Terrorismo Nigeria, aborti forzati e massacri di bambini: il piano segreto dell’esercito contro Boko Haram

Un'inchiesta della Reuters svela un piano segreto dell’esercito della Nigeria fatto passare come "lotta al terrorismo", ma attuato attraverso aborti forzati delle donne abusate dagli jihadisti di Boko Haram e omicidi di bambini figli dei terroristi

È un report inquietante quello pubblicato dall’agenzia Reuters e fa luce su un aspetto drammatico della lotta al terrorismo in Nigeria: l’esistenza di un programma segreto delle forze armate nigeriane attraverso il quale sarebbero state fatte abortire migliaia di donne vittime di stupri da parte degli jihadisti, per evitare che i loro figli potessero divenire anch’essi dei terroristi.

E, sempre stando all’indagine della Reuters, una logica identica sarebbe alla base anche di un’altra operazione segreta condotta dall’esercito di Abuja: l’uccisione deliberata di migliaia di bambini considerati figli di miliziani di Boko Haram.

Incubo in Nigeria: gli orrori contro donne e bambini

L’inchiesta pubblicata dall’agenzia di stampa con il titolo Nightmare in Nigeria (Incubo in Nigeria),  comprende due lunghi reportage, quello sugli aborti forzati e quello sul presunto massacro di bambini.

I giornalisti che hanno condotto l’indagine hanno allegato 33 interviste a donne su cui è stato effettuato l’aborto e 5 interviste a operatori sanitari e membri del personale di sicurezza, inclusi soldati ed esponenti del governo.

Inoltre, per quel che concerne il massacro dei bambini, più di 40 soldati e civili hanno detto alla Reuters di aver assistito all’uccisione di minori da parte dell’esercito nigeriano o di avere visto i cadaveri dei bambini dopo un’operazione militare.

Le stime ammontano a migliaia e Reuters, nel suo report, ha indagato su sei episodi in cui sono morti almeno 60 minori.

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Campi e villaggi bruciati da Boko Haram in Nigeria – Foto: Roberto Saltori (via Flickr)

Terrorismo Nigeria: eliminare i figli del nemico

L’idea delle alte sfere delle forze armate nigeriane all’origine dell’operazione segreta che avrebbero ordito, stando a quanto denunciato dalla Reuters, sarebbe quella che i figli di jihadisti, a loro volta, diverrebbero dei terroristi e quindi l’unica soluzione al problema sarebbe quella di estirpare sul nascere la potenziale minaccia.

Una tesi agghiacciante, che sarebbe all’origine di oltre 10 mila interruzioni di gravidanze forzate avvenute dal 2013 ad oggi negli stati del nord del Paese di Adamwa, Yobe e Borno.

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I racconti delle vittime dell’esercito nigeriano

Nel report si leggono storie che sono incubi vivi e concreti. Come quella di Fati, una giovane che era stata fatta prigioniera dai miliziani di Boko Haram, ripetutamente abusata, che dopo essere stata liberata dai soldati regolari ha trascorso diversi giorni in una caserma. Questo è il suo racconto:

«Giacevo su una stuoia in una stanza stretta e buia in una caserma militare a Maiduguri. Era sporco, con gli scarafaggi che strisciavano sul pavimento. Uomini in uniforme entravano e uscivano, facendo a me e ad altre cinque donne misteriose iniezioni e pillole».

La donna era incinta al quarto mese e ricorda: «Dopo circa quattro ore ho sentito un dolore lancinante allo stomaco e del sangue nero è fuoriuscito. Anche le altre donne sanguinavano e si contorcevano sul pavimento».

I soldati avevano interrotto le gravidanze delle donne senza nemmeno dirglielo e minacciandole che sarebbero state punite se avessero raccontato l’accaduto.

Lotta al terrorismo in Nigeria: i numeri dell’inchiesta

I documenti esaminati dalla Reuters parlano di 5.200 aborti eseguiti tra il 2017 e il 2019, a cui vanno aggiunti quelli degli anni precedenti, arrivando così a un numero complessivo, per difetto, di 10.000 casi.

I dati sono annotati su fogli di carta che riportano l’intestazione della base militare dove si sono registrati gli aborti e contengono le firme di due ufficiali ed entrambi i soldati hanno affermato alla Reuters che il totale di 5.200 non includeva le donne morte.

Inoltre tre soldati e una guardia che erano di stanza nell’area di Maiduguri hanno fornito a Reuters stime di quante donne avevano scortato per abortire e, in interviste separate, ciascuno di loro ha affermato di aver aiutato a trasportare tra le 7.000 e le 8.600 donne incinte alle strutture militari per le procedure d’aborto.

