Migranti ambientali: serve un approccio di genere

Essere "un" o "una" migrante ambientale non è la stessa cosa: le dinamiche, i pericoli da affrontare, le sfide sono spesso molto diversi. Ecco perché è necessario un approccio di genere alla migrazione ambientale

di Giulia Montefalcone

L’esperienza migratoria è profondamente influenzata dalle dinamiche di genere in tutti i suoi aspetti. Uomini e donne, infatti, mostrano tendenze migratorie differenti in ogni fase del ciclo migratorio. La decisione di andarsene, le percezioni del rischio, le priorità, le strategie adottate e le opportunità lavorative, così come l’accesso alle attività di integrazione, sono plasmati da norme, ruoli e responsabilità di genere.

Decodificare le intersezioni tra genere e modelli migratori è dunque fondamentale, in quanto la migrazione può contribuire alla trasformazione delle relazioni di potere tra i sessi e offrire nuove opportunità di emancipazione femminile.

Tuttavia, essa può anche accentuare le disuguaglianze esistenti, esporre le donne a nuove forme di vulnerabilità e amplificare le disparità socioeconomiche di genere.

Le sfide delle donne migranti

Le norme socio-culturali possono limitare la capacità delle donne di migrare senza il consenso di una figura maschile. Quando le donne sono costrette a migrare, affrontano rischi specifici lungo le loro rotte migratorie, inclusi abusi, discriminazioni, sfruttamento e violenza di genere​​, compresa la tratta di persone, ed esclusione sociale.

Inoltre, le donne migranti spesso incontrano difficoltà nell’accesso ai servizi igienici e sanitari, compresi quelli relativi alla salute sessuale, mentale e riproduttiva.

Quando le migranti ambientali sono donne

La migrazione ambientale è in gran parte determinata dall’esposizione delle persone ai rischi ambientali e climatici e dalla loro capacità di anticipare, affrontare, adattarsi e riprendersi dalle conseguenze dei pericoli naturali e del degrado ambientale. In generale, coloro che sono economicamente, politicamente e socialmente emarginati all’interno delle comunità colpite dai pericoli naturali e dal degrado ambientale sperimentano più acutamente gli impatti dei cambiamenti climatici.

Anche la migrazione ambientale è, quindi, un processo intrinsecamente legato al genere: le vulnerabilità, le esperienze e le priorità dei migranti ambientali variano infatti in base ai ruoli di genere, all’accesso alle risorse, all’istruzione e alle opportunità lavorative​​.

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Crisi climatica e comunità rurali

I cambiamenti climatici colpiscono sproporzionatamente le donne, in particolare nelle comunità rurali. Qui, le donne tendono ad essere più povere, meno istruite e ad avere un accesso limitato a informazioni, risorse e opportunità. Il genere rimane dunque fondamentale nel processo decisionale della migrazione, poiché i ruoli assegnati agli uomini e alle donne nella famiglia, nella comunità e nella società sono anche un tratto definitorio della vulnerabilità al cambiamento climatico.

La necessità del consenso di una figura maschile rende le opzioni di adattamento delle donne fortemente dipendenti dalle norme e dinamiche di genere. Quando i mezzi di sussistenza vengono distrutti a causa del cambiamento climatico, le donne sono più esposte al rischio di essere lasciate indietro, intrappolate in ambienti pericolosi, continuando a prendersi cura della famiglia e delle responsabilità domestiche, mentre gli uomini migrano in cerca di migliori opportunità di vita.

Essere donna in una zona agricola

Nelle aree rurali gli effetti avversi della crisi climatica includono l’aumento del carico di lavoro di donne e ragazze nella raccolta di acqua e legna da ardere e del lavoro di cura – non retribuito – nella famiglia e nelle comunità.

Questo riduce il tempo disponibile per impegnarsi in lavori riconosciuti o retribuiti, partecipare ai processi decisionali della comunità, acquisire conoscenze sulle strategie di adattamento o investire in nuovi mezzi di sussistenza resilienti.

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Migranti ambientali: come integrare una prospettiva inclusiva

Per affrontare efficacemente le sfide poste dai cambiamenti climatici e dalla migrazione ambientale, è dunque essenziale integrare una prospettiva di genere nelle politiche e nei programmi di gestione della migrazione. Solo un’analisi ed un approccio sensibili al genere possono garantire risposte efficaci, eque e sostenibili per tutti i migranti ambientali.

Includere considerazioni di genere nelle discussioni sulla migrazione ambientale, infatti, non solo migliora la comprensione di questi complessi fenomeni, ma contribuisce anche a sviluppare interventi che non aggravino le disuguaglianze esistenti e prevengano la creazione di nuove vulnerabilità, offrendo al contempo l’opportunità di facilitare strategie di adattamento sostenibili e soluzioni durature adattate alle differenze di genere.

Donne migranti: un approccio di genere

Un tale approccio richiederebbe, in concreto, di promuovere la consapevolezza sui ruoli di genere e le disuguaglianze nella migrazione ambientale.

È poi fondamentale sviluppare materiali formativi riguardanti la migrazione ambientale sensibili al genere per tutte le parti interessate. Raccogliere, analizzare e diffondere regolarmente dati disaggregati per sesso ed età è cruciale per comprendere meglio i modelli migratori e formulare politiche più efficaci.

Infine, è necessario coinvolgere sia donne sia uomini come attori ambientali chiave nella gestione dei disastri naturali.

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