Omicidi in divisa: otto vittime all’anno dal 2020 a oggi in Italia
Ventisette autori di omicidi volontari - tra autori presunti, rei confessi, condannati nei primi gradi di giudizio o suicidi - indossavano la divisa tra gennaio 2020 e il 1° giugno 2023. Sono tutti uomini e sono ritenuti responsabili della morte di 28 persone
Tre poliziotti e tre carabinieri, un finanziere, un militare. E poi colleghi in pensione, più un vigile urbano a riposo, un vigile del fuoco in congedo, un ex agente penitenziario. Più un drappello di guardie giurate. Ventisette autori di omicidi volontari commessi tra gennaio 2020 e il primo giugno 2023 – autori presunti, rei confessi, condannati nei primi gradi di giudizio o suicidi – portavano la divisa di un apparato dello Stato o di una società di vigilanza privata, oppure l’avevano vestita in precedenza.
Nessuna donna. Tutti uomini, in genere con pistole d’ordinanza a disposizione, in alcuni casi con problematiche psichiatriche.
Un lungo elenco di delitti e suicidi
L’elenco delle divise sospettate o accusate di aver ucciso si ricava dalle cronache e dai processi per le storie nere contate nel periodo considerato, tre anni e 152 giorni.
Complessivamente i tutori della sicurezza e della proprietà (effettivi e in congedo) hanno lasciato per terra 28 dei 1.030 cadaveri dei quali si è avuta notizia (il 2,7%), escludendo dalla macabra conta i caduti “civili” in interventi di servizio ordinari e legittimi, includendo invece i morti in circostanze in corso di valutazione.
Nomi e vicende scivolate via in fretta, senza analisi di insieme, senza approfondimenti, senza che ci si sia fermati a riflettere e a provare a dare spiegazioni a una opinione pubblica distratta e presa da altri omicidi. Un argomento tabù. Come quello delle decine di persone in uniforme che si sono tolte la vita nello stesso arco temporale, in contesti diversi, non legati a crimini estremi.
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Omicidi in divisa: l’ultimo caso e i commenti dei vertici
L’ultima vittima di un omicida in divisa si chiamava Pierpaola Romano, aveva 57 anni e un figlio e un marito poliziotti. Anche lei lavorava in polizia, sostituta commissaria distaccata alla Camera. Il primo giugno le ha sparato un collega con cui aveva avuto una relazione, Massimiliano Carpineti, suicida. Probabilmente l’ex compagno non aveva accettato di essere stato lasciato, un movente di non pochi femicidi.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha posto l’accento sul delitto di genere, dettando alle agenzie: «Si tratta di un fatto tragico e sconvolgente, che vede per l’ennesima volta una donna come vittima».
Anche il deputato Paolo Emilio Russo, Forza Italia, ha evidenziato questo aspetto, non la professione del presunto killer o la frequenza degli omicidi in divisa. «Ci auguriamo – ha detto – che questo possa essere l’ultimo femminicidio di cui veniamo a conoscenza. Ma, sapendo bene che non sarà così, rinnoviamo il nostro impegno a lavorare per aumentare gli strumenti di prevenzione e per garantire a tutte le donne la loro integrità e sicurezza».
Tra le vittime non solo mogli ed ex compagne
Appartenenti ed ex appartenenti alle forze di polizia pubbliche e private non hanno ucciso “solo” partner o ex partner femminili. L’appuntato dell’Arma Giuseppe Molinaro (stando alle contestazioni iniziali, da provare se e quando si arriverà a un processo) il 7 marzo 2023 ha ammazzato Giovanni Fidaleo di 67 anni, nell’hotel di Castelforte (Latina) di cui era direttore.
«Era in licenza straordinaria per gravi motivi di salute», fece sapere la procura. Girava lo stesso con la pistola d’ordinanza, ritiratagli quando anni prima aveva avuto una forte depressione e poi a lui restituita.
L’ha usata per eliminare quello che nella sua testa era un «rivale» e per ferite la ex fidanzata, «colpevole» di averlo lasciato e di essersi messa con l’albergatore. Per il carabiniere sembra profilarsi una consulenza psichiatrica, una mossa della difesa.