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Donna sfollata a causa della violenza di Boko Haram in Nigeria – Foto: ©EU/ECHO/Isabel Coello (via Flickr)

La testimonianza dei militari nigeriani

Leggendo il report si scopre come l’operazione sarebbe stata costruita attraverso un’organizzazione logistica complessa e molto articolata e i militari che hanno deciso, preservando l’anonimato, di rilasciare la loro confessione, hanno raccontato che il loro compito era quello di identificare, al momento della liberazione dai terroristi, quali fossero le donne in stato di gravidanza e quali no.

I soldati nigeriani ricordano inoltre che alcune donne, visibilmente incinte, subito dopo la liberazione di un villaggio che era sotto controllo dei salafiti, vennero isolate dalle altre e trasportate in caserme.

Tutte le prigioniere liberate venivano comunque sottoposte a esami clinici e quelle che risultavano essere in stato di gravidanza venivano poi trasportate nelle caserme dove venivano praticate iniezioni o le venivano date pillole abortive affinché fosse interrotta la gravidanza.

La strage degli innocenti: uccisi figli di terroristi e bambini sospettati di essere legati a Boko Haram

La seconda parte dell’inchiesta riguarda invece i presunti massacri di bambini. Stando alle interviste fatte a genitori di bambini uccisi, militari e testimoni oculari, sarebbero stati deliberatamente assassinati migliaia di bambini figli di terroristi o sospettati di essere legati a Boko Haram e, sempre stando a quanto affermato dagli intervistati, «i comandanti dell’esercito hanno ripetutamente ordinato loro di “cancellare” i bambini, presunti collaboratori dei militanti di Boko Haram e che hanno ereditato il sangue contaminato dei padri ribelli».

Il report si concentra su sei casi specifici e, stando alle testimonianze di chi ha assistito alle uccisioni dei bambini, 60 minori sarebbero stati ammazzati durante gli incidenti presi in esame dalla troupe giornalistica della Reuters.

Le risposte di Abuja e della comunità internazionale

A seguito della pubblicazione dell’inchiesta, Abuja ha emesso un comunicato attraverso il quale ha negato l’esistenza dell’operazione segreta mirata a uccidere bambini legati con Boko Haram e a far abortire migliaia di donne vittime di stupri da parte dei terroristi. Le autorità, attraverso il ministro dell’Informazione Lai Mohammed, hanno accusato la Reuters di aver dichiarato il falso e che il servizio giornalistico è «un insieme di insulti nei confronti del popolo e della cultura nigeriani».

Quanto emerso dall’inchiesta non ha lasciato però indifferente il Segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha invitato le autorità nigeriane a indagare. Il  Dipartimento di Stato americano, inoltre, si è dimostrato molto attento alla questione e, attraverso una nota diramata dal suo ufficio stampa, ha fatto sapere: «Stiamo cercando ulteriori informazioni, anche dal governo della Nigeria e dalle parti interessate che operano in questo campo. Stiamo ancora esaminando il rapporto e in seguito prenderemo decisioni sui prossimi passi. La nostra ambasciata ad Abuja sta cercando ulteriori informazioni, anche parlando con le autorità nigeriane».

Violenze in nome dell’antiterrorismo: i precedenti

Non è la prima volta che in Africa, soprattutto nella fascia saheliana, per combattere il terrorismo le autorità nazionali facciano ricorso alla violenza indiscriminata e usino la paura come antidoto al terrore.

Casi di abusi sui civili da parte dei militari si erano già registrati in Nigeria, tanto che anche l’organizzazione Amnesty International era intervenuta denunciando la cosa.

Uno degli episodi che più aveva sconvolto l’opinione pubblica internazionale si era verificato in Camerun. Il nord del Paese è stato investito dal terrorismo di Boko Haram e una brutale repressione dell’esercito si era abbattuta anche contro i cittadini delle zone settentrionali.

Nell’estate del 2018 venne reso pubblico un video che ritraeva i soldati di Yaounde uccidere in modo indiscriminato donne e bambini accusati di essere fiancheggiatori dei terroristi. Anche in quel caso l’esecutivo all’iniziò negò la veridicità di quanto riportato dalla stampa internazionale, ma dopo un’approfondita inchiesta della Bbc il governo camerunense dovette fare pubblica ammenda, accettare la tragica realtà e procedette con l’arresto dei militari macchiatisi del crimine.

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