Iperal Supermercati sotto accusa: «Violati i diritti dei lavoratori»

Continuano le inchieste sull’esternalizzazione di servizi di logistica e sul lavoro povero. Nel radar della procura di Milano entrano i supermercati Iperal, marchio in ascesa della grande distribuzione, e una multinazionale svizzera, la Kuehne+Nagel

Riduzione della spesa per la manodopera, con l’erosione di diritti e tutele per lavoratrici e lavoratori esternalizzati. Abbattimento di imposte e contributi previdenziali, con danni per l’erario e l’Inps. Risparmi derivati dall’illecita detrazione dell’Iva, con ulteriori ricadute negative per le casse dello Stato. Tariffe per i servizi commissionati ai fornitori di braccia umane tenute basse, a scapito di lavoratori e concorrenza leale.

Una doppia inchiesta della procura di Milano cerca di far luce su altre sacche di lavoro povero nel commercio e nei trasporti e sugli escamotage utilizzati da imprese e cooperative per massimizzare i profitti e abbattere i costi.

Iperal, marchio della grande distribuzione in ascesa

Sotto i riflettori in questa tornata investigativa c’è Iperal supermercati, spa emergente della grande distribuzione in Lombardia, con  i vertici in provincia di Sondrio, 54 punti vendita disseminati in mezza regione, 4.289 dipendenti interni censiti più uno stuolo di fasulli addetti esterni, sostiene l’accusa.

I pm Paolo Storari e Valentina Mondovì hanno disposto il sequestro preventivo urgente di poco più di 16 milioni e mezzo di euro, ritenuti il profitto del reato ipotizzato e contestato alla società valtellinese e al suo patron, Antonio Tirelli.

Il gip Luca Milani  ha confermato e convalidato il sequestro a carico di Iperal, sottolineando come la spa avrebbe «ottenuto benefici di natura economica e non, dovuti alla estrema flessibilità della forza lavoro a propria disposizione e alla imposizione di tariffe assolutamente inadeguate rispetto ai ritmi lavorativi richiesti» (quest’ultimo paragrafo è stato aggiunto l’11/042025). Lo stesso giudice ha convalidato anche il sequestro gemello che pendeva sulla Kuehne+Nagel (informazione inserita il 15/04/2025).

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Contratti d’appalto simulati e Iva sottratta: l’accusa a Iperal e la risposta di Tirelli

Mister Iperal risulta indagato per concorso in dichiarazioni fiscali fraudolente, per la presunta elusione di imposte. Per i pm si sarebbe avvalso di fatture per operazioni giuridicamente insistenti emesse da tre cooperative fornitrici di personale e avrebbe simulato contratti di appalto per mascherare contratti di somministrazione di manodopera, il tutto detraendo illecitamente l’Iva e per almeno quattro anni di seguito.

Tirelli respinge con fermezza le ipotesi accusatorie dalla procura e difende l’operato suo e dell’azienda. Dice di aver sempre rispettato le regole e le scadenze fiscali, sostiene di non aver mai sfruttato manodopera, addebita in toto agli appaltatori eventuali irregolarità fiscali e non esclude azioni di tutela.

I pm scrivono nel decreto di sequestro: «Iperal supermercati spa è priva di qualsiasi  presidio idoneo a selezionare i fornitori dei servizi di logistica in modo da evitare che gli stessi siano meri serbatoi di personale».

Supermercati Iperal, sotto i riflettori l’esternalizzazione della manodopera

«La società committente – è sempre la tesi della procura, riferita al marchio valtellinese – abusa dei benefici offerti dal sistema illecito, neutralizzando il proprio cuneo fiscale mediante l’esternalizzazione della manodopera e di tutti gli oneri connessi».

«Ciò comporta l’utilizzo di fittizi contratti d’appalto per prestazioni di servizi che dissimulano l’unico, reale oggetto del negozio posto in essere tra le parti, ossia la mera somministrazione di personale effettuata in violazione delle norme che ne regolamentano la disciplina».

La «transumanza» da una cooperativa all’altra

I lavoratori coinvolti sono in prevalenza stranieri e in condizioni di fragilità. Si tratta delle donne e degli uomini invisibili che di notte riempiono gli scaffali dei punti vendita e del personale che scarica e carica tir e camion, di chi sposta i generi alimentari a breve scadenza davanti a quelli più longevi, di coloro che gestiscono gli ordini online della clientela.

Spesso sono costretti a passare da una cooperativa serbatoio all’altra senza preavviso e senza spiegazioni, anche tre o quattro volte di fila, in quella che i pm chiamano «transumanza».