Spari e morte dentro una caserma dell’Arma
Il brigadiere Antonio Milia, carabiniere riammesso in servizio dopo un ricovero in psichiatria e temporaneamente in ferie, il 27 ottobre 2022 ha aperto il fuoco all’interno della stazione di Asso (Como) e ha fulminato il comandante, Doriano Furceri, di 58 anni.
La perizia psichiatrica disposta dal tribunale militare lo ha dichiarato incapace di intendere e volere e pericoloso, dunque non imputabile, e da ricoverare in una Rems, struttura che ha sostituto gli ospedali psichiatrici giudiziari.
Sempre nel 2022, a fine maggio, il poliziotto Salvatore Alessio ha ferito a morte la madre Irma Fontanella di 72 anni, a Nole (Torino). Le ha sparato con la Beretta d’ordinanza, un colpo lo ha tenuto per sé.
Omicidi in divisa: processi e prime condanne in Italia
Per il poliziotto Gaetano Rampello, ora ai domiciliari con il braccialetto elettronico, si è arrivati in aula e a una condanna “provvisoria”. In primo grado gli sono stati inflitti 21 anni per l’omicidio del figlio Vincenzo Gabriele di 24 anni. Lo ha ucciso con la pistola di servizio il primo febbraio 2022, a Raffadali (Agrigento). I colleghi riferirono che il ragazzo era problematico e aggressivo ed estorceva soldi al genitore.
Annamaria Ascolese, 49 anni, il 16 aprile 2021 aveva preparato una valigia. Pare volesse lasciare la casa coniugale e il marito carabiniere, il vicebrigadiere Antonio Boccia. Lui l’ha fermata a colpi di pistola e si è suicidato, a Marino (Roma).
Barbara Castellani non è arrivata a 40 anni. Il convivente Maurizio Zannolfi, maresciallo della guardia di finanza, il 14 aprile 2021 ha posto termine alla vita di entrambi, a Fiumicino, alle porte della capitale. Una scelta concordata dalla coppia, forse, per non meglio precisati problemi economici.
Francesco Borgheresi non è uscito di scena dopo aver premuto il grilletto. Caporalmaggiore degli alpini, con un vissuto complicato alle spalle, ha affrontato il processo di primo grado ed è stato condannato a 15 anni e 2 mesi, accettando la sentenza. Il 22 maggio 2020, a Cuneo, ha ucciso la donna che stava frequentando, Mihaela Apostolides, di 43 anni.
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Il sociologo: «Reclutamento da cambiare»
«Casi isolati e slegati tra di loro», provano a minimizzare voci ufficiose. Non concorda e va già duro il sociologo Salvatore Palidda, autore dei saggi “Polizia postmoderna” e “Polizia, sicurezza e insicurezze”:
«Gli operatori delle polizie che diventano assassini, e fra l’altro autori di femminicidi, confermano che si tratta di persone del tutto simili ai maschi con cui probabilmente condividono cerchie di appartenenza amicale. Questi soggetti non dovrebbero assolutamente essere titolare di una funzione pubblica né portare armi. Si immagini come possano trattare una donna che chiede protezione perché perseguitata, vittima di abusi e brutalità o addirittura minacciata di morte dal partner o da un ex. Non c’è alcuna valutazione della personalità degli operatori, né al momento dell’ingaggio né dopo. Il reclutamento si basa sulle caratteristiche fisiche dei candidati, non sulla propensione al pieno rispetto di tutti gli esseri umani e innanzitutto di donne, bambini, stranieri».
La fine violenta di Rachid e Christian
Tutta da spiegare è anche la fine tragica di Rachid Nachat, 34 anni e origini marocchine. Il 10 febbraio 2023 lo hanno trovato morto in un burrone nei boschi di Castelveccana (Varese), dopo un servizio antidroga organizzato da personale dell’Arma. Un sottufficiale ha ammesso di aver sparato più volte, pensando di avere davanti persone armate, solo dopo il rinvenimento del cadavere, avvenuto a seguito di una telefonata anonima. Il nome del carabiniere non è stato reso noto.
La procura lo ha indagato per omicidio, almeno inizialmente. Dall’autopsia è emerso che a centrare lo straniero è stato un proiettile di gomma, compatibile con un fucile da caccia, di quelli che in teoria non sono in dotazione alle forze di polizia. Si vedrà.
