Violazione dei diritti umani: l’istantanea impietosa di Human Rights Watch

Il 2024 nel nuovo rapporto di Human Rights Watch: un anno che ha messo a dura prova l'integrità delle istituzioni democratiche e i diritti umani nel mondo tra guerre, repressione, violenza ed elezioni guidate da odio e discriminazioni. Ma c'è anche chi resiste

Razzismo, odio e discriminazione hanno caratterizzato molte delle 70 elezioni nazionali che si sono svolte nel 2024. Molti governi, come quelli di Cina, Russia, Venezuela e India, hanno inasprito la repressione e arrestato e imprigionato oppositori politici, giornalisti e attivisti.

Le guerre, in Sudan, a Gaza e in Ucraina hanno messo in evidenza lo sfilacciamento delle norme internazionali che dovrebbero proteggere i civili, le risposte internazionali inadeguate, la complicità di alcuni governi negli abusi e il doppio standard di alcuni governi in tema di tutela dei diritti umani. Come quello degli Stati Uniti, che ha continuato a fornire armi a Israele nonostante le atrocità commesse a Gaza, ma ha condannato violazioni simili in Ucraina e non ha affrontato i gravi abusi compiuti da Paesi partner come Emirati Arabi Uniti, India e Kenya.

È quanto emerge dal 35° Rapporto mondiale di Human Rights Watch, che analizza la situazione dei diritti umani in oltre 100 Paesi del mondo. Nonostante i tempi bui, però, «c’è anche chi resiste all’oppressione e ha il coraggio di cercare il progresso», come ha detto Tirana Hassan, direttrice esecutiva dell’organizzazione.

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Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Foto: Michael Vadon (via Flickr)

Violazione dei diritti umani nel mondo: la situazione in Afghanistan

I talebani hanno intensificato il giro di vite sui diritti umani, in particolare nei confronti di donne e ragazze. L’Afghanistan – si legge nel rapporto – è l’unico Paese in cui le ragazze e le donne non hanno accesso all’istruzione, al lavoro, non hanno libertà di movimento e di espressione. Le restrizioni riguardano anche l’accesso al sistema sanitario, i divieti anche lo sport e i parchi.

Ad agosto 2024 nel Paese è stata adottata una nuova legge che proibisce alle donne di viaggiare o usare il trasporto pubblico senza essere accompagnate da un uomo. Le donne e le ragazze devono coprire il loro volto in pubblico, non possono cantare né far sentire la loro voce all’esterno della loro abitazione. Donne e ragazze sono state arrestate per non aver rispettato il codice di abbigliamento imposto e durante la detenzione hanno subito violenze, minacce e intimidazioni.

La repressione riguarda anche i media, a cui i talebani hanno imposto gravi restrizioni, giornalisti e critici del regime che sono stati arrestati e incarcerati.

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Foto: Gerry Popplestone (via Flickr)

Sudan, catastrofe umanitaria in corso

A settembre 2024 erano più di 10 milioni gli sfollati interni nel Paese e oltre 25 milioni erano in condizioni di grave insicurezza alimentare, si legge nel rapporto. Sono più di 17 milioni i bambini sudanesi che non vanno a scuola. I civili sono vittime di esecuzioni di massa, violenze sessuali, torture. Le parti in conflitto sono responsabili di aver usato armi esplosive in aree popolate, di bombardamenti, di aver distrutto infrastrutture civili.

La risposta internazionale alla guerra in Sudan, però, è stata fortemente inadeguata, come ha scritto Hassan nell’introduzione al rapporto: «Mentre la Corte penale internazionale ha cercato di amplificare l’urgenza di agire e di consegnare gli autori degli abusi alla giustizia, il Consiglio di sicurezza dell’Onu non ha ancora stabilito una presenza di protezione civile nel Paese, di cui c’è estremo bisogno». Senza contare i governi di altri Paesi che forniscono armi alle parti in conflitto.

Diritti umani in Cina: la repressione colpisce duro

Il governo in Cina ha messo a tacere qualsiasi forma di dissenso e, si legge nel rapporto, ha soffocato i tentativi di promuovere una società civile e una magistratura indipendenti e proteggere i diritti delle minoranze etniche. Decine di attivisti pro-democrazia a Hong Kong sono stati condannati a pene detentive in base alla nuova legge sulla sicurezza nazionale imposta dalla Cina.

La repressione di Pechino è arrivata anche oltre confine e ha preso di mira i difensori dei diritti umani cinesi, i critici del governo, i giornalisti all’estero e i membri della diaspora attraverso la sorveglianza, le molestie, le minacce digitali e la coercizione per procura nei confronti dei familiari in Cina.

Nello Xinjiang centina di migliaia di uiguri continuano a essere sorvegliati, imprigionati e costretti ai lavori forzati.

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Protesta degli studenti in Bangladesh. Foto: Mohammad Tanbiruzzaman Koushal (via Flickr)

Violazione dei diritti umani in America: Haiti è fuori controllo

Gli attacchi violenti dei gruppi armati che controllano Haiti hanno un grave impatto sui servizi pubblici, tra cui l’elettricità, l’approvvigionamento idrico, i servizi igienici, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, i trasporti e l’accesso ai beni essenziali. Come si legge nel rapporto, Haiti è uno dei Paesi con il più alto tasso di insicurezza alimentare al mondo. Sono circa 700 mila gli haitiani sfollati interni, la maggior parte dei quali vive in accampamenti informali dove l’accesso a cibo, acqua, servizi sanitari, riparo è insufficiente.

Uccisioni e rapimenti sono aumentati nel Paese e la risposta da parte del sistema giudiziario è debole. La violenza sessuale è molto diffusa. Fame e povertà costringono i ragazzini a unirsi a gruppi criminali, dove subiscono abusi e sfruttamento sessuale.

Il governo di transizione attualmente in carica ha il compito di riportare sicurezza, affrontare la crisi umanitaria e organizzare le elezioni del 2026.

Violazione dei diritti umani in Italia: migranti, persone Lgbt e donne

Tra gli oltre 100 Paesi analizzati dalla ong c’è anche l’Italia. Nel report si ricorda che, nel 2024, gli attacchi hanno riguardato soprattutto i diritti di migranti, donne e persone Lgbt.

Tra le azioni del Governo Meloni segnalate ci sono: l’esternalizzazione dei controlli repressivi sull’immigrazione, l’aver ostacolato i salvataggi in mare, l’approvazione di una legge che criminalizza la gestazione per altri all’estero, l’aver adottato politiche dannose sui diritti riproduttivi delle donne dando la possibilità ai gruppi anti-aborto di accedere ai consultori.

L’organizzazione ha evidenziato preoccupazione per le interferenze da parte della politica sulla libertà dei media, per le intimidazioni verso i giornalisti e le limitazioni imposte alla società civile. Il riferimento va, in particolare, al disegno di legge sulla sicurezza approvato dalla Camera a settembre e ora in discussione al Senato, con cui verranno creati nuovi reati, tra cui la protesta non violenta nelle carceri e nei centri di detenzione per migranti.

Elezioni libere non significano sempre un futuro rispettoso dei diritti umani

Negli Stati Uniti Donald Trump ha vinto le elezioni dello scorso novembre. Nel rapporto, Hrw sottolinea che il suo ritorno alla Casa Bianca solleva il timore che la sua nuova amministrazione possa ripetere e persino amplificare le gravi violazioni dei diritti umani del suo primo mandato.

In Russia, El Salvador, Sahel, i leader autoritari hanno fatto leva su paura e disinformazione per soffocare il dissenso e consolidare il loro potere.

In altri Paesi invece ci sono stati spiragli di tenuta democratica. In Bangladesh, nonostante la violenta repressione, le proteste degli studenti contro la corruzione e l’erosione della democrazia hanno costretto alle dimissioni il leader Sheikh Hasina e portato alla formazione di un governo ad interim che ha promesso riforme. In Georgia sono scoppiate proteste in tutto il Paese per la decisione del governo di interrompere il processo di adesione all’Unione europea. In Venezuela migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere un riconteggio dei voti delle elezioni. In Kenya manifestazioni diffuse hanno messo in discussione le disuguaglianze economiche e chiesto di rendere conto dell’uso delle risorse pubbliche e delle promesse elettorali.

In Siria, a dicembre 2024 una coalizione di gruppi armati dell’opposizione ha rovesciato il governo di Bashar al-Assad, costringendolo alla fuga.

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