
Iraq, omosessuali e transgender rischiano il carcere
Il Parlamento dell'Iraq punisce omosessuali e transgender con il carcare. Associazioni per i diritti Lgbt, Onu e alcuni paesi protestano. Ecco cosa sta succedendo
Il Parlamento dell’Iraq ha approvato una legge che criminalizza le relazioni tra persone dello stesso sesso, con condanne che possono andare dai 10 ai 15 anni di reclusione, e le transizioni di genere, con pene fino a tre anni, sia per le persone transgender sia per i medici che praticano gli interventi di riaffermazione del genere.
Sono 64 i Paesi nel mondo in cui le relazioni tra persone dello stesso sesso sono considerate illegali e sono punite con il carcere. Nella maggior parte dei casi a essere criminalizzati sono gli uomini, mentre in 40 di essi lo sono anche le donne.
In alcuni Stati è prevista la condanna al carcere a vita, in cinque è applicata la pena di morte, come mostra la mappa di Human Dignity Trust, un’organizzazione britannica che dal 2011 usa la legge per difendere i diritti delle persone Lgbt.
Nel 2024 anche l’Uganda ha adottato una legge che punisce le relazioni tra persone dello stesso sesso con la reclusione in carcere.
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Iraq: cosa prevede la nuova legge sull’omosessualità
La legge è stata introdotta come modifica alla normativa del 1988 contro la prostituzione ed è stata sostenuta dal partito legato all’Islam sciita che fa parte di una coalizione di maggioranza nel Parlamento del Paese. L’obiettivo della legge è «proteggere la società irachena dalla depravazione morale e dall’omosessualità che sta prendendo il sopravvento nel mondo», come ha riportato l’agenzia Reuters.
Inizialmente la nuova legge prevedeva la pena di morte, ma è stata modificata prima dell’approvazione in seguito alle forti proteste da parte degli Stati Uniti e dei Paesi europei.
Oltre a punire le relazioni tra persone dello stesso sesso e le transizioni di genere, la norma prevede anche pene di almeno sette anni in carcere per chi promuove l’omosessualità o la prostituzione (oltre a una multa di circa un milione di dinari iracheni, pari a 7.600 dollari) e da uno a tre anni o una multa di cinque milioni di dinari iracheni per chi volontariamente si veste con abiti associati al sesso opposto.
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Lgbt in Iraq: discriminazioni, violenze, uccisioni
Anche prima dell’approvazione di questa legge, le persone Lgbti irachene erano vittime di discriminazione e violenza. La società del Paese è infatti fortemente conservatrice e l’omosessualità era già considerata un tabù.
Questa legge rende legali gli attacchi contro le persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender, intersessuali, come ha denunciato l’associazione IraQueer sul suo blog.
«Gli attacchi alla comunità Lgbti in Iraq sono iniziati nel 2009, quando gruppi armati hanno ucciso decine di persone nelle strade di Baghdad e di altre città senza che il governo facesse niente per difenderle e sono proseguiti con le uccisioni e le torture portate avanti dall’Isis a Mosul e nelle altre aree che controlla», scrive l’associazione.
In un rapporto pubblicato nel 2022, Human Rights Watch e IraQueer hanno documentato numerosi casi di tentati omicidi, uccisioni, violenze sessuali, stupri, aggressioni online contro persone Lgbti da parte di gruppi armati, oltre alle torture e alle uccisioni perpetrate dai familiari.
«Ora i gruppi armati saranno legittimati a continuare a prendere di mira le persone omosessuali, ma questa volta sotto l’autorità della legge», scrive IraQueer, che chiede l’immediato ritiro della norma.
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Iraq, diritti umani e libertà sotto attacco
«Le persone Lgbti in Iraq sopportano intimidazioni e violenze da parte di gruppi armati che operano nella totale impunità, mutilando e uccidendo le persone in base al loro reale o percepito orientamento sessuale. Gli ultimi emendamenti sono un attacco ai diritti umani e un’escalation nella campagna delle autorità per rafforzare il controllo sulla libertà», ha detto Razaw Salihy, ricercatore in Iraq di Amnesty International, che ha sottolineato l’urgenza di ritirare la legge e assicurare il rispetto del diritto alla libertà di espressione e a non essere discriminati per tutti, indipendentemente dalla propria identità di genere o dal proprio orientamento sessuale.
Gli Stati Uniti hanno espresso forte preoccupazione per la legge adottata dal Parlamento iracheno, perché una legge che limita i diritti di alcuni, indebolisce i diritti di tutti.
«Questo emendamento minaccia i diritti delle persone più a rischio nella società irachena. E può essere usato per ostacolare la libertà di parola e di espressione e inibire le operazioni delle Ong nel Paese», si legge nel comunicato rilasciato dal Dipartimento di Stato.
L’ufficio dell’Onu per i diritti umani ha incoraggiato l’Iraq a ritirare la legge perché «è contraria a numerosi trattati e convenzioni sui diritti umani ratificati dall’Iraq, incluso il patto internazionale sui diritti civili e politici, e dovrebbe essere accantonata», ha detto la portavoce Ravina Shamdasani.