Idem per Christian Brescia, carabiniere sotto inchiesta per omicidio volontario aggravato. La notte tra il 29 febbraio e il primo marzo 2020 non era in servizio. A Napoli ha sparato a uno dei due ragazzi che a suo dire volevano rapinarlo dell’orologio, Ugo Russo, 15 anni.
Pensionati e congedati tra i presunti omicidi in divisa
Altri otto omicidi datati 2020, 2021, 2022 e 2023 sono stati attributi, in sede di indagini e nei primi processi, ad ex appartenenti a forze di polizia statali e locali e al corpo dei pompieri. Anche per loro vale la presunzione di non colpevolezza, al di là di evidenze o confessioni.
A Gioiosa Marea, in provincia di Messina, il 10 marzo 2023 il finanziere in pensione Tindaro Molica Nardò ha accoltellato la moglie Maria Febbronia Buttò di 59 anni e si è tolto la vita.
Il 15 gennaio 2023, a Bellaria (Rimini), il vigile urbano a riposo Vittorio Capuccini ha ucciso la donna con cui aveva avuto una relazione, Oriana Brunelli, di 70 anni, e si è ammazzato.
Per il decesso della sessantenne Annamaria D’Eliseo, il 15 luglio 2022 trovata con un cappio al collo, a Lanciano (Chieti), è stato indagato a piede libero l’ex vigile del fuoco Aldo Rodolfo Di Nunzio, il marito. Lui sostiene dall’inizio che la moglie si è impiccata da sola, chiamandosi fuori. Procura e investigatori, dopo quasi undici mesi di indagini e rilievi, non hanno ancora sciolto dubbi e tratto conclusioni.
Vittime della terza età e casi dubbi
Le responsabilità di Agatino Gemma sono state riconosciute da una sentenza di primo grado, 24 anni di condanna. Ex poliziotto penitenziario, in precedenza aveva già ucciso, quando non era in possesso di tutte le facoltà mentali. Il 7 aprile 2022, a Catania, con un coltello a serramanico ha infierito sul 79enne Santo Nicotra (sempre che nei successivi gradi di giudizio si confermino verdetto e contestazioni). La ragione? Doveva dei soldi a una sua parente.
A Velletri, in provincia di Roma, l’ex carabiniere Paolo Iannello ha colpito la moglie Lucia Massimo di 67 anni con un oggetto pesante, fino ad ammazzarla, il 2 ottobre 2021. Era depresso, accennarono i conoscenti. Si è suicidato, lanciandosi da una finestra.
Pure Fulvio Sartori, ex alpino ed ex guardia forestale, ha messo fine alla vita della moglie, Tina Boero, di 79 anni. Il 19 aprile 2021 l’ha accoltellata a Rocchetta Nervina (Imperia), senza apparente motivo. Poi ha soppresso la cagnetta di casa, si è inciso le vene delle braccia ed è andato a dormire. Ritenuto seminfermo di mente, per una forte depressione, in primo grado è stato condannato a 16 anni e 4 mesi, in appello a 15 anni e 3 mesi.
Ida Crepolo di anni ne aveva 58 ed era malata da tempo, costretta a letto. Il marito Antonio Pireddu, ex carabiniere, si sentiva isolato, impotente. Il 27 giugno 2020 ha deciso per entrambi. Le ha sparato e si è sparato, nella casa coniugale di Filottrano, in provincia di Ancona.
Più recente e opaca è una vicenda ambientata a Terralba (Nuoro). La procura di Oristano ha iscritto nel registro delle notizie di reato, con l’ipotesi di omicidio, il finanziere in pensione Antonio Masali. Potrebbe aver avuto un ruolo nel decesso dell’amico Giovanni Coccu di 48 anni, secondo la versione dell’ex militare caduto accidentalmente e finito con la testa contro la spalliera del letto. Il 21 febbraio 2023 il ferito è arrivato in ospedale in condizioni gravissime, dopo aver trascorso la notte a casa dell’indagato, ed è spirato a inizio aprile.
