Hiv: dalla Thailandia all’Africa, l’Aids colpisce soprattutto i bambini

Trentadue milioni di persone sono morte dall’inizio dell’epidemia di Hiv a oggi. L'Aids continua a uccidere in tutto il mondo, nonostante i progressi nelle cure e nell'assistenza ai malati. La maggior parte delle vittime vive in Africa. E tanti sono bambini

da Nong Khai (Thailandia)

Dal 1966 padre Michael Shea, missionario statunitense redentorista, si prende cura degli emarginati dell’Isaan, la regione più povera della Thailandia. All’inizio si concentra in generale sugli anziani, gli orfani e i bambini vittime di abusi e violenze. Poi, nel 1998, incomincia ad occuparsi quasi esclusivamente dei malati incurabili di Hiv-Aids, fino ad aprire, nel 2001, Casa Sarnelli.

Vent’anni fa non c’era scampo per le persone affette. Contrarre il virus dell’Hiv equivaleva a ricevere una condanna a morte. Gli ospedali erano privi di terapie farmacologiche e molte istituzioni sanitarie non disponevano di fondi di investimento. Il destino di questi malati – uomini, donne e bambini – era segnato. Morire era l’unico epilogo possibile. E, in quel momento, l’unica cosa che la struttura poteva fare era quella di accompagnarli ad una morte dignitosa.

Hiv come punizione: abbandonato chi contrae il virus

A questa situazione tragica bisogna aggiungere che, per cultura, i Thai consideravano – e in parte considerano tutt’ora – il virus come una sorta di punizione inflitta all’individuo per la propria condotta dissoluta o inopportuna in passato. Nella credenza buddista, infatti, tutti si reincarnano secondo i meriti che si sono guadagnati durante la vita precedente.

Per questo, molto spesso, le persone sieropositive venivano abbandonate e rifiutate dal tessuto sano della popolazione, creando ulteriori disagi, anche emotivi, a tutti quelli che contraevano la malattia.

Leggi anche

Giornata mondiale contro l’Aids: farmaci antiretrovirali troppo cari
La lotta contro l’Aids si inceppa in Italia, Grecia e Usa

hiv
Una bambina di 9 anni abbandonata alla nascita dai genitori perchè malata di Aids – Foto: © www.fabiopolesereporter.com

Più cure e medicine: la lotta all’Aids fa progressi

Oggi la situazione è migliorata in Thailandia e in tutto il mondo. «Dal 2006 il governo garantisce gratuitamente la disposizione dei medicinali», precisa ad Osservatorio Diritti padre Shea. «In questo modo, tutti i malati sieropositivi hanno la possibilità di curarsi e migliorare la qualità della loro vita».

Iscriviti alla newsletter di Osservatorio Diritti

osservatorio diritti newsletter

La struttura fondata e gestita dal missionario si trova nella periferia di Nong Khai, nel Nord-Est del Paese, sulle rive del fiume Mekong, al confine con il Laos, una zona con un’elevata percentuale di casi d’infezione. Attualmente Casa Sarnelli ospita 156 persone, tra bambini e adolescenti.

«Li aiutiamo dal punto di vista medico e gli diamo la possibilità di studiare, così potranno crearsi un futuro», aggiunge il redentorista.

Leggi anche
Epilessia: cure e farmaci sono un miraggio nei Paesi più poveri
Obesità in Africa: è in corso «un’epidema peggiore dell’Hiv»

hiv
Padre Michael Shea, fondatore della struttura. Foto: © www.fabiopolesereporter.com

Virus Hiv in Thailandia: i dati della malattia

Le persone sieropositive in Thailandia ancora in vita sono circa 420 mila su una popolazione di 67 milioni. Ma non tutte sono in cura. Alcuni non sanno neanche di essere malati. Altri, invece, ne hanno coscienza, ma sono demoralizzati e per questo decidono di non medicarsi.

Altri ancora hanno iniziato ad assumere gli antiretrovirali, per poi prenderli irregolarmente o persino smettere, provocando così un deterioramento che potrebbe condurli alla morte.

Leggi anche
Ebola: dal Congo all’Uganda, il virus torna a far paura all’Africa
Pfas, il veleno nel sangue: cosa sono, acqua contaminata e danni alla salute

hiv
Il cimitero della Sarnelli House dove riposano i bambini che non ce l’hanno fatta – Foto: © www.fabiopolesereporter.com

Hiv nel mondo: diffusione, malati e statistiche contagio

Dall’inizio dell’epidemia nel 1982, 75 milioni di persone sono state infettate dal virus dell’Hiv e circa 32 milioni sono morte, si legge nel rapporto del 2019 dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). «A livello globale – riporta il documento – 37,9 milioni di persone vivevano con l’Hiv alla fine del 2018. Si stima che lo 0,8 per cento degli adulti di età compresa tra 15 e 49 anni nel mondo viva con l’Hiv, sebbene il peso dell’epidemia continua a variare considerevolmente tra paesi e regioni».

Nonostante il calo del trend delle nuove diagnosi registrato negli ultimi anni, dunque, non si deve abbassare la guardia. Il virus, infatti, continua a colpire e a circolare soprattutto tra i poveri e i disperati del sud del Mondo. In Africa ci sono circa 25 milioni di persone malate. In tutta l’Asia si contano più di 5 milioni di casi e in America Latina si arriva a 2 milioni.

La regione africana, continua il rapporto dell’Oms, «rimane gravemente colpita, con quasi 1 su 25 adulti (3,9 per cento), rappresentando oltre i due terzi delle persone che vivono con l’Hiv in tutto il mondo».

Secondo i numeri rilasciati dallo Statistical Update on Children and Aids 2017 dell’Unicef, soltanto nel 2016, 120 mila bambini sotto i 14 anni sono morti e, ogni ora, diciotto minori sono colpiti da Hiv.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.