Striscia di Gaza, la guerra fa precipitare la situazione umanitaria: manca tutto

Il 29 novembre si celebra la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, ma nella Striscia di Gaza la guerra ha già provocato oltre 1,7 milioni di sfollati e quasi 15 mila morti. Lo denuncia l'Onu

Il 29 novembre 1947 è stata adottata dalle Nazioni Unite la Risoluzione della partizione con cui è stata riconosciuta l’esistenza di due Stati: Israele e Palestina. Trent’anni dopo l’Assemblea generale dell’Onu ha scelto proprio quella data, il 29 novembre, come Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese per ricordare che la questione palestinese è ancora irrisolta e che ai palestinesi non sono ancora riconosciuti né il diritto all’autodeterminazione, né quello all’indipendenza nazionale e che ancora non è consentito il rientro dei rifugiati.

Oggi quella celebrazione arriva dopo sette settimane di guerra tra Israele e Hamas, con una breve tregua di quattro giorni iniziata lo scorso 24 novembre che ha permesso uno scambio di prigionieri e ostaggi tra le due parti e l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza.

Nella Striscia, però, a causa dei bombardamenti iniziati lo scorso 7 ottobre dopo gli attacchi di Hamas contro Israele, la situazione umanitaria è catastrofica. La denuncia arriva dall’Unfpa, il fondo dell’Onu per le popolazioni.

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Foto: boonkia (via Flickr)

Striscia di Gaza: con la guerra crolla la sanità e mancano cibo e acqua

Dopo sette settimane di conflitto nella Striscia di Gaza le persone vivono in condizioni disastrose: ci sono continui blackout elettrici e nelle comunicazioni, cibo e acqua scarseggiano, mancano i dispositivi medici salvavita e il carburante per i generatori.

È quanto riporta l’Unfpa in un report pubblicato il 12 novembre, da cui emerge che a Gaza ci sono circa 5.500 donne in gravidanza che partoriranno entro il prossimo mese e che rischiano di affrontare rischi sanitari a causa della mancanza di acqua e di cibo, oltre che della chiusura degli ospedali e dei servizi sanitari primari.

Oltre 690 mila donne e ragazze non hanno accesso ai prodotti per l’igiene mestruale e sono circa 500 mila gli adolescenti che hanno subito traumi e che sono stati costretti a interrompere i loro percorsi educativi.

Le condizioni sanitarie in peggioramento, oltre alla mancanza di spazio e di privacy, mettono inoltre a rischio le condizioni delle persone più vulnerabili, incluse le giovani adolescenti, le donne in gravidanza e che hanno appena partorito, le donne con disabilità.

La crisi interessa anche la Cisgiordania, dove si registrano violenze, arresti, persone sfollate, restrizioni per gli spostamenti, che impediscono l’accesso ai mezzi di soccorso e alle ambulanze, e dove, dal 7 ottobre, sono state uccise 169 persone e ci sono oltre 900 sfollati.

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Foto: Brahim Guedich (via Wikimedia Commons)

La guerra nella Striscia di Gaza fa 15 mila morti. Aiuti via Egitto

Lo scorso 24 novembre i camion con gli aiuti umanitari hanno iniziato a entrare nella Striscia di Gaza attraverso il varco di Rafah in Egitto durante la tregua di quattro giorni tra Israele e Hamas, facilitata dall’intervento dell’Egitto, del Qatar e degli Stati Uniti.

La speranza è che la pausa dal conflitto possa essere estesa e diventare un cessate il fuoco umanitario a lungo termine per riuscire a raggiungere tutte le persone che hanno bisogno di aiuto, come ha detto Jens Laerke, il portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha).

«Speriamo che l’accordo possa dare un po’ di respiro alla popolazione di Gaza e di Israele e agli ostaggi e ai prigionieri che saranno rilasciati, e alle loro famiglie», ha detto Laerke il 24 novembre.

Sono oltre 1,7 milioni le persone sfollate all’interno di Gaza, di cui un milione si trova negli oltre 150 rifugi allestiti dall’agenzia dell’Onu per il soccorso e l’occupazione dei palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa), mentre le restanti sono costrette a dormire in strada.

«Le persone sono esauste e stanno perdendo speranza nell’umanità. Hanno bisogno di una respirare, meritano di dormire senza la paura di sapere se riusciranno a passare la notte. È il minimo che dovrebbe essere garantito a chiunque», ha detto il commissario generale dell’Unrwa Philippe Lazzarini lo scorso 23 novembre dopo la sua seconda visita a Gaza da quando è iniziato il conflitto.

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Foto: Alisdare Hickson (via Flickr)

“Palestina, una terra con un popolo”

Oggi, 29 novembre 2023, viene inaugurata nel quartier generale delle Nazioni Unite a New York la mostra “Palestina – una terra con un popolo”. L’esposizione vuole commemorare la Nakba palestinese, un evento traumatico che si è verificato durante la guerra arabo-israeliana del 1948, quando oltre metà dei palestinesi è stata espulsa o cacciata di casa ed è diventata rifugiata.

Dopo 75 anni da quel traumatico evento, quasi 6 milioni di palestinesi sono ancora rifugiati. E altri se ne sono aggiunti a causa del conflitto iniziato lo scorso ottobre.

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