Migranti: un nuovo servizio per i “naufraghi” del deserto del Sahara

Alarme Phone Sahara è un nuovo servizio gestito da attivisti africani ed europei per rintracciare i migranti persi nel deserto o respinti alle frontiere del Niger con Libia e Algeria. Nasce dall'esperienza di Alarm Phone, numero di telefono per migranti a rischio naufragio. Un modo anche per denunciare l'esternalizzazione della gestione delle frontiere

Nessuno ha idea di quanti migranti attraversino le rotte del “mare di sabbia”, il Sahara. Non si sa nemmeno quanti muoiano nel viaggio. Si sa solo che il deserto, come il Mediterraneo, si è trasformato in una fossa comune come il mare che si estende a Nord della Libia. Il mare del Sahara è particolarmente tempestoso e frequentato in Niger, il crocevia di tutte le rotte desertiche.

Nel Mediterraneo a partire dalla fine del 2011 è nata la campagna Boats4People, un coordinamento di attivisti a livello internazionale cha ha veleggiato dall’Italia alla Tunisia, in un viaggio simbolico per denunciare i naufragi quotidiani in quel tratto di Mediterraneo centrale.

Watch the Med: notizie sul diritto d’asilo e precursori delle ong in mare

Due anni più tardi, il coordinamento si è evoluto in Watch the Med, un sito d’informazione sul diritto d’asilo, uno strumento di monitoraggio delle tragedie del Mediterraneo, una piattaforma di lobbying che ha dato vita anche a casi giudiziari portati di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Sono stati i precursori della presenza delle ong in mare, cominciata appunto come forma di testimonianza di quanto stava accadendo nelle acque d’ingresso all’Europa, prima ancora che un modo per salvare delle vite umane.

A Watch the Med oggi è collegato un numero di telefono, Alarm Phone, che i migranti su barconi in avaria che rischiano di andare alla deriva possono chiamare per dare le loro coordinate e chiedere l’intervento della Guardia costiera titolare delle operazioni di salvataggio in quella zona Sar (Search and Rescue ).

migranti
Il deserto del Sahara (foto Pixabay)

Alarme Phone Sahara: soccorso ai migranti nel deserto

Da quest’esperienza trae ispirazione anche Alarme Phone Sahara (Aps), piattaforma che come Watch the Med fornisce report, testimonianze e brochure informative.

«Aps è un’associazione internazionale che ha come ambizione principale la difesa dei diritti dei migranti senza distinzione di razza, etnia, religione o origine. È nata dalla volontà di attivisti un tempo definibili “no global” di Africa e Europa», spiega in un’intervista Moctar Dan Yayé, tra i promotori dell’iniziativa in Niger.

Aps lavora in stretto contatto con Afrique-Europe-Interact, un’altra associazione di attivisti e di comunità della diaspora africana con reti principalmente tra Togo, Mali, Germania, Austria e Paesi Bassi.

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Algeria: il porto chiuso del Sahara nelle notizie di Aps

Come il Mediterraneo, anche il Sahara ha il suo porto chiuso: l’Algeria. Uno dei video di Aps è la testimonianza di un gruppo appena respinto alla frontiera con l’Algeria. Seicento persone, sostengono i testimoni. «Ci hanno abbandonato alla frontiera e abbiamo camminato dalle 21 fino alle 9, senza sapere dove stavamo andando». Le notizie più recenti di Aps contano fino a 1.316 persone nella stessa situazione.

Di fronte a loro, un ragazzo con un gilet giallo catarifrangente, “divisa” dei “segnalatori di pericolo”, che Aps «ha disseminato lungo tutta la regione nordorientale del Niger, in luoghi strategici per le rotte dei migranti», racconta Dan Yayé.

Come Alarm Phone, anche Aps ha due numeri di telefono da chiamare per chi si trova in difficoltà: +22 780296826 e +22 785752676. A quel punto, chi ha ricevuto la segnalazione interviene «per soccorrere le persone in difficoltà. Riceviamo richieste del genere ogni settimana per respingimenti alla frontiera algerina e molto spesso per veicoli in panne o gente dispersa lungo la rotta verso la Libia», prosegue il portavoce di Aps. L’assistenza di Aps consiste nel fornire dei primi generi di conforto: acqua, cibo e assistenza medica di base. Nei casi in cui è possibile, trasportano i migranti in un luogo sicuro.

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Confine Libia-Niger: migranti in balia dei pirati del deserto

Come accade nel Mediterraneo, anche nel Sahara ci sono guardacoste con interessi criminali a gestire le frontiere: milizie di mercenari sudanesi, maliani o ciadiani impiegate nelle zone di conflitto della parte meridionale della Libia. Per questi criminali i migranti sono una merce da vendere.

«Recentemente – continua Moctar Dan Yayé – 28 persone, tra cui una donna e una bambina in partenza per la Libia con il camion in panne sono state assistite e salvate dal nostro segnalatore di Lattai, un villaggio nel dipartimento di Bilma (nordest del Niger)». Alla fine i migranti sono stati riportati in un luogo sicuro e hanno ricominciato ancora una volta il loro viaggio.

Migranti senza bussola e lo zampino Ue sulle frontiere

La difficoltà maggiore per intervenire in queste situazione è la geolocalizzazione dei migranti. Il deserto non dà punti di orientamento e i migranti non sono preparati ad affrontarlo. Mentre in mare spesso viene loro affidato un telefono satellitare con cui mettersi in contatto con la terraferma, nel deserto non c’è nemmeno questa possibilità. Come spiega Aps, le rotte dei migranti dall’applicazione della legge 36 del 2015, imposta dall’Ue al governo nigerino, sono cambiate molto e spesso diventano più pericolose e meno battute da persone che non siano migranti o trafficanti.

Questi profondi cambiamenti nel tessuto sociale nigerino sono stati provocati principalmente dall’arrivo dei governi europei, sostengono ad Aps:

«La presenza dell’Ue in Africa nasconde un non-detto che va al di là del controllo dei flussi migratori verso l’Europa. La volontà selvaggia di esternalizzare la gestione delle frontiere nella regione subsahariana è denunciata dalla società civile che qualifica questo atteggiamento come un tentativo di “ricolonizzazione”» per appropriarsi delle risorse del luogo.

La «politica dello struzzo» Ue sui migranti in arrivo

Le politiche migratorie, specie in Niger, sono per Aps il frutto di una politica che definiscono «politica dello struzzo»:

«L’Ue si nasconde dietro alla migrazione per arrivare ad altri fini, diffonde la psicosi dell’instabilità della regione per raggiungere altri obiettivi non dichiarati, come la destabilizzazione dei regimi, la guerra civile nella regione, l’accaparramento delle terre note per essere ricche di materie prime. Non è mai stata raggiunto alcun risultato positivo per i migranti finora», da quando l’Ue è in Niger.

Il mare di sabbia è ancora più lontano e incomprensibile del mare che bagna le coste dell’Europa. Il servizio di Aps è tra le poche testimonianze esistenti che cercano di renderlo un po’ meno impenetrabile, riportando a galla le storie dei suoi naviganti.

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