare (155 milioni in tutto).

Guerre e clima: le cause dell’insicurezza alimentare

Oltre alla pandemia, nell’ultimo anno, hanno aggravato la situazione anche altri fattori. Anzitutto i conflitti, che hanno portato quasi 100 milioni di abitanti dei 23 paesi coinvolti a livelli critici di insicurezza alimentare, con un aumento della spesa militare del 2,7%, pari a 51 miliardi di dollari, ovvero, come si legge nel rapporto, sei volte e mezzo la cifra necessaria a rispondere all’appello umanitario ONU 2021 per la sicurezza alimentare (7,9 miliardi di dollari).

Le catastrofi naturali e gli eventi climatici estremi (più triplicati ogni anno dal 1980), come tempeste, inondazioni e siccità, hanno portato a «livelli critici» di fame quasi 16 milioni di persone in 15 paesi, con un forte impatto sulla produzione agroalimentare, a danno soprattutto dei piccoli agricoltori e delle comunità più povere.

Gli effetti del Covid-19: il tema della pandemia e dell’accesso al cibo

La necessità di ripensare i sistemi agroalimentari – sostenuta dalla Fao – sembrerebbe in effetti ancor più evidente di fronte all’impatto del Covid-19. La pandemia ha infatti ridotto l’accesso al cibo, in particolare a quello sano e nutriente, aggravando la povertà e le disuguaglianze.

Come ricorda la Commissione europea, gli agricoltori hanno dovuto far fronte alle restrizioni ai trasporti e alla circolazione, compresa quella dei lavoratori, a loro volta fortemente esposti a condizioni di lavoro precarie (leggi anche Coronavirus: contadini europei a rischio bancarotta). Fra le misure intraprese dai governi per frenare il virus, inoltre, la chiusura di ristoranti e mercati informali ha colpito soprattutto i paesi più poveri, dove essi si rivelano importanti fonti di cibo ad un prezzo accessibile.

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Gospel for Asia distribuisce cibo in Andhra Pradesh (India) durante il lockdown – Foto: Gospel for Asia (via Wikimedia Commons)

Alimentazione non adeguata: l’impatto sulla salute

La diminuzione dei salari e dell’occupazione, la ridotta disponibilità degli alimenti, le difficoltà di approvvigionamento e l’interruzione e il rallentamento dei servizi sanitari, nutrizionali e di protezione sociale, inoltre, hanno prodotto i loro effetti non soltanto nelle aree rurali, ma anche in quelle urbane, proprio a causa della riduzione dei servizi pubblici e delle scuole.

La possibilità stessa di una dieta variegata, inoltre, anche se non protegge dal Covid, rinforza il sistema immunitario, mentre cibi ultra-processati e poveri di micronutrienti favoriscono obesità ed eccesso di sovrappeso e dunque malattie come il diabete e i disturbi cardiovascolari, a loro volta fattori che accrescono il rischio in caso di contagio.

La pandemia delle disuguaglianze

Oxfam, elaborando dati della Banca mondiale (World Bank), prevede che entro la fine del 2021 saranno 745 milioni (100 in più rispetto all’inizio della pandemia) le persone in condizioni di povertà estrema. Ad avere la peggio saranno in particolare donne, sfollati e lavoratori informali e, in generale, i 2,7 miliardi circa di persone che non hanno ricevuto alcun sostegno finanziario pubblico dai loro governi.

Allo stesso tempo, come riportato dalla rivista Forbes, durante la pandemia i dieci individui più ricchi al mondo hanno aumentato la loro ricchezza di 413 miliardi di dollari. Una cifra, scrive l’organizzazione, «sufficiente a finanziare per oltre 11 volte l’intero appello umanitario Onu 2021».

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