Colombia: ecatombe di leader comunitari e difensori dei diritti

I dati sulla violenza in Colombia nell'ultimo anno hanno portato a parlare del paese sudamericano come di una "tomba dei giusti": resta altissimo il numero di difensori dei diritti umani e leader comunitari uccisi a causa della loro attività

Il 2024 si è aperto in Colombia con la morte di Luis Fernando Osorio, riconosciuto leader comunitario, di professione infermiere, nel comune di Andes, Antioquia. La notizia è stata data dall’istituto di studi per lo sviluppo e la pace  (Indepaz).

L’attivista sociale, 68 anni, era scomparso il 29 dicembre 2023 e di lui si erano perse le tracce. Il suo corpo, che presentava diversi fori da arma da fuoco, è stato rinvenuto il 3 gennaio.

Poche ore dopo, è stato ritrovato anche il corpo senza vita di Emilson Pulgarín Sánchez, 61 anni, che era scomparso il 2 gennaio 2024 dopo essere uscito in moto. Emilson era leader comunitario di Amagá e, anche in questo caso, il cadavere presentava segni visibili di una aggressione e di una morte violenta.

Il primo omicidio di questo 2024 di un leader comunitario era invece avvenuto il 2 gennaio nel comune di Tuluá, dove Elieced Avila,  consigliere eletto per il partito conservatore, è stato assassinato poche ore dopo il suo insediamento.

Tre omicidi che continuano una scia di sangue che non si è fermata neanche durante le feste natalizie e che conferma come la Colombia sia un paese letale per i difensori dei diritti umani e, in particolare, per chi decide di dedicare la vita alla propria comunità.

Colombia, un 2023 di violenza e impunità

Proprio Indepaz ha registrato, ancora una volta, i numeri drammatici del 2023 in Colombia, dati che testimoniano una tendenza  di violenza e di uno scenario ad alto rischio per i difensori dei diritti nel paese dell’America Latina.

Tra leader sociali e difensori dei diritti umani nel corso dello scorso anno si contano 188 omicidi, con l’ultimo registrato proprio la vigilia di Natale. A questo numero si aggiungono i 45 omicidi di firmatari dell’accordo di Pace del 2016 tra il governo colombiano e le Farc, uomini e donne che avevano deposto le armi per provare a rifarsi una vita fuori dal contesto della guerra.

E anche per quanto riguarda i massacri, i dati non si scostano dal 2022, dimostrando la tendenza: sono infatti 94 i massacri registrati nel 2023 in Colombia, con un totale di 303 vittime (erano stati 94 con 343 vittime nel 2022), con i dipartimenti di Valle del Cauca, Antioquia, Atlantico, Cauca e Magdalena con l’incidenza maggiore.

Va segnalato che Indepaz considera come “massacro” l’omicidio intenzionale e simultaneo di varie persone  (3 o più) protette dal diritto umanitario internazionale, indifese e nelle stesse circostanze di tempo, modo e luogo.

Fin dal 2016 l’Osservatorio dei conflitti e dei diritti umani dell’Indepaz analizza e registra gli omicidi contro leader sociali, difensori dei diritti umani e firmatari dell’accordo di pace, nonché i massacri commessi in Colombia, questi ultimi a partire dal 2019.

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Bogotà, murales per la pace in Colombia – Foto: © Diego Battistessa

Violenza sistematica e omicidi di donne nel paese sudamericano

Per provare a comprendere questi numeri, l’organizzazione ha presentato a fine 2023 il report annuale sulla violenza in Colombia.

Il documento sottolinea che nel 2023 non solo le uccisioni di leader sociali e difensori dei diritti umani non sono diminuite, ma che sono aumentate (di una persona) e che destano particolare preoccupazione le situazioni di rischio nei dipartimenti del Cauca, Antioquia, Nariño e Valle del Cauca, luoghi nei quali si sono concentrati gli omicidi (55% del totale).

Più nel dettaglio, è la cittadina di Tumaco, dipartimento di Nariño (costa pacifica alla frontiera con l’Ecuador), che concentra il maggior numero di omicidi contro leader e difensori dei diritti umani, registrando 7 casi nel 2023.

Il report spiega che, sebbene siano gli uomini i principali obiettivi di questi omicidi, la percentuale del 12% di donne rispecchia una elemento molto preoccupante, considerando «che la leadership femminile è più difficile da formare a causa dei compiti di cura che si aggiungono alla loro quotidianità, il rischio di violenza differenziata, gli attacchi ricorrenti alle loro famiglie e altri fattori che sono di tipo strutturale».

Mine antiuomo e sfollamenti forzati in Colombia

E in questo scenario di continua lotta tra attori armati non statali e legati al narcotraffico, spicca ancora l’utilizzo di mine antiuomo come meccanismo di terrore e controllo del territorio.

Nel report si contano tra  il 1° gennaio e il 30 novembre dello scorso anno 55 casi di persone vittime della mine antiuomo, tra le quali sei minorenni. Anche in questo scenario la maggior parte dei casi sono concentrati nel dipartimento di Nariño (39 vittime, cioè il 71% del totale) e, nello specifico, nella città di Tumaco (17 vittime).

In questo caso si può segnalare una riduzione dei casi considerando 4 vittime di mine antiuomo al mese nel 2023, contro le 7 vittime di del 2022. Ma il contesto di incertezza e l’assenza dello Stato in questi territori marca un orizzonte preoccupante.

Nel 2023 è inoltre aumentato il numero di sfollati a causa dei conflitti interni legati  all’azione dei gruppi armati, facendo registrare ben 167.540 casi di sfollamento forzato, dei quali la maggior parte (115.779) nei dipartimenti di Nariño, Valle del Cauca, Cauca, Antioquia, Bolívar e Norte de Santander.

In questo senso è importante ricordare il dato diffuso dal governo della Colombia, attraverso il Registro unico delle vittime (Ruv), che contabilizza un totale storico cumulativo di 8.219.403 vittime di sfollamento forzato a causa di eventi accaduti nel paese dal 1985 al 31 dicembre 2021.

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Dialogo di Pace all’Avana tra il governo della Colombia e le Farc – Foto: Presidencia de la República Mexicana (via Flickr)

Violenza e impunità in Colombia

A questa situazione strutturale di violenza si aggiunge, in molti casi, il problema dell’impunità e dell’inefficacia dei meccanismi di prevenzione e protezione per i leader comunitari e i difensori dei diritti umani che subiscono costanti minacce.

Il documento in questo ambito sottolinea la solitudine nella quale vengono lasciate dallo Stato queste persone, soprattutto nei dipartimenti dove il tasso di incidenza di questi omicidi è pi alto: Antioquia, Cauca e Nariño, che registrano il 53% del totale delle vittime di omicidio del 2023.

Nel report si legge anche che nella relazione sulla gestione presentata dalla procura generale della repubblica nel marzo 2023, si indica che l’avanzamento delle indagini degli omicidi contro difensori dei diritti umani, tra gennaio 2021 e il 12 febbraio 2023, ha avuto un tasso di progresso del 42,86%, ovvero circa 156 dei 358 omicidi denunciati in quel periodo dall’ufficio del difensore civico.  Avanzamento delle indagini che però in pochissimi casi porta a sentenze e arresti.

Lo dimostra l’elevato numero dei casi irrisolti degli omicidi ai danni dei firmatari degli accordi di Pace, che hanno visto proprio il 31 dicembre 2023 la chiusura dell’anno con la morte di Favian José Chamorro Zabala Chalán, che in quel momento era la vittima 408 tra i firmatari degli accordi di Pace del 2016.  Cifra che però, già il 6 2024, è ripresa a crescere.

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