Disuguaglianza nel mondo: si allarga la forbice tra super ricchi e poveri

Nel 2024 la ricchezza dei miliardari è cresciuta di 2 mila miliardi di dollari, 3 volte più velocemente del 2023, mentre 3,5 miliardi di persone vivono con meno di 6,85 dollari al giorno. Ecco cosa scrive Oxfam nel nuovo rapporto sulla disuguaglianza nel mondo

Nel 2024 la ricchezza dei miliardari nel mondo è cresciuta di 2 mila miliardi di dollari, pari a circa 5,7 miliardi di dollari al giorno, con un ritmo tre volte superiore rispetto all’anno precedente. In pratica ogni settimana, in media, sono “nati” quattro nuovi miliardari.

Il numero delle persone che vive sotto la soglia di povertà di 6,85 dollari al giorno invece è invariato dal 1990: 3,5 miliardi. Si calcola che, alla tendenza attuale, ci vorrebbe più di un secolo per far sì che tutta la popolazione mondiale superi quella soglia.

Si allontana anche l’obiettivo di eliminare la povertà globale nel 2030: il rallentamento del tasso di riduzione della povertà estrema, cioè la condizione di chi vive con meno di 2,15 dollari al giorno, tende a consolidarsi.

È quanto emerge dal nuovo rapporto di Oxfam, “Disuguaglianza: povertà ingiusta e ricchezza immeritata”, pubblicato in occasione dell’apertura del World Economic Forum di Davos, in Svizzera, e in concomitanza con l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca per il suo secondo mandato.

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Bakeel Jahes, 27 anni, tiene in mano la sabbia del terreno desertificato sotto di sé. La sua famiglia ha perso quasi il 60% della propria terra nella città di Al-Wahata, nel governatorato di Lahj (Yemen), a causa della desertificazione, delle inondazioni e della guerra – Foto: Gabreez – Oxfam

Disuguaglianza economica nel mondo: arrivano i trilionari

Nel 2024 il numero dei miliardari nel mondo è passato da 2.565 a 2.769 e i loro patrimoni sono aumentati da 13 mila a 15 mila miliardi di dollari. È il secondo più grande incremento annuo di ricchezza riscontrato da quando i patrimoni dei miliardari vengono monitorati, scrive Oxfam.

Sempre nel 2024 la ricchezza dei 10 uomini più ricchi al mondo è cresciuta, in media, di quasi 100 milioni di dollari al giorno. Oxfam ha calcolato che se il 99% del patrimonio di uno di loro dovesse scomparire da un giorno all’altro, rimarrebbe ancora miliardario.

Nel 2024 Oxfam aveva previsto che il primo trilionario sarebbe comparso entro dieci anni, ma al tasso attuale di crescita della ricchezza estrema non ce ne sarà solo uno, ma ben cinque.

«Un’inversione di tendenza è necessaria, ma il contesto politico la complica. La precarizzazione economica e la marginalizzazione culturale di ampie fasce della popolazione favoriscono proposte politiche identitarie – come quelle che si vanno radicando negli Stati Uniti, con la rielezione di Donald Trump, e nel vecchio continente – che mirano a creare artificiose contrapposizioni tra gli emarginati. Una strategia che permette di tenere in secondo piano il mancato raggiungimento di risultati economico-sociali a beneficio dei più vulnerabili, mentre persegue politiche che avvantaggiano chi è già in posizione di privilegio. Così, l’obiettivo di un’economia più inclusiva e una società più dinamica ed equa si allontana», ha detto Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia.

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Ahmed, membro dello staff di Oxfam, al deposito d’acqua nel Puntland, Somalia, fornito e costruito da Kaalo e Oxfam, che si è completamente prosciugato perché la raccolta dell’acqua è terminata dopo la mancanza di precipitazioni per quasi quattro anni. Foto: Petterik Wiggers Oxfam Novib

Disuguaglianza oggi: ricchezza concentrata e frutto di eredità

L’idea che i super-ricchi lo siano grazie al loro impegno personale, alla propensione al rischio e allo spirito imprenditoriale è una credenza distorta.

Nel rapporto, infatti, si legge che il 36% dei patrimoni dei miliardari è frutto di eredità e che tutti i miliardari del mondo under 30 hanno ereditato i propri patrimoni. Una prima ondata di quella che Oxfam chiama il grande trasferimento di ricchezza, per cui si prevede che nei prossimi due o tre decenni più di mille miliardari lasceranno oltre 5.200 miliardi di dollari ai propri eredi. Un trasferimento che sarà in gran parte non tassato: secondo l’ong, due terzi dei Paesi non assoggettano a tassazione i lasciti ai discendenti diretti e metà dei miliardari del mondo vivono in Paesi i cui sistemi fiscali non prevedono l’imposta di successione.

L’aumento della ricchezza dei miliardari è riconducibile in parte al clientelismo ma, soprattutto al potere di mercato delle imprese che queste persone controllano o dirigono, come nel caso di Jeff Bezos, il co-fondatore di Amazon, azienda beneficiaria di oltre il 70% degli acquisti online in Germania, Regno Unito, Francia e Spagna.

I ricavi delle 5 più grandi aziende al mondo sono superiori al Pil (Prodotto interno lordo) di decine di Paesi e al reddito aggregato dei 2 miliardi di persone più povere del pianeta.

