Violenza sulle donne: una vittima ogni dieci minuti

Il 25 novembre è la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. In Italia il numero di femminicidi ha già toccato quota 100 nel 2024. Ecco i dati aggiornati e le analisi pubblicati in occasione di questa ricorrenza

Il 25 novembre si celebra la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne e l’Onu lancia la campagna #NoExcuse (nessuna scusa) per chiedere ai governanti di agire.

Nel mondo si stima che 736 milioni di donne abbiano subito violenze sessuali, o comunque fisiche; una su tre.

Per le ragazze il rischio è particolarmente elevato: un’adolescente su 4 è stata abusata dal partner. Le millennials (nate tra il 1980 e il 1994) e le ragazze della generazione Z (nate tra il1995 e il 2010) sono le più colpite dalla violenza perpetrata con l’uso della tecnologia. Sette donne su dieci tra quelle che vivono in zone di guerra ha subito violenza (dati Onu).

E nel 2023 sono state uccise 51 mila donne nel mondo, una ogni dieci minuti.

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Foto: Non una di meno

Violenza sulle donne in Italia

In Italia nei primi sei mesi del 2024 sono state commesse oltre 2.900 violenze sessuali, in gran parte nei confronti di donne, e più di 8.500 atti persecutori, dati in calo rispetto al 2023. Aumentano invece i maltrattamenti contro familiari e conviventi, che superano i 12 mila (dati del Dipartimento centrale della polizia criminale).

Sono state più di 23 mila le donne ascoltate nei centri della Rete nazionale antiviolenza (dati Dire – donne in rete contro la violenza). Oltre 32 mila le chiamate al numero 1522.

In Italia quest’anno i femminicidi hanno appena toccato quota 100 (leggi l’approfondomento esclusivo appena pubblicato da Osservatorio Diritti a firma di Lorenza Pleuteri, Femminicidi: in Italia cento vittime in meno di undici mesi).

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Foto: Non una di meno

Violenza sulle donne 2024: i dati del Viminale

Tra il 1° gennaio e il 17 novembre 2024 in Italia sono stati commessi 269 omicidi, di cui 98 con vittime donne. Tra queste, 84 sono state uccise in ambito familiare o affettivo (51 sono morte per mano del partner o dell’ex).

I dati sono contenuti nel rapporto della Direzione centrale della Polizia criminale presso il ministero dell’Interno, da cui emerge un calo del numero totale degli omicidi (erano 305 nello stesso periodo del 2023) e anche delle vittime di genere femminile (erano 108). I dati più aggiornati relativi ai femminicidi, verificati caso per caso, sono invece quelli pubblicati oggi in esclusiva su Osservatorio Diritti.

Restando ai dati del ministero, diminuiscono sia i delitti commessi in ambito familiare e affettivo (passano da 134 a 129), sia il numero degli omicidi commessi da partner o ex partner (da 64 a 58) e delle relative vittime di genere femminile (da 58 a 51).

Due gli omicidi commessi nella settimana tra l’11 e il 17 novembre, di cui un femminicidio con vittima una donna uccisa in ambito familiare/affettivo.

I dati dell’Osservatorio Non una di meno

Anche l’Osservatorio del movimento femminista e transfemminista Non una di meno ha pubblicato alcuni dati interessanti, anche se aggiornati solo all’8 novembre 2024. Il numero di femminicidi rilevati è di 87, a cui si aggiungono anche 5 suicidi di donne, il suicidio di un uomo trans, il suicidio di un uomo e 10 casi in fase di accertamento, tutte morti che, come riporta l’osservatorio, «sono indotte da violenza di genere ed etero-cis-patriarcale», per un totale di 104 persone uccise.

Inoltre, sono 44 i tentati femminicidi riportati nelle cronache online dei media locali e nazionali.

La vittima più giovane aveva 13 anni, la più anziana 89, 4 persone erano sex worker, 14 avevano una disabilità o una malattia grave, cronica o degenerativa, in 10 casi c’erano state nei mesi precedenti denunce o segnalazioni per violenza, stalking, persecuzione.

