Colonialismo, una storia di oppressione che arriva ai nostri giorni
In occasione di questo 10 dicembre, Giornata mondiale dei diritti umani, abbiamo scelto di occuparci di colonialismo, di quello che ha significato nella storia e di come continua oggi sotto forma di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza
Nell’Ottocento la pressione europea fuori dalle Americhe si intensificò a dismisura, facendo crescere il colonialismo oltremodo: nel 1800 gli Stati europei occupavano o controllavano il 35% della superficie terrestre del pianeta, contro ben l’84% del 1914 (fonte: Università di Cantabria).
A dare impulso a questo fenomeno, tra l’altro, è stata l’indipendenza della maggior parte dei territori americani (ad eccezione del Canada), insieme alla dottrina Monroe, secondo la quale gli Stati Uniti non avrebbero tollerato l’ingerenza europea nell’emisfero occidentale.
Mentre gli Stati Uniti de facto esercitavano la loro influenza coloniale sull’America Latina e parte dei Caraibi, quindi, le potenze europee si concentravano sull’Africa, sul Medio Oriente, sull’Asia e sull’Oceania.
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Definizione colonialismo: significato e diritto internazionale
Si definisce colonialismo quel regime politico ed economico in cui uno Stato controlla e sfrutta un territorio straniero (colonia), in uno schema di sottomissione e conquista, imponendo nella maggior parte dei casi la sua lingua e i propri valori culturali.
Il colonialismo è vietato in tutte le sue forme e manifestazioni dal moderno diritto internazionale ed è incompatibile con il principio di autodeterminazione nazionale universalmente riconosciuto e sancito nella Carta delle Nazioni Unite (preambolo, p.4 dell’art.1).
Storia della decolonizzazione: un processo ancora in corso
Secondo la stessa Onu, il periodo di decolonizzazione, iniziato dopo la seconda Guerra Mondiale, non è ancora concluso.
Sebbene, infatti, dalla creazione delle Nazioni Unite più di 80 ex colonie abitate da circa 750 milioni di persone abbiano ottenuto l’indipendenza, ad oggi esistono ancora 17 territori non autonomi in tutto il mondo.
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Colonialismo europeo: alla conquista dell’Africa
Il colonialismo europeo in Africa ebbe inizio nel XV secolo con l’arrivo dei primi naviganti ed esploratori, preludio della tratta di esseri umani schiavizzati verso le Americhe (si parla di almeno 12 milioni di persone trafficate in quasi 4 secoli) e di crimini non ancora riparati.
Il colonialismo si intensificò dopo la conferenza di Berlino (1884-85), conosciuta anche come la conferenza della ripartizione dei territori africani da parte delle potenze europee: uno spartiacque che diede inizio a innumerevoli conflitti etnici e guerre sanguinose.
Mappa delle potenze coloniali
Regno Unito, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Danimarca, Belgio, Paesi Bassi, Russia e Italia sono i protagonisti europei in negativo di questa storia, una responsabilità che nelle società di questi Paesi fa ancora fatica ad essere accettata e veicolata verso una necessaria riparazione.
Sebbene nella decade del 1960 numerosi paesi africani ottennero l’indipendenza dagli Stati europei che li avevano colonizzati (in alcuni casi per secoli), il saccheggio sistematico delle risorse naturali, come oro, avorio, diamanti e altri minerali, non è ancora cessato.
Verso l’aumento del debito estero
Il saccheggio è poi stato istituzionalizzato, con le richieste di denaro da parte delle potenze coloniali alle ex colonie, in concetto di debito accumulato per i capitali investiti: in altre parole, un prezzo da pagare per comprare la propria indipendenza.
Lo sfruttamento economico generato da queste dinamiche asimmetriche ha prodotto disuguaglianze sociali, emarginazione delle comunità locali e un modello economico che perpetua una violazione costante dei diritti umani.
Le conseguenze dell’imposizione della cultura europea, dell’installazione di società basate sulla discriminazione razziale, della creazione di frontiere artificiali e della distruzione delle tradizioni locali hanno avuto conseguenze ancora oggi visibili riguardo alle devalorizzazione delle identità culturali native.
Non è possibile realizzare un calcolo esatto delle morti causate dal colonialismo europeo in Africa, ma per farsi un’idea basti pensare che si stima che almeno 10 milioni di persone abbiano perso la vita tra il 1885 (anno del riconoscimento internazionale dello Stato Libero del Congo) e il 1908, anno in cui il Congo divenne una colonia del Belgio.
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Colonialismo in America Latina e nei Caraibi
«Oggi l’America non è altro, per il mondo, che gli Stati Uniti: noi abitiamo, tutt’al più, una sub-America, un’America di seconda classe, di nebulosa identificazione. Si tratta dell’America Latina, la regione delle vene aperte» (Eduardo Galeano, Le vene aperte dell’America Latina).
In quella che oggi definiamo America Latina e Carabi, due termini che sono essi stessi una eredità della colonizzazione, l’impronta di secoli di saccheggio coloniale, uccisioni e schiavitù sono molto visibili.
Le guerre d’indipendenza della prima metà del 1800 hanno portato da un lato alla nascita degli Stati che oggi compongono il quadro geopolitico regionale, ma dall’altro hanno mantenuto, quando non accentuato, un sistema di estrema disuguaglianza, saccheggio e violenza strutturale, che ha emarginato e oppresso in modo sistemico i popoli indigeni, le comunità rurali e le persone afrodiscendenti.
La rivoluzione di Haiti (1791-1804), fatica ancora oggi a entrare nei libri di storia, così come il contributo che le minoranze oggi emarginate hanno dato all’indipendenza della regione.
In questa particolare zona del mondo ha giocato un ruolo determinante l’egemonia statunitense, che con una politica di ingerenza sostenuta nel tempo ha provocato l’instabilità delle giovani democrazie latinoamericane, favorendo la diffusione di un capitalismo predatorio.
Colonialismo e neocolonialismo
Un report delle Nazioni Unite pubblicato nel giugno del 2023, rende visibile l’impatto negativo dell’eredità del colonialismo sul pieno godimento e accesso dei diritti umani.
Nel documento, infatti, si sottolinea come il peso del colonialismo continua a persistere oggi, soprattutto nel Sud del mondo, dove l’indipendenza politica e la decolonizzazione non sono state accompagnate da uno sviluppo sostenibile e da una politica reale di difesa e promozione dei diritti umani.
È innegabile, inoltre, secondo l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, che esiste un legame intrinseco tra il colonialismo e le forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza subite dagli africani, dagli afrodiscendenti, dalle persone di origine asiatica e dalle popolazioni indigene.
A queste conseguenze si aggiunge inoltre la nuova tappa che viviamo ai giorni nostri, definita Neocolonialismo, ovvero un predominio e influenza, soprattutto nel campo dell’economia (con spiccato accento capitalista), da parte delle ex potenze coloniali, di altre nazioni con enorme peso geopolitico e geoeconomico e da compagnie internazionali, che depredano i paesi decolonizzati o in via di sviluppo.
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