Nicaragua: fuori i religiosi dal Paese
Prosegue la politica di repressione del dissenso in Nicaragua portata avanti dal governo targato Daniel Ortega e Rosario Murillo. A pagarne le conseguenze, questa volta, sono 19 religiosi espulsi dal Paese
È arrivata la conferma della notizia che dal 14 gennaio rimbalzava sulla stampa locale in Nicaragua, dove indiscrezioni facevano pensare ad un imminente rilascio di numerosi religiosi caduti sotto i colpi della repressione del governo targato Daniel Ortega e Rosario Murillo.
Scarcerati, messi su un aereo in direzione Vaticano ed esiliati dal paese centroamericano: 2 vescovi, 15 sacerdoti e 2 seminaristi, alcuni dei quali arrestati nei giorni di Natale dopo aver ufficiato le messe nelle parrocchie di appartenenza.
Tra le 19 persone che sono state espulse, si trova anche monsignor Rolando Álvarez, che nel febbraio 2023 era stato condannato a 26 anni e 4 mesi di carcere per delitti come tradimento alla Patria e che aveva già trascorso più di 500 giorni in carcere.
«La Presidenza della Repubblica, il Governo di Riconciliazione e di Unità Nazionale e il Popolo del Nicaragua ringraziano sentitamente il Santo Padre Papa Francesco (…) per il coordinamento molto rispettoso e discreto effettuato per rendere possibile il viaggio in Vaticano di due vescovi, quindici sacerdoti e due seminaristi», recita un comunicato della presidenza della Repubblica del Nicaragua.
Aggiungendo che gli esuli «sono già stati ricevuti dalle autorità vaticane, nel rispetto degli Accordi di buona fede e buona volontà, che mirano a promuovere la comprensione e a migliorare la comunicazione tra la Santa Sede e il Nicaragua, per la pace e il bene».
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Situazione in Nicaragua oggi: Natale di arresti e persecuzione
La storia di monsignor Rolando Álvarez, 57 anni di età, è la più conosciuta. Anche perché il suo volto e il suo caso sono apparsi in molte denunce di organizzazioni che a livello internazionale si occupano delle difesa dei diritti umani, come Amnesty International e Human Rights Watch.
Ci sono però storie meno coperte dalla stampa internazionale, che riguardano per esempio un altro vescovo e numerosi sacerdoti che proprio durante le festività natalizie appena concluse sono stati incarcerati arbitrariamente dalla polizia nicaraguense.
È il caso di monsignor Isidoro del Carmen Mora Ortega, 53 anni, vescovo di Siuna, arrestato arbitrariamente il 20 dicembre 2023 per aver chiesto, mentre officiava una messa nella parrocchia di Matagalpa, di pregare proprio per monsignor Rolando Álvarez (vescovo di quella diocesi).
O la storia di padre Gustavo Sandino, parroco di Nuestra Señora de los Dolores, che è stato arrestato dopo la messa domencale celebrata proprio il 31 dicembre a Santa María de Pastasma, nella diocesi di Jinotega.
Al quale si sommano i casi di padre Fernando Téllez Báez (parroco di Nuestra Señora de las Américas) e di padre Jader Hernández (parroco della Madre del Divino Pastor), sequestrati dalla polizia, rispettivamente, nella mattina del 31 dicembre e nella notte del 30 dicembre.
Daniel Ortega – Papa Francesco: storia di uno scontro
Il 9 febbraio 2023 Daniel Ortega aveva espulso dal paese centroamericano 222 prigionieri politici inviandoli con un volo speciale negli Stati Uniti. Tra questi si trovavano otto sacerdoti.
A quella espulsione massiva, Papa Francesco aveva risposto a marzo, in una intervista al fondatore del giornale Infobae, Daniel Hadad, commentando quello che stava succedendo in Nicaragua e tacciando il governo del paese centroamericano come «una dittatura volgare, o come si direbbe in Argentina, guaranga».
Successivamente, un primo accordo tra la presidenza del Nicaragua e il Vaticano era stato raggiunto il 18 ottobre del 2023, momento nel quale Ortega aveva ordinato il rilascio di altri 12 sacerdoti (inviati poi a Roma).
Ora dunque, con questa nuova epurazione ed espulsione di uomini di chiesa, arrivano a 39 i rappresentanti del clero esiliati dal Nicaragua in meno di 1 anno.
A questi si deve aggiungere un numero imprecisato di seminaristi che ha lasciato il paese per sfuggire ad una persecuzione sempre più feroce.
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Situazione in Nicaragua: violazione sistematica dei diritti umani
Un punto di distensione della relazioni diplomatiche con la Chiesa cattolica, alla quale Ortega aveva dichiarato guerra accusandola di operare atti di terrorismo in Nicaragua, o un punto finale di una relazione irrecuperabile?
A dirlo sarà solo il tempo. Ma per ora quello che rimane è la manifestazione di una politica sistemica di eliminazione del dissenso che era iniziata con la repressione delle rivolte studentesche del 2018, l’incarcerazione degli avversari politici (e il successivo esilio massivo), fino alla persecuzione del clero, colpevoli di denunciare a gran voce le violazioni dei diritti umani, gli abusi e le ingiustizie compiute nel paese dell’America Latina.
Anche l’Onu, attraverso un gruppo di esperti istituito dal Consiglio per i diritti umani appositamente per il Nicaragua, aveva reso pubblico nel marzo 2023 come la situazione nel paese dimostrasse una diffusa e sistematica violazione dei diritti umani, portando a ipotizzare crimini contro l’umanità.
Le responsabilità puntano verso il governo e, nello specifico, verso la presidenza, che proprio dal 10 gennaio 2007 è saldamente nella mani di Daniel Ortega, rieletto presidente per la quarta volta nel novembre 2021, tra denunce di frode elettorale, eliminazione fisica degli avversari politici, accentramento dei poteri e dissoluzione “de facto” dello stato democratico.