Istituti penali per minorenni, giovani trasferiti in carcere per adulti

In totale saranno 50 i giovani detenuti di vari Istituti penali per minorenni in Italia trasferiti alla casa circondariale Dozza di Bologna. Tra i primi arrivati gli stranieri sono in maggioranza, tanti quelli in custodia cautelare. Il garante regionale: "Operazione che non risolve il sovraffollamento e sradica persone da territori, famiglie e percorsi riabilitativi"

A marzo sono iniziati i trasferimenti di giovani dagli Istituti penali per minorenni (Ipm) di tutta Italia alla Dozza, la casa circondariale di Bologna.

L’apertura di una sezione per minori in un carcere per adulti è stata decisa dal governo per affrontare il sovraffollamento dei 17 Ipm, dove a metà marzo c’erano quasi 600 persone. Il trasferimento dovrebbe durare da tre a sei mesi, in attesa che vengano ultimati i nuovi istituti di Rovigo, L’Aquila e Lecce.

Dure le critiche dei garanti dei detenuti, ma anche di istituzioni, avvocati, associazioni e cittadini verso quella che, da più parti, viene definita come una «sperimentazione». Due le manifestazioni di protesta che si sono tenute in città: il 25 febbraio davanti alla Dozza e il 21 marzo in via del Pratello, dove si trova il carcere minorile di Bologna.

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Bologna, manifestazione del 25 febbraio. Nel cartello è riportato l’articolo 27 della Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Foto: © Laura Pasotti

Istituti penali per minorenni: perché la sezione in un carcere per adulti non funziona

A metà aprile erano 21 i ragazzi arrivati alla Dozza. Ma in totale dovrebbero arrivarne 50.

Quelli che si trovano già nella casa circondariale provengono dagli istituti di Bologna, Treviso, Milano, Firenze, Palermo, Catanzaro. Sono tutti maggiorenni, alcuni da pochissimo, sono originari di sette Paesi tra cui l’Italia e parlano cinque lingue diverse, molti sono in custodia cautelare, soprattutto i ragazzi di origine straniera.

«Questa necessità di creare una sezione per minori in un carcere per adulti ha due enormi falle. La prima è che si sradicano le persone dai territori, si indeboliscono i legami familiari e si rende complicato mantenere i rapporti diretti con i legali. La seconda riguarda il motivo dei trasferimenti: cosa è cambiato al Beccaria di Milano o al Pratello di Bologna togliendo tre ragazzi? O a Palermo da cui ne è stato trasferito uno? E allargando lo sguardo cosa cambierà nei 17 Ipm spostando 50 ragazzi su quasi 600?», ha detto a Osservatorio Diritti Roberto Cavalieri, garante dei detenuti della Regione Emilia-Romagna.

Giustizia minorile: approccio educativo a rischio

La giustizia minorile si differenzia rispetto a quella degli adulti perché prevede un approccio educativo e un minore ricorso al carcere, negli ultimi anni però quella specificità è stata stravolta.

Nel 2023 il decreto Caivano ha ampliato la possibilità di ricorrere alla custodia cautelare in carcere: a fine marzo erano in custodia cautelare 154 minori su 371 presenti nei 17 Ipm (e 38 giovani adulti su 226). Questo ha aumentato i numeri della carcerazione minorile: alla fine del 2022 i giovani (minori e giovani adulti fino ai 25 anni) in carcere erano 381, a fine marzo 2025 sono 597.

«Il sovraffollamento c’è, ma il problema è proprio l’incremento degli ingressi negli Istituti penali minorili per effetto del decreto Caivano e il grande numero di minori e giovani adulti in custodia cautelare, che oggi è superiore a quello dei definitivi. Siamo assolutamente contrari a questa sezione, vogliamo che chiuda il più presto possibile e vigileremo sull’andamento dei lavori per i nuovi istituti», ha detto a Osservatorio Diritti Rosa Ugolini della Camera penale di Bologna.

L’interruzione dei percorsi per carcerati non riguarda solo i ragazzi

L’interruzione dei percorsi di cui parla Cavalieri riguarda anche le persone detenute alla Dozza che sono state spostate per far posto ai giovani adulti provenienti dai minorili.

La sezione per giovani adulti è stata collocata infatti dove c’erano quelli del “penale”, una cinquantina di persone con condanne lunghe che, a loro volta, sono state trasferite nella sezione Alta sicurezza svuotata dalla sera alla mattina delle 70 persone che vi erano detenute.

«Quelle 70 persone sono state sparpagliate in tutta Italia, alcune a Fossombrone, altre a Parma, dove c’è già una situazione critica. Quindi per trasferire quei giovani, sono stati spostati 120 esseri umani, a cui poi si aggiungono i 20 agenti di polizia penitenziaria in forza alla giustizia minorile arrivati da tutta Italia, tolti da altri istituti», ha detto Cavalieri. Una delle persone in Alta sicurezza era in lista d’attesa per un intervento chirurgico che ora chissà quando potrà fare.