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Diboya Maro, partecipante al progetto DFAT finanziato dall’aiuto australiano e attuato da Strategies for Northern Development (SND), cammina dopo aver raccolto l’acqua nel villaggio di Ongeli,
Kenya. SND ha fornito i serbatoi di stoccaggio – Foto: Andrew Mboya -Oxfam

Disuguaglianza sociale ed economica: un sistema iniquo

Il carattere sbilanciato della rappresentanza di interessi nelle istituzioni internazionali e il controllo del sistema economico globale da parte del Nord favoriscono meccanismi di estrazione della ricchezza da Sud a Nord basati sullo sfruttamento dei lavoratori e delle risorse naturali dei Paesi del Sud globale, incanalando questa ricchezza verso i membri più ricchi delle sue società.

I meccanismi di estrazione di ricchezza perpetrati dal Nord nei confronti del Sud sono molteplici, si legge nel rapporto: nel sistema finanziario globale le valute del Nord dominano nel sistema dei pagamenti internazionali, le pratiche commerciali sono spesso sleali e gli scambi a condizioni impari con i prezzi delle esportazioni dal Sud fissati a livelli molto bassi a causa del potere economico del Nord e lo sfruttamento dei lavoratori dei Paesi del Sud del mondo, che contribuiscono per il 90% della forza lavoro globale ma ottengono solo il 21% del reddito da lavoro.

Povertà e disuguaglianza: la situazione in Italia

A luglio 2024, in Italia, il 10% più ricco dei nuclei familiari, era titolare di quasi 3/5 della ricchezza netta del Paese, mentre la metà più povera delle famiglie italiane detiene appena il 7,4% della ricchezza nazionale.

Anche in Italia la ricchezza è fortemente concentrata al vertice: il 5% più ricco delle famiglie detiene il 47,7% della ricchezza nazionale, che corrisponde a quasi il 20% in più di quella detenuta dal 90% più povero.

Oxfam segnala il fenomeno dell’inversione delle fortune: un calo della quota di ricchezza detenuta dalla metà più povera delle famiglie e un contestuale aumento della quota di ricchezza delle famiglie al vertice della piramide distributiva.

I gruppi sociali più abbienti hanno visto crescere significativamente la propria quota di ricchezza negli ultimi decenni. Lo 0,1% più ricco degli italiani ha registrato un incremento di oltre il 70% tra il 1995 e il 2016 (dal 5,5% al 9,4%); beneficiando inoltre di un rendimento medio annuo sui patrimoni (5%) quasi doppio rispetto a quello (2-3%) del 90% più povero degli italiani.

Con uno sguardo ancor più granulare, nel 2024 la ricchezza dei miliardari italiani è aumentata di 61,1 miliardi di euro – al ritmo di 166 milioni di euro al giorno – raggiungendo un valore complessivo di 272,5 miliardi di euro detenuto da 71 individui.

Il 63% della ricchezza miliardaria in Italia è frutto di eredità.

Disuguaglianza nel mondo del lavoro

Nonostante la crescita del tasso di occupazione (oggi al 62,4%), soprattutto grazie agli over 50, e la disoccupazione ai minimi storici (5,7%, dovuto in parte all’aumento degli inattivi, la cui incidenza colloca l’Italia tra i primi Paesi in Europa), i problemi strutturali del mercato del lavoro italiano non sono superati.

Esistono forti squilibri territoriali tra aree ad alta e bassa occupazione, ritardi occupazionali nei confronti dell’Unione europea, una marcata sotto-occupazione e una qualità del lavoro più bassa di giovani e donne.

I salari poi non sono aumentati: quello medio annuale è rimasto invariato negli ultimi 30 anni.

Tra il 2019 e il 2023, le retribuzioni lorde effettive sono cresciute in media del 6-7% e quelle nette sono cresciute di ulteriori 3 punti percentuali circa per effetto del taglio del cuneo contributivo e, in misura marginale, per quello derivante dai diversi interventi di riforma dell’Irpef.

Ma nello stesso periodo, l’inflazione cumulata si è attestata intorno al 17-18%, causando una contrazione del salario lordo reale di oltre 10 punti percentuali.

A pagare le tasse (e i servizi pubblici) sono sempre gli stessi

In Italia i contribuenti più ricchi versano al Fisco in proporzione al proprio reddito meno imposte dirette, indirette e contributi rispetto ai cittadini con i redditi più bassi. Inoltre, l’85% degli italiani, trasversalmente a tutti i partiti, ritiene che il sistema fiscale del Paese sia profondamente iniquo.

Nel rapporto Oxfam scrive che, nonostante questo, il governo non sembra molto preoccupato e che le misure adottate in materia fiscale nel 2024 (la revisione dell’Irpef, l’ampliamento del regime forfettario, la tassazione dei fringe benefit e il concordato biennale preventivo) prefigurano una disattenzione all’equità distributiva e alla tenuta del contratto sociale e un tradimento della democrazia fiscale.

In Italia, scrive l’organizzazione, sono sempre gli stessi a pagare le tasse per sostenere i servizi pubblici universali, come la sanità e l’istruzione, oggi fortemente sottofinanziati e continuamente a rischio tagli.

La legge sull’autonomia differenziata presentata nel 2024 ha rappresentato un ulteriore elemento di preoccupazione in un Paese in cui esistono già gravi divari nella disponibilità e nella fruizione di servizi pubblici tra i diversi territori.

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