Haiti, situazione drammatica: povertà e violenza devastano l’isola
Le prime truppe keniane (400 soldati su un contingente totale di 1.000 unità) hanno un compito ai limiti dell'impossibile: provare a fermare la violenza dilagante nell'isola. Ecco qual è la situazione oggi ad Haiti
Una violenza dilagante che impedisce alla popolazione di aver accesso ai beni di prima necessità, in un contesto di instabilità politica prolungata e di precarietà della vita quotidiana: è questo lo scenario vissuto ad Haiti, giorno dopo giorno, mentre l’impunità è la normalità e le bande criminali, pesantemente rifornite di armi, si dividono il controllo dei punti strategici della capitale del paese caraibico.
Mentre si cercano soluzioni internazionali per una nuova possibile missione di mantenimento della Pace (dopo la fine della Minujusth il 15 ottobre 2019), si è prodotto un cambio alla guida del paese, dopo le dimissioni forzate del primo ministro Ariel Henry.
Il 28 maggio scorso infatti il Consiglio di transizione presidenziale (composto da 9 membri che hanno assunto il loro ruolo il 25 aprile scorso) ha ufficializzato la nomina di Garry Conille come nuovo primo ministro di Haiti. Una nomina che va nella direzione auspicata di ripristinare l’ordine pubblico e democratico ad Haiti.
«Affrontare l’insicurezza deve essere una priorità assoluta per proteggere la popolazione e prevenire ulteriori sofferenze umane. È altrettanto importante proteggere le istituzioni essenziali per lo Stato di diritto, che sono state attaccate nel profondo» ha dichiarato Volker Türk, Alto Comissario per i diritti umani dell’Onu.
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Situazione attuale ad Haiti: il rapporto dell’Onu
Un dettagliato rapporto dell’ufficio dei diritti umani delle Nazioni Unite, che analizza il periodo dal 25 settembre 2023 al 29 febbraio 2024, basato sulle informazioni fornite sia dal Servizio per i diritti umani della Missione politica speciale delle Nazioni Unite ad Haiti (Binuh) sia dall’esperto nominato dall’Alto Commissario sulla situazione dei diritti umani nel paese caraibico, William O’Neill, scatta una fotografia impietosa della situazione.
Il numero delle vittime prodotte dalla violenza delle bande è aumentato in modo significativo nel 2023, con 4.451 persone uccise e 1.668 ferite. Il numero delle vittime è inoltre ancora aumentato in questo inizio 2024, dove al 22 di marzo si contabilizzavano già 1.554 morti e 826 feriti.
La vita quotidiana è scandita dalle restrizioni imposte dalle bande criminali alla circolazione di persone, beni e servizi: dei veri e propri coprifuoco, che limitano ogni attività.
Il documento sottolinea che 1,64 milioni di persone si trovano ad affrontare livelli di insicurezza alimentare acuta, un’emergenza che aumenta il rischio di deperimento infantile e di malnutrizione.
A questo si aggiunge quanto dice l’Ufficio di Coordinamento Umanitario delle Nazioni Unite (Ocha), che ha denunciato come nel paese da inizio 2024 (e solo fino a inizio marzo) siano già 362.000 le persone sfollate.
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Ad Haiti manca la sicurezza: violenza sessuale usata come arma
Una delle violazioni dei diritti umani perpetrate dalle bande criminali che assediano la capitale e altre città del paese, riguarda la violenza sessuale.
Il report dell’Onu sottolinea come lo stupro sia utilizzata in modo sistemico dalle bande armate per attaccare, punire e controllare le persone nelle zone che cadono sotto il loro controllo.
Nel documento si denuncia come si siano registrati casi si donne violentate durante gli scontri tra bande nei quartieri della capitale Port-au-Prince, in molti casi dopo aver visto i loro mariti uccisi davanti ai loro occhi.
Altre donne vengono rapite come “bottino di guerra” e vengono poi costrette ad avere rapporti sessuali con i membri delle bande, stupri che vengono utilizzati anche nei confronti degli ostaggi per costringere le loro famiglie a pagare i riscatti richiesti dai delinquenti.
Tutto questo nella più totale impunità visto che molti casi non arrivano neanche ad essere denunciati dalle vittime che hanno paura di ritorsioni e sanno di non poter essere protette dalle forze di polizia, superate in numero e armamento dalle bande criminali.
Haiti: la criminalità arruola gli adolescenti
Particolarmente grave la situazione dei giovani minorenni, arruolati con la forza tra le fila delle circa 300 bande criminali che operano ad Haiti
Tra queste la più notoria alle cronache è la G9 Family and Allies, una federazione composta da nove bande criminali nata nel giugno del 2020 e guidata oggi dall’ex poliziotto Jimmy Chérizier, conosciuto anche come “Barbecue”
I giovani non hanno scelta e non possono negarsi all’arruolamento, pena ritorsioni contro di loro e le loro famiglia. Inoltre sono stati segnalati anche numerosi casi di abuso sessuale su ragazzi e ragazze perpetrati all’interno dei gruppi criminali che terrorizzano il paese.
Chi può emigra, anche tra i più giovani, e lo fa cercando di arrivare negli Stati Uniti d’America passando per il corridoio del Darién (tra Colombia e Panama, dove solo nel 2023 si sono registrati circa 25 000 mila migranti haitiani) poi dall’America Centrale e infine dal Messico.
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Situazione oggi ad Haiti: fame e scuole chiuse
È l’Unicef a lanciare l’allarme sulle terribili condizioni dell’infanzia ad Haiti. La crisi nutrizionale per i cittadini più giovani di Haiti ha raggiunto livelli allarmanti e secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite si è registrato un aumento stimato del 19% nel numero di bambini affetti da malnutrizione acuta grave.
Inoltre, secondo Bruno Maes, rappresentante dell’Unicef nel paese, il numero di scuole costrette a chiudere a causa della violenza e dell’insicurezza è aumentato negli ultimi mesi.
Se parliamo solo di questo 2024, alla fine di gennaio erano state temporaneamente chiuse complessivamente 900 scuole, impedendo di frequentare le lezioni a circa 200.000 bambini e bambine, soprattutto nell’area di metropolitana di Port-au-Prince e nella parte settentrionale della vicina provincia di Artibonite.
Rispetto a questa situazione, Maes ha dichiarato che «in un Paese che affronta conflitti e instabilità sempre più complessi, l’istruzione non può mai essere considerata semplicemente un’opzione; deve essere riconosciuta come una necessità, una questione di sopravvivenza e una chiave per la stabilità sociale»