Femicidio numero cento: nomi, volti e storie delle vittime di questo 2021
Ecco il punto sul più grave dei reati, in chiave femminile, incrociando dati ministeriali e notizie di stampa. La percentuale di donne uccise è in aumento rispetto al 2020, a fronte di un totale di delitti quasi uguale
Cento nomi, cento volti, cento storie sbagliate. Cento vittime di omicidio di genere femminile contate dall’inizio anno al 26 ottobre 2021, il giorno in cui si è arrivati a questo tragico numero.
La prima è stata Laura Perselli, 68 anni. Il figlio l’ha uccisa insieme al marito Peter Neumair, a Bolzano, e ha buttato i cadaveri nell’Adige.
Le ultime due sono le sorelle di 3 e 11 anni, Sandani e Sabadi Kiriwellage, trovate senza vita nella comunità veronese dove alloggiavano con la madre. Le ha soffocate lei, si ipotizza, con un cuscino. Poi è scappata via ed è andata a suicidarsi, gettandosi nello stesso fiume che aveva restituito i corpi dei coniugi altoatesini. In contemporanea, in quasi dieci mesi, sono stati ammazzati altri 137 tra uomini, ragazzi, bambini.
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Femicidi in Italia: le statistiche di questo 2021 di sangue
La cifra tonda è il risultato dell’incrocio tra notizie di cronaca nera e statistiche operative del Viminale, elaborate dalla Direzione nazionale della polizia criminale. È provvisoria e passibile di rettifiche (la scia di sangue non si arresterà, gli omicidi dolosi potrebbero essere derubricati a colposi e viceversa). Però fornisce una visione di insieme, sintetica, del più grave dei reati.
La tendenza non si è invertita, non per le donne. Anzi. Le variazioni, nell’ordine delle unità, sono verso l’alto. Cento vittime di genere femminile al 26 ottobre di quest’anno, contro 93 alla stessa data 2020 (+ 7,5%). Il numero globale è simile: 238 delitti complessivi al 26 ottobre 2021 e 240 alla stessa data dell’anno scorso, l’anno dei minimi storici. Nel 2020 gli omicidi volontari si sono fermati sotto quota 300, a 286. Trent’anni fa furono 1.938.
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Cresce la percentuale di donne uccise
Le cento vittime di genere femminile rappresentano il 42% delle persone uccise nel 2021, un tasso in crescita. Nel 2017 le donne massacrate furono il 35,2% del totale (pari a 132 delle 375 vittime), nel 2018 sono salite al 39,3% (141 su 359 morti ammazzati) e nel 2020 hanno raggiunto il 40,6% (116 su 286), dopo la contrazione al 35% del 2019 (111 vittime di genere femminile e 317 vittime totali).
Nella graduatoria regionale spiccano in negativo Lombardia (18 vittime donne, pari al 56,2% dei 32 uccisi), Lazio (14, il 58,3% del totale regionale, 24) e Veneto (12 ,il 63,2% delle 19 vittime).
In altre sei regioni la percentuale tocca o supera i 50. Solo in cinque (Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria, Basilicata e Molise) per ora le donne sono state risparmiate.
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Femicidio o femminicidio: significato dei termini e delitti della terza età
L’attenzione resta focalizzata sui femminicidi (traduzione dallo spagnolo, introdotta per definire tutte le forme di violenze di genere e poi utilizzata giornalisticamente per le uccisioni di donne in quanto donne, un sottoinsieme) o femicidi (il calco inglese inizialmente preferito dagli studi di settore per indicare gli assassinii per ragioni di genere, a volte inteso in senso lato e speculare a omicidi).
Ma a colpire e spingere alla riflessione dovrebbero essere anche i delitti della terza età e i delitti verticali (matricidi, parricidi, figlicidi), i suicidi e quelli in carcere in particolare, l’incidenza della malattia mentale, la diffusione di armi da fuoco regolari e clandestine, la criminalità che spara senza tregua in alcune regioni e impone la pax mafiosa in altre.
La famiglia uccide più della criminalità
La famiglia uccide più della criminalità e delle mafie (con le eccezioni dei territori martoriati). La relazione di coppia (unita o separata) per le donne rappresenta l’ambito più a rischio. Il peso dei diversi moventi cambia in rapporto al genere, oltre che ai territori.
Ad uccidere 57 delle 100 donne fin qui contate (stando alle indagini iniziali, con responsabilità da provare in sede di giudizio) sono stati mariti, fidanzati, conviventi o ex, in quelli che i criminologi definiscono “intimate homicide”, in prevalenza motivati da gelosia, rabbia, incapacità di accettare la separazione o l’abbandono, vendetta, con qualche assassino con possibili problemi psichiatrici (oggetto di perizie e consulenze).