In 9 casi i figli minorenni della vittima hanno assistito al femminicidio. In totale sono 43 i figli rimasti orfani in seguito all’uccisione della madre.

In gran parte degli 87 femminicidi il presunto colpevole è italiano.

Nella quasi totalità dei casi l’assassino era conosciuto dalla persona uccisa, in 42 era il marito, convivente, ex. Negli altri era figlio, padre, amico dei figli, amico, cliente, conoscente, altro parente. Pochissimi gli autori ancora sconosciuti. In 27 casi il colpevole si è suicidato.

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Foto: Non una di meno

Violenza sulle donne: aumentano le chiamate all’1522 (dati Istat)

Sono oltre 32 mila le chiamate effettuate nei primi sei mesi del 2024 al 1522, il numero istituito dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, a cui chiedere aiuto in caso di violenza e stalking (dati Istat).

I numeri sono in forte aumento rispetto allo stesso periodo del 2023, quando le telefonate erano state poco più di 19 mila (a fine 2023 hanno superato le 51 mila). L’Istat precisa però che l’incremento è generato soprattutto da persone che chiedono informazioni sul servizio, sui centri antiviolenza o sugli strumenti normativi di tutela delle vittime.

Chi chiama per chiedere aiuto è vittima di stalking, violenza fisica, psicologica e anche minacce, atti persecutori e violenza economica. E viene indirizzata a centri antiviolenza e case protette.

Più della metà delle vittime ha dichiarato di aver subito violenza per anni e, per questo, di provare ansia e di trovarsi in uno stato di soggezione.

In prevalenza il luogo in cui avviene la violenza è la casa della vittima e l’autore è il partner o l’ex. Oltre la metà delle vittime ha figli che hanno assistito e/o subito la violenza. I tre quarti delle vittime che chiamano il 1522 non ha denunciato per paura.

Violenze e abusi nei luoghi di lavoro

Tra le forme più diffuse di violenza e abuso nei luoghi di lavoro ci sono quella verbale, il mobbing e l’abuso di potere. Ma le denunce sono pochissime: più di 6 donne su 10 non lo fanno per paura di perdere il lavoro.

È quanto emerge da “Non staremo al nostro posto. Per il diritto a un lavoro libero da molestie e violenze”, il rapporto realizzato da WeWorld insieme a Ipsos che ha coinvolto 1.100 lavoratori e lavoratrici tra i 20 e i 64 anni.

Il 60% dei lavoratori e delle lavoratrici intervistate ha dichiarato di essere a conoscenza di episodi di violenza avvenuti nel luogo di lavoro, il 71% di microaggressioni. Il 42% degli intervistati ha subito e/o assistito a episodi di violenza al lavoro, mentre il 22% ha subito violenza nel luogo di lavoro almeno una volta nella vita, dato che sale al 28% per le donne. Le conseguenze sono: stress, ansia, diminuzione dell’autostima, dimissioni, depressione, burnout.

Gli autori delle violenze sono in prevalenza capi e colleghi uomini e, in misura minore, colleghe e donne. Una donna su 2 tra quelle che hanno subito violenza sul luogo di lavoro ha indicato il proprio capo, un uomo, come autore della violenza.

Il tema della violenza sulle donne non è priorità per i politici

Oltre le parole. Narrazione politica e percezione pubblica della violenza maschile contro le donne” è la ricerca realizzata da ActionAid in collaborazione con Osservatorio di Pavia e B2Research che ha analizzato i profili social dei rappresentanti politici italiani e ha intervistato i cittadini, rivelando una disconnessione tra i primi e i secondi.

Il 94% delle persone coinvolte dalla ricerca ritiene che la violenza maschile sulle donne sia una priorità sociale da affrontare con interventi concreti e l’80% pensa che le leggi attuali non siano sufficienti a contrastarla.

L’interesse della classe politica invece è limitato: solo l’1,5% dei post sui profili social dei rappresentanti politici affronta questa tematica. L’attenzione è intermittente e si concentra soprattutto in date simbolo, come nel caso del 25 novembre o dell’8 marzo, ma con un livello di approfondimento scarso.

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