Minori stranieri non accompagnati: oltre tre mesi di attesa negli hotspot

La normativa prevede una permanenza di 45 giorni per i minori stranieri non accompagnati nelle strutture di prima accoglienza. Ma queste tempistiche non sono rispettate. Lo denuncia l'organizzazione Medici per i diritti umani

Le persone che arrivano in modo irregolare in Italia dovrebbero rimanere nei centri di prima accoglienza per un periodo breve, il tempo strettamente necessario all’identificazione e a ricevere una prima assistenza. Per i minori stranieri non accompagnati, a quel periodo, che secondo la normativa è di 45 giorni, dovrebbe seguire l’inserimento nel Sistema di accoglienza e integrazione.

Quelle tempistiche non sono sempre rispettate. Anzi, capita che ci siano minori stranieri soli che rimangono in quei centri anche per periodi superiori a tre mesi. In molti casi si tratta di strutture dove non ci sono attività né servizi, spesso isolate.

La denuncia arriva da Medici per i diritti umani (Medu), che, in particolare, fa riferimento al caso di J., un minore camerunense di 16 anni: sono passati più di 96 giorni da quando ha messo piede nell’hotspot di Cifali, nel Ragusano, un’estensione dell’hotspot di Pozzallo destinata ad accogliere minori dai 14 anni.

«Come lui, molti minori stranieri non accompagnati restano nelle strutture di prima accoglienza in attesa di un trasferimento ben più dei 30 giorni – recentemente estesi a 45 – previsti dalla normativa. Per assurdo i tempi medi di permanenza di un adulto negli stessi centri di prima accoglienza è di circa 7 giorni», fa sapere Medu, che ogni giorno porta supporto psicologico e orientamento legale negli hotspot della Sicilia orientale.

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Foto: Duncan Cumming (via Flickr)

Minori stranieri non accompagnati: normativa, la legge 176/2023

A fine novembre, con il decreto legge 133/2023, poi convertito nella legge 176/2023, il governo Meloni ha aumentato il periodo di permanenza dei minori stranieri soli nei centri di prima accoglienza da 30 a 45 giorni.

Ha inoltre previsto che i minori stranieri non accompagnati che hanno compiuto i 16 anni, in caso di indisponibilità di altre strutture, possono essere accolti nei centri per adulti per un periodo di 90 giorni, eventualmente prorogabile di un mese (quindi per un massimo di 150 giorni, cioè 5 mesi).

Un provvedimento che interessa la maggior parte dei minori soli che arrivano in Italia in modo irregolare: quasi il 70% di quelli presenti ha un’età compresa tra i 16 e i 17 anni (dati del ministero del Lavoro).

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Foto: Rasande Tyskar (via Flickr)

Minori stranieri soli a Cifali: non si può fare domanda di asilo

La struttura di Cifali è una delle tre che sono state allestite nella Sicilia orientale per identificare le persone migranti e richiedenti asilo al momento del loro arrivo in Italia. Come spiega Medu, il centro è in condizioni precarie, gli spazi non sono adeguati, non ha riscaldamento e c’è una sola doccia a fronte di un centinaio di persone accolte. Non ci sono servizi né attività.

Chi si trova nella struttura non si può allontanare: ci sono le sbarre e una sorveglianza continua. Una condizione che, chiarisce Medu, «disattende» le tutele previste per i minori stranieri non accompagnati dalle normative nazionali e internazionali e dalle indicazioni contenute nel Vademecum per la rilevazione, il referral e la presa in carico delle persone portatrici di vulnerabilità in arrivo sul territorio e inserite nel sistema di protezione e accoglienza che il ministero per la Libertà civile e l’Immigrazione ha inviato alle prefetture a giugno 2023.

«Il rimando al recente trascorso, fatto per molti degli ospiti di centri di detenzione, carceri informali, abusi e torture subite lungo le rotte migratorie e nelle carceri in Libia è immediato, con il conseguente emergere o acutizzarsi di disturbi post traumatici, come confermato dagli psicoterapeuti del team».

A ottobre 2023 era stata l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) a porre l’attenzione sul centro di Cifali. Da un sopralluogo era emerso che a Cifali la permanenza arrivava anche a 4 mesi, non era possibile fare domanda di asilo o di regolarizzazione e non c’erano le tutele previste per i minori. A questo si aggiunge l’isolamento della struttura.

Oltre tre mesi di attesa: ecco cosa accade ai minori stranieri non accompagnati in Italia

J. è arrivato in Italia a metà settembre dopo aver attraversato il deserto, essere stato imprigionato ed essere sopravvissuto al viaggio in mare nel Mediterraneo. Nel 2023 sono state 2.734 circa le persone che sono morte nel tentativo di attraversarlo (dati Unhcr).

A inizio dicembre (circa due mesi e mezzo dopo il suo arrivo), J è stato trasferito nell’hotspot di Pozzallo insieme agli altri 88 minori presenti a Cifali, chiuso per ristrutturazione. Dodici persone sono scappate dal centro per il timore di essere rimpatriate o trasferite in Albania.

Con la legge 176/2023, il governo Meloni ha anche firmato un accordo con l’Albania per una collaborazione in materia di immigrazione che prevede l’esternalizzazione al Paese balcanico delle domande di asilo. Accordo che lo scorso 14 dicembre è stato sospeso dall’Alta Corte albanese in seguito a due ricorsi. La pronuncia definitiva è attesa per il 18 gennaio.

«Timore, paura e rabbia, sono gli stati d’animo dei ragazzi incontrati dal team Medu nei giorni seguenti. Timore di essere rimpatriati, paura per il futuro incerto e rabbia perché sospesi in un limbo indefinito da 3 mesi», scrive Medu.

L’Italia è già stata condannata dalla Corte europea per i diritti dell’uomo per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo per detenzione illegale in un hotspot di persone minori straniere.

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Foto: The Left (via Flickr)

Minori stranieri non accompagnati: dati 2023

Al 30 novembre 2023 in Italia c’erano 24.215 minori stranieri non accompagnati, di cui 1.688 arrivati nel mese di novembre (fonte: ministero del Lavoro). I posti disponibili nelle strutture del Servizio di accoglienza e integrazione (Sai) sono poco più di 6 mila, a cui si aggiungono altre poche centinaia di posti in strutture sostenute dal Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami).

«Questo si traduce inevitabilmente nel fatto che solo il 25% dei minori stranieri non accompagnati trova posto nei Sai o nelle strutture Fami, il restante 75% in parte viene accolto in famiglie (quasi tutti minori di nazionalità ucraina) o in strutture autorizzate di responsabilità regionale o comunale. I più sfortunati, come J., attendono in un limbo per più di tre mesi, senza la possibilità di spostarsi, in camerate enormi e prive di riscaldamento e con davanti un futuro incerto».

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