Per tre ragazze la morte l’hanno portata gli spasimanti. Venticinque presunti autori e autrici appartengono alla cerchia familiare, 9 alla rete di conoscenti, vicini di casa, inquilini. C’è pure un rapinatore, tra i sospettati di femicidio, ma non era un estraneo. Faceva le pulizie nel condominio della pensionata da lui derubata e accoltellata, Anna Lucia Lupelli, 81 anni, barese.
Femicidi, nemmeno le madri vengono risparmiate
Non pochi gli “omicidi verticali e transgenerazionali”, cioè matricidi (13 da inizio anno), parricidi (12 padri naturali) e figlicidi (12, con 6 vittime di genere femminile e 6 di genere maschile). Gli assassini di genitori sono soprattutto figli maschi (22 su 25, con l’ombra di problemi psichiatrici in svariate vicende).
Due matricidi vengono attribuiti a figlie femmine e così un parricidio. Per la fine violenta di Laura Ziliani, 55enne di Temù (Brescia), sono sospettate le sue due ragazze e il fidanzato della maggiore, decisi, si ipotizza, a mettere le mani sull’eredità.
Un motivo da niente, la discussione per il montaggio di un elettrodomestico, sarebbe invece alla base del matricidio avvenuto sempre nel profondo Nord, a Treviglio (Bergamo): una ragazza 15enne ha accoltellato la madre single, Manuela G., 43 anni.
Padri che massacrano figlie e figli
Le figlie sono state uccise in prevalenza dalle mamme (4, a fronte di 2 padri, con una bimba massacrata di botte dal compagno della madre). Al maschile la situazione si rovescia (4 figli uccisi da padri, 2 dalle mamme e 2 dai nuovi compagni delle genitrici).
Tra le vittime, Massimiliano Battaglia di 2 anni. Il padre lo ha strangolato e si è suicidato, in provincia di Treviso. Il piccolo soffriva di disturbi dello spettro autistico, il genitore era preoccupato per lui e per il futuro.
Al momento non risulta alcun infanticidio, reato per la cui contestazione non basta l’età. Occorre riscontrare condizioni di abbandono morale e materiale durante o dopo il parto.
Femicidi over 65 e “pietatis causa”: la situazione oggi in Italia
Le donne over 65 ammazzate sono 33 su 100, un terzo del totale. La possibile spiegazione – in particolare in relazione ai delitti di coppia – sta in quelli che gli esperti chiamano omicidi pietatis causa o altruistici, oltre che nei moventi ricorrenti per altre fasce d’età. Mariti e conviventi non ce la fanno più a occuparsi della partner malata, spesso a loro volta debilitati, e mettono fine alle sofferenze della compagna o a quelle di entrambi, suicidandosi.
Un esempio, per tutte. Soccorsa Raschitelli aveva 90 anni e problemi di salute, abitava a Sesto San Giovanni. Il compagno di una vita, stremato e disperato, l’ha uccisa.
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Suicidi dentro e fuori dal carcere
Hanno deciso di uscire definitivamente di scena (e altri ci hanno provato) i responsabili e le responsabili (o supposti tali) di 23 femicidi e di 5 omicidi, di 3 doppi delitti in famiglia e della strage di Ardea, tre vittime casuali.
Quasi tutti i suicidi e le suicide (in minoranza) si sono tolti la vita subito dopo gli assassinii. In 6 l’hanno fatto in carcere, a distanza di ore o di settimane o mesi, mentre erano sotto la custodia e la responsabilità dello Stato. I numeri potrebbero essere superiori, perché non di tutti i gesti estremi viene data notizia.
I casi Napoli, Puglia e Calabria
La criminalità è contesto o scenario di circa un quinto degli assassini al maschile. Il “caso Napoli” e il “caso Puglia” interrogano, nella indifferenza generale o quasi, e chiedono risposte. Tra il capoluogo campano e l’hinterland sono stati ammazzati 22 uomini, pari al 15,9%del totale italiano. Tra Bari e Bitonto 5 omicidi, altri 3 nel comune foggiano di San Severo.
In Calabria, concentrati in provincia di Cosenza, “solo” un morto di genere maschile (Pasquale Marino di 48 anni, investito dal fratello, perché aveva una relazione con la giovane figlia dell’omicida, la nipote) e due donne (Filomena Silvestri e Sonia Lattari, 64 e 43 anni, una uccisa dal figlio e l’altra dal marito).