Guardie giurate tra i presunti autori di omicidi: dati e nomi
Nove dei presunti autori di omicidi del periodo considerato, con dieci vittime, erano vigilantes privati (otto operativi e un ex), perlomeno secondo le informazioni riportare da agenzie di stampa e altre media.
Questi i nomi di donne e uomini uccisi dalle guardie giurate in servizio attivo, in base alle prime evidenze e alle ammissioni iniziali: Rossana Trento di 57 anni e il marito Lino Pestrin di 62 (secondo le prime indagini fatti fuori dal cognato di lei e fratello di lui, Massimo Pestrin, il 3 maggio 2023 a Paese, in provincia di Treviso); Giulia Donato di 23 anni (Genova, 4 gennaio 2023, delitto attribuito al fidanzato Andrea Incorvaia, suicida); Ilaria Sollazzo di 31 anni (ammazzata nella notte tra l’1 e il 2 ottobre 2022 in provincia di Cosenza, a Scalea, dall’ex compagno e padre di sua figlia, Antonino Russo, anche lui suicida); Lorena Puppo di 50 anni (soffocata con un cuscino dal marito Giuseppe Santarosa, guardiano disarmato in una ditta privata, assassino e suicida il 10 giugno 2022, a Fossalta di Portogruaro, in provincia di Venezia); Angela Dargenio di 48 anni (Massimo Bianco le sparò il 7 maggio 2021, a Torino, ed è stato condannato all’ergastolo in primo e in secondo grado); Alessandra Zorzin di 21 anni (Marco Turrin, conoscente e forse spasimante geloso, il 15 settembre 2021 l’ha ammazzata e si è tolto la vita a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza); Emanuela Urso di 44 anni (prima di suicidarsi , il 31 luglio 2020, l’ha presa a pistolettate l’ex compagno Gianfranco Trafficante, nel comune torinese di Vinovo); Alessandro Borrelli di 34 anni (per lui la morte violenta è arrivata il 13 maggio 2020 a Ciampino, Roma, per mano di Cristian Cusumano).
Chiude l’elenco provvisorio Gerarda Di Gregorio di 63 anni (il 23 maggio 2023 uccisa a Roma da Nicola Russo, ex metronotte e ormai ex marito, suicida dopo aver tentato di uccidere il figlio).
Suicidi tra tutori della sicurezza e militari
Ad inquietare e porre domande, nel silenzio dei vertici degli apparati e delle istituzioni, sono anche le scelte estreme di appartenenti a forze di polizia pubbliche e private e forze armate, suicidi nella quasi totalità slegati da omicidi e crimini gravi.
Mancano elenchi ufficiali. I casi che si succedono spesso non vengono resi noti da procure, colleghi chiamati ad effettuare gli accertamenti di rito e ministeri interessati, a volte per richiesta dei familiari.
Invece, per conoscere le dimensioni della tragedia e le singole storie, un lavoro importante lo fanno i coordinatori dell’Osservatorio suicidi in divisa, fondato da Cleto Iafrate. I post pubblicati sulla pagina Facebook documentano che da inizio anno a fine maggio ci sono stati almeno 21 gesti estremi, solo per contare quelli di cui i rilevatori informali hanno trovato riscontro.
Si sono tolti la vita otto poliziotti (e forse più), tre carabinieri in servizio e uno appena andato in pensione, due vigili urbani, due guardie giurate, un poliziotto penitenziario, un finanziere, un militare dell’esercito, un aviere, una guardia costiera.
Nell’elenco 2023 non figura il maresciallo dell’Arma Luca Nesti, per cui magistrati, superiori e mass media non hanno usato la parola suicidio (se non in chiave ipotetica e solo in un paio di siti). Aveva indagato sulla strage di Erba, tornata sotto i riflettori per la possibile revisione processuale e per le smagliature investigative. Il corpo è stato localizzato in un bosco dopo giorni di ricerche, poco lontano dal nuovo luogo di lavoro, Costa Masnaga, in provincia di Lecco.
Nel 2022 l’Osservatorio ha censito 72 gesti irrimediabili (sempre tra tutori della sicurezza e affini, sempre con la consapevolezza della sottostima), nel 2021 il bollettino ufficioso ne attestava come minimo 57, nel 2020 altri 51.