Devono essere «a buon mercato, facili da addestrare, facili da supervisionare e semplici da sostituire, intercambiabili nelle mansioni», sullo stesso piano di operai «mere appendici delle macchine».

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Iperal, lo sfogo di lavoratrici e lavoratori

Le testimonianze di svariati lavoratori, sentiti a verbale dalla guardia di finanza, aprono ampi squarci su ciò che sta dietro scaffali e magazzini, marketing spinto e promozioni, offerte di impiego per entrare «nella grande squadra Iperal».

Un addetto al carico e allo scarico dei prodotti ha raccontato:

«Le condizioni lavorative a mio parere non sono tanto idonee. Quando ho iniziato a lavorare eravamo 24, adesso siamo in quattro e facciamo fatica a coprire i turni. Ci chiedono di fare sempre di fretta per finire al più presto possibile. Il motivo è che ci pagano a ore e meno ore facciamo meno ci pagano».

Scaffalista estromessa con una mail

Una collega, poi assunta per sei mesi da Iperal durante le indagini, ha esemplificato: «Avevo un contratto indeterminato con una coop, con l’indicazione di scaffalista, per 24-26 ore a settimane. II mio stipendio in media era di 800-900 euro mensili.

«Quando sono andata in aspettativa – ancora parole sue – ho ricevuto un mail con scritto “per te non c’è un nuovo posto. Devi andare via“».

Le accuse: inquadramenti fittizi per tagliare le paghe

Altre persone hanno dichiarato, mostrando le buste paga, che le ore lavorate erano  superiori a quelle previste e che in parte e a volte venivano pagate sotto forma di premi o permessi.

Non pochi scaffalisti sono stati inquadrati fittiziamente come addetti alle pulizie, con retribuzioni  di base inferiori al dovuto, e non in rapporto alle mansioni svolte.

Ci hanno rimesso 340-350 euro al mese, a testa. E nella ricostruzione dell’accusa sono venute a galla storie di trasferimenti punitivi e ritorsioni, come la sospensione a tempo dal lavoro e dallo stipendio.

Indagini Iperal, lacune nella sicurezza sul lavoro

Nel corso delle indagini sono emerse anche irregolarità sul fronte della sicurezza. Un lavoratore ha segnalato di essersi dovuto comprare a sue spese le scarpe antinfortunistiche, perché quelle date dalla sua cooperativa erano larghe e non è mai arrivato un paio di misura giusta.

In generale, si legge nei  verbali, «c’è stato un peggioramento nell’attrezzatura fornita per sistemare i prodotti alimentari. I trespalle sono vecchi e sarebbero da sostituire e le scale sono state cambiate due anni fa ma sono scadenti, Una collega di circa 60 anni è caduta, facendosi male alla spalla».

Abuso dei contratti di apprendistato

I più giovani, è stato riferito, si lamentavano con i colleghi più anziani perché non venivano pagate loro le ore giuste.

Un lavoratore sindacalizzato, citando una pratica oggetto di altri accertamenti, ci ha tenuto a rammentare che in passato Iperal  aveva imposto ad una cooperativa di applicare il contratto di apprendistato a tutti i nuovi assunti e non solo a chi aveva i requisiti previsti dalle norme in materia.

Kuehne+Nagel, inchiesta gemella e altro sequestro

La procura ha disposto il sequestro di una somma analoga a quella di Iperal, poco meno di 16 milioni e mezzo di euro, a carico del ramo italiano della Kuehne+Nagel, multinazionale svizzera della logistica e dei trasporti. Fondata in Germania nel 1890 per le spedizioni marittime, con 80 mila dipendenti e 1.300 sedi in un centinaio di Paesi, divenne nota perché negli anni ’40 assicurò ai nazisti lo spostamento di beni saccheggiati agli ebrei perseguitati e deportati nei campi di concentramento.

Oltre 6 mila lavoratori, dei 26.538 legati a trenta aziende appaltatrici di manodopera, sarebbero stati interessati dalla transumanza da un fornitore serbatoio all’altro.

Stabilizzati quasi 50 mila lavoratori

Con le precedenti inchieste gemelle – si evidenzia nei due nuovi decreti di sequestro –  i pm milanesi hanno portato al recupero di 552 milioni e alla stabilizzazione di 49 mila addetti prima sfruttati a vantaggio di colossi e aziende del terziario, del commercio, dell’industria alimentare, del settore vigilanza privata e dei servizi.

Tra i marchi coinvolti in altre indagini, a vario titolo, figurano Carrefour, Esselunga, Fiera Milano, Lidl, Amazon, Battistolli, Dhl, Mondialpol, Sicuritalia.

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