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Manifestazione del 21 marzo Bologna. Nel cartello al centro: “Fanno leggi sbagliate e le chiamano emergenze”. Foto: © Laura Pasotti

Fuori dagli Istituti penali minorili gli spazi sono pensati per gli adulti

Gli ambienti della sezione in cui sono stati trasferiti i giovani non presentano particolari criticità, a parte la mancanza di acqua calda in cella (che però c’è nelle docce, quattro in comune per tutta la sezione).

Ma gli spazi sono pensati per adulti con un’architettura carceraria che non ha nulla a che vedere con quella che si trova negli istituti per minori: alla Dozza c’è un corridoio su cui si aprono a destra e sinistra le porte delle celle, in ognuna stanno in due, manca la dimensione del refettorio dove poter consumare i pasti insieme, i ragazzi mangiano in cella in gruppetti al massimo di 4, «c’è un campo sportivo dignitoso, ma è chiaro che la vita è più detentiva», ha detto ancora Cavalieri.

Attività per i ragazzi in carcere

Gli operatori della sezione per giovani adulti alla Dozza sono stati avvisati il sabato dell’arrivo dei ragazzi per il lunedì successivo, tempi un po’ stretti per riuscire a organizzare qualsiasi attività, che però pian piano stanno partendo. Anche grazie alla disponibilità delle associazioni di volontariato che lavorano con il carcere. Le difficoltà però ci sono, tra cui il fatto che con i ragazzi in custodia cautelare non si possono fare attività trattamentali.

«Una volta che c’è la consapevolezza del “tunnel”, non c’è altra via che “arredarlo” tutti insieme, ognuno per il contributo che potrà fornire. Nell’interesse esclusivo, prioritario e quotidiano dei ragazzi. Anche perché il tunnel c’è e per un po’ purtroppo resterà», ha detto a Osservatorio Diritti Antonio Ianniello, garante dei detenuti del Comune di Bologna, che pur considerando la soluzione adottata inadeguata e inappropriata, ha insistito sulla necessità di stimolare interventi educativi per rispondere ai bisogni dei ragazzi e offrire loro contenuti di qualità per il tempo in cui rimarranno in carcere che auspica essere «il più breve possibile».

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Bologna, manifestazione del 25 febbraio – Foto: © Laura Pasotti

Dagli Istituti penali per minorenni alla sezione nel carcere per adulti: soluzione temporanea?

Comune e Regione hanno dato la disponibilità a collaborare, a patto che la soluzione proposta dal governo sia davvero temporanea. Il problema ora è capire se sarà così e se questa soluzione terminerà, come previsto, a settembre.

Il 9 aprile a Bologna in una conferenza stampa dei garanti dei detenuti di Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Abruzzo, Puglia e Campania, quelli dei territori interessati dall’apertura dei nuovi istituti (Veneto, Abruzzo, Puglia) hanno fatto il punto sulle tempistiche: la struttura di Rovigo è prossima all’apertura ma accoglierà i minori dell’Ipm di Treviso che sta per chiudere, l’apertura a L’Aquila è prevista per giugno, mentre a Lecce i cantieri sono ancora chiusi.

«Serve una rete tra Comuni e Regioni oggetto di questa scelta per monitorare le effettive scadenze, perché da 3 e 6 mesi si fa presto ad arrivare a 9 o 12», ha detto Cavalieri.

La situazione nell’area per minori: in atto «una sperimentazione»

E poi c’è il problema dei numeri: «Ora che sono 20 sono gestibili, ma quando arriveranno a 50?», domanda Cavalieri. Serviranno altri agenti di custodia formati per lavorare con i minori, ma c’è un problema di reclutamento, ha detto Ugolini: «Ora sono 20 e finché non arriverano altri agenti non potranno essere trasferiti altri ragazzi alla Dozza perché vogliono mantenere un rapporto 1 a 1. Impiegare gli agenti per gli adulti è una soluzione a cui siamo fortemente contrari perché va ancora di più a ledere il diritto del minore a non essere recluso in un ambiente pensato per gli adulti».

Per Cavalieri, «c’è una sorta di sperimentazione su questo progetto e il pericolo è che possa diventare una sezione protetta dentro al carcere per adulti. Il problema è anche politico, le centinaia di migliaia di euro di indennità in più pagate agli agenti in trasferta potrebbero invece essere convertite in un buon finanziamento per aprire una comunità».

Situazione critica al carcere minorile di Bologna

Cinque ragazzi tra quelli trasferiti nel carcere per adulti di Bologna hanno presentato reclamo e chiesto di essere riportati nell’istituto di provenienza. L’udienza è stata fissata dal magistrato di sorveglianza per il 23 maggio.

Nel frattempo la situazione nel carcere minorile di Bologna è critica: il sovraffollamento non è diminuito (sempre intorno a 50 le presenze con una capienza di 40 posti), è sempre più difficile la reale presa in carico dei ragazzi detenuti e sono frequenti gli atti di autolesionismo. Tra il 18 e il 19 aprile ci sono stati disordini e alcuni dei ragazzi sono stati trasferiti alla Dozza: uno di loro in segno di protesta, a fine aprile, si è cucito le labbra.

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