Il secondo mare: la frustrazione dei richiedenti asilo nell’inchiesta di Danilo Deninotti
Dopo aver rischiato la vita in mare, le persone che fanno richiesta di protezione internazionale in Italia devono imparare a orientarsi in un altro mare per poter iniziare una nuova vita. Ne parla l'inchiesta a fumetti “Il secondo mare” di Danilo Deninotti e Kanjano
Le persone che migrano e che non hanno la possibilità di entrare in Italia in modo regolare lo fanno per mare, attraversando il Mediterraneo, o per terra, seguendo la rotta balcanica. In entrambi i casi il viaggio è molto lungo, può durare anche anni, ed è molto pericoloso.
Ma cosa succede a queste persone una volta arrivate in Italia? Parte da qui l’inchiesta Il secondo mare, scritta da Danilo Deninotti e disegnata da Kanjano, pubblicata La Revue Dessineé Italia, la rivista trimestrale di giornalismo a fumetti, nel numero uscito a settembre 2023.
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Il secondo mare, quello della burocrazia
Dopo l’approdo, la trama si complica, scrivono Deninotti e Kanjano all’inizio della loro inchiesta Il secondo mare. In particolare, per chi richiede la protezione internazionale, per i richiedenti asilo.
«Abbiamo iniziato a intervistare ospiti e operatori di un Centro di accoglienza straordinaria alla fine del 2021 e nei loro racconti c’era un misto di fretta di iniziare una nuova vita e frustrazione per l’attesa: dopo aver viaggiato a lungo per arrivare qui, si ritrovano impantanati in un secondo mare, quello della burocrazia, che devono imparare a navigare», racconta Danilo Deninotti a Osservatorio Diritti.
L’inchiesta è uscita a settembre 2023, in un momento in cui si è tornati a parlare di migranti e di protezione internazionale, spesso in maniera approssimativa, in seguito al grande numero di arrivi di persone via mare.
Secondo i dati del ministero dell’Interno, a settembre 2023 in Italia sono arrivate oltre 19 mila persone via mare (erano state 13 mila a settembre 2022). Secondo l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) nel 2023 nel nostro Paese sono arrivate via mare quasi 134 mila persone, contro le 105 mila del 2022 (dati al 2 ottobre 2023).
«L’uscita è stata casuale ma è stato straniante pubblicare la nostra inchiesta nel momento in cui il governo ha adottato nuove norme per facilitare l’espulsione dei migranti irregolari. Quello che interessava a noi era spostare il focus del ragionamento sul fatto che stiamo colpevolizzando le persone per ciò che sono, la loro colpa è quella di migrare», aggiunge Deninotti.
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Il percorso per ottenere l’asilo nell’inchiesta a fumetti di Danilo Deninotti e Kanjano
Il secondo mare ha diversi livelli di lettura: c’è una voce narrante che accompagna tutto il reportage ed è quella di un operatore che lavora in un Cas, ci sono i numeri e i dati che raccontano la migrazione e le diverse facce dell’accoglienza e poi c’è il racconto dell’iter burocratico per la richiesta di protezione internazionale che gli autori hanno scelto di rappresentare come un tabellone simile a quello del Monopoli, per mettere in evidenza che quello per ottenere la protezione internazionale non è un percorso lineare ma è pieno di imprevisti e probabilità, proprio come nel gioco da tavolo.
«Oltre alla voce giornalistica e a quella di un operatore che è stato a sua volta migrante e ha sperimentato sulla sua pelle le difficoltà dell’iter burocratico per chiedere asilo in Italia, abbiamo scelto di rappresentare visivamente la complessità di quell’iter per renderlo più comprensibile ai lettori. Il Monopoli è perfetto, con tutte le variabili che possono cambiare il tuo percorso», spiega Deninotti.
Variabili che vanno a influire sulla vita reale delle persone.
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Il ruolo degli operatori nel “secondo mare”
Ad aiutare le persone che entrano nel sistema di accoglienza a destreggiarsi in questo secondo mare spