Diritti dei bambini: Unicef denuncia discriminazioni verso le bambine
A scuola, sul lavoro, nella salute, tra le mura domestiche, nelle scelte importanti della vita: è ancora troppo lungo l'elenco degli ambiti in cui bambine e adolescenti sono vittime di pregiudizio e discriminazione nel mondo. Ne parla l'ultimo rapporto di Unicef sui diritti dei bambini
L’ultimo rapporto di Unicef, Posso essere quello che voglio, denuncia come la diseguaglianza di genere ostacoli un cambiamento generazionale e limiti le ambizioni delle bambine e delle ragazze.
«Nel mondo 600 milioni di ragazze hanno la potenzialità per diventare imprenditrici, scienziate, visionarie, leader politiche capaci di dare vita a importanti cambiamenti, ma ogni giorno molte di loro incontrano barriere che ostacolano questo percorso», ha detto Francesco Samengo, presidente di Unicef Italia.
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Diritti dei bambini a scuola: l’esclusione dall’istruzione
Secondo quanto emerge dal rapporto, 131 milioni di ragazze nel mondo non ricevono istruzione. Il 10% delle bambine in età da scuola primaria non la frequenta, altre non possono iscriversi alle scuole secondarie e hanno bisogno di sostegno per sviluppare competenze di base nella lettura e in matematica.
Permettere alle bambine la piena partecipazione al sistema di istruzione e al mondo del lavoro significa superare gli stereotipi di genere e le barriere che incontrano.
L’irraggiungibile parità di genere tra bambini e bambine
A livello globale, si legge nel rapporto, nella primissima infanzia le differenze di genere sono ridotte e alla nascita le bambine hanno anche più probabilità di sopravvivenza dei bambini. Le barriere, però, crescono con l’età.
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Le faccende domestiche e la cura dei fratelli impediscono alle bambine di andare a scuola. Dopo i 10 anni di età generalmente le prospettive dei ragazzi si ampliano e quelle delle ragazze si restringono con conseguenze su tutto il loro percorso di vita e sull’occupazione. Nel mondo del lavoro una ragazza su tre, tra i 15 e i 29 anni, non lavora, non riceve un’istruzione o corsi di formazione.
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La violenza per il Fondo Onu per l’infanzia
Circa 15 milioni di ragazze adolescenti nel mondo tra i 15 e i 19 anni hanno subito stupri o altri tipi di violenza sessuale durante la loro vita. Secondo il rapporto, la violenza di genere sulle bambine è una delle principali cause di morte.
Ogni 10 minuti un’adolescente muore a causa di violenza. Il quadro si aggrava se si parla delle condizioni di salute delle ragazze. La gravidanza e il parto sono le principali cause di morte, ma si contano anche milioni di adolescenti infettati dall’Hiv: uno ogni tre minuti viene contagiato. Nel 2017 erano circa 1,2 milioni gli adolescenti, tra i 15 e i 19 anni, affetti dal virus. Di questi, 3 su 5 erano ragazze.
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I matrimoni precoci e forzati nei dati Unicef
Un bambina costretta ad un matrimonio precoce affronta conseguenze che la segneranno per tutta la vita. Aumenta la possibilità di non portare a termine il percorso scolastico, di subire violenze, di diventare madre in età precoce e di morire per complicazioni durante la gravidanza. Le viene rubata l’adolescenza.
Secondo dati Unicef sono circa 12 milioni le spose bambine ogni anno. In generale, 25 milioni di matrimoni in meno rispetto a quelli previsti 10 anni fa a livello mondiale. Tuttavia la previsione fino al 2030 è preoccupante: si stima che oltre 150 milioni di ragazze si sposeranno ancora minorenni.
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Mgf: si allunga l’elenco dei diritti delle bambine violati
L’Organizzazione mondiale della sanità definisce le mutilazioni genitali femminili come «procedure che implicano l’asportazione parziale o totale dei genitali esterni per ragioni non mediche». Una violenza silenziosa che mette a rischio la vita, la salute fisica e psicologica di migliaia di bambine e adolescenti, calpestando i loro diritti.
Secondo l’ultimo rapporto Unicef, sono circa 200 milioni nel mondo le donne, le ragazze e le bambine che sono state sottoposte a mutilazioni genitali femminili. Se nei prossimi anni non saranno realizzati interventi efficaci per porre fine a questa violenza, si prevede che entro il 2030 saranno colpite da questa pratica circa 68 milioni di ragazze.
In Italia, secondo un recente report dello European Institute for Gender Equality (Eige), nel 2017 si registravano circa 20 mila bambine potenzialmente a rischio di mutilazioni genitali femminili.
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La Carta dei diritti dei bambini
L’articolo 2 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificato dall’Italia nel 1991, sancisce «il diritto di ogni bambina e ogni bambino a essere libero da qualsiasi forma di discriminazione».
Il primo trattato internazionale che riunisce i diritti umani delle bambine e dei bambini, di cui nel 2019 ricorrono i 30 anni dall’approvazione da parte dell’assemblea delle Nazioni Unite.
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Italia: mancano pari opportunità per bambine e ragazze
L’Italia è ancora indietro rispetto ad altri Paesi, nonostante gli Obiettivi di sviluppo sostenibile adottati dalla comunità internazionale nel 2015 impegnino tutti gli Stati a lavorare per raggiungere la parità ed eliminare la violenza di genere entro il 2030.
Secondo il World Economic Forum, che ogni anno stila una classifica mondiale del divario di genere, l’Italia si posiziona al 70esimo posto su 149 Paesi.
Tuttavia, entrando nel dettaglio dei dati del report, l’Italia risale al 61esimo posto per quanto riguarda i risultati scolastici, mentre crolla al 118esimo per quanto riguarda la partecipazione alla vita economica, toccando addirittura il 126esimo posto sulla parità di salario tra uomini e donne per lo svolgimento di lavori simili.
Gli indicatori rispetto alla situazione in Italia sembrano quindi confermare il persistere di una situazione dove adolescenti e ragazze continueranno a incontrare barriere importanti per una piena partecipazione al mondo del lavoro.
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La violenza di genere in Italia e in Europa
Parità di genere significa anche porre fine alla violenza di genere. Fattore che in Italia è sempre più sentito e in aumento, basti guardare i dati dei femminicidi e della violenza contro le bambine, le ragazze e le donne.
Un recente rapporto del Centro di Ricerca Innocenti dell’Unicef analizza lo stato di avanzamento sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile in 41 paesi dell’Unione europea e dell’Ocse.
«Rispetto all’obiettivo n. 5 che si propone di eliminare la discriminazione di genere e di porre fine alla violenza contro le bambine e le donne, una delle conclusioni evidenziate è che i pregiudizi sui ruoli di genere comunicati durante l’infanzia giocano un ruolo importante nella riproduzione delle disuguaglianze di genere nell’età adulta».