Myanmar, libertà di stampa soffocata con l’arresto di oltre 130 giornalisti
Hmu Yadanar Khet Moh Moh Tun, giornalista di 34 anni della Myanmar Pressphoto Agency, è stata condannata da un tribunale militare a 10 anni di reclusione. Questa è solo l'ultimo atto dell'attacco alla libertà di stampa avviato da quando i generali hanno preso il potere nel febbraio 2021
da Chiang Mai (Thailandia)
Hmu Yadanar Khet Moh Moh Tun, una giornalista di 34 anni della Myanmar Pressphoto Agency, è stata condannata da un tribunale militare per aver violato la legge contro il terrorismo, aggiungendo 10 anni alla pena detentiva di 3 anni che le era stata inflitta nel dicembre dello scorso anno per aver filmato una protesta anti-giunta.
«La condanna mostra l’atteggiamento e l’intenzione chiara del consiglio militare verso i giornalisti. La libertà di stampa è ora lontana», ha commentato subito dopo il verdetto J Paing, il fondatore e l’editore dell’agenzia Myanmar Pressphoto, che a causa delle restrizioni sui media imposte dai militari è costretta a operare clandestinamente.
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Giornalista ferita dai militari nel 2021
Hmu Yadanar è stata ritenuta colpevole di aver violato la legge antiterrorismo del Paese, accusata di supportare i gruppi di resistenza principali, dichiarati organizzazioni terroristiche dal consiglio militare al potere. Nonostante le prove fornite dalla difesa per smentire eventuali legami finanziari con i gruppi di resistenza, il giudice ha ritenuto le prove inconcludenti.
In seguito della sentenza, Hmu Yadanar ha deciso di non fare appello. Già nel dicembre 2021, la giornalista era stata condannata a tre anni di carcere duro per istigazione, insieme al collega Kaung Sett Lin. I due erano stati arrestati mentre documentavano una manifestazione di protesta pacifica a Yangon. Una jeep dell’esercito aveva investito i dimostranti, ferendo gravemente entrambi i giornalisti.
Aumento della repressione dopo il colpo di Stato in Myanmar
«Imponendo questa ulteriore condanna di 10 anni a Hmu Yadanar, la giunta militare guidata dal generale Min Aung Hlaing ha dimostrato ancora una volta la straordinaria portata della tirannia a cui i reporter sono sottoposti in Myanmar», ha dichiarato Daniel Bastard, capo del desk Asia-Pacifico di Reporter senza frontiere (Rsf).
Questa, infatti, è solo l’ultima storia di repressione che i reporter sono costretti a subire quotidianamente in Myanmar. La libertà di stampa nel Paese è ai minimi storici da quando i militari hanno preso il potere con il colpo di Stato in Myamnardel febbraio 2021. Per il Committee to Project Journalists, il Myanmar è ora il terzo peggior carceriere di giornalisti al mondo, dietro solo a Iran e Cina.
Libertà di stampa in Myanmar: oltre 130 giornalisti arrestati in due anni
Secondo i dati di Rsf e di gruppi locali, sono stati arrestati 135 giornalisti, tra cui 109 uomini e 26 donne, con 55 giornalisti attualmente in detenzione. Di questi, 22 sono stati condannati e altri 6 hanno ricevuto pene detentive lo scorso marzo.
Tra quelli incarcerati ci sono Han Thar Nyein, direttore editoriale di Kamaryut Media, Than Htkine Aung, redattore di Mizzima News, Neyin Chan Wai, corrispondente per il Bago Weekly Journal, Aung Zaw Zaw, direttore editoriale del Mandalay Free Press, Ye Yint Tun, corrispondente per il Myanmar Herald, e il giornalista freelance Naung Yoe.
Tutti sono stati accusati di diffamazione e ostruzione dell’esercito e sono stati condannati a pene detentive da un anno e mezzo a 11 anni.
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Dittatura di Stato: i militari negano la repressione
Il generale Zaw Min Tun, portavoce della giunta, ha affermato che nessun giornalista è stato arrestato in Myanmar per il suo lavoro, ma solo per aver istigato alla violenza.
«Se un giornalista sta facendo il lavoro di giornalista, non abbiamo motivo di arrestarlo. Ma se un giornalista commette crimini e incita gli altri alla violenza, lo arresteremo non come giornalista, ma come sostenitore del terrorismo e fonte di notizie false», ha dichiarato.
Diritti umani violati: «Mi torturavano durante gli interrogatori»
Ma le testimonianze dei reporter arrestati raccontano una storia diversa, con segnalazioni di violenze e maltrattamenti da parte dei militari durante lunghi ed estenuanti interrogatori.
«Mentre venivo interrogato, leggevano i notiziari e, se trovavano qualcosa che non gli piaceva, mi picchiavano e mi torturavano, anche se quei rapporti erano stati pubblicati da altri media», ha raccontato Aung Kyaw, un corrispondente di Democratic Voice of Burma, che è stato arrestato e rilasciato nel marzo dello scorso anno.
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Molti media sono stati chiusi dopo il colpo di Stato in Myanmar
Parallelamente all’arresto dei giornalisti, la giunta militare ha anche chiuso numerosi testate e Tv. Almeno a 13 media sono state revocate le licenze e molte altre organizzazioni giornalistiche sono state costrette a operare clandestinamente.
Questo ha causato una perdita significativa di risorse umane nel settore dell’informazione, con molti reporter che sono scappati nei paesi vicini a causa della repressione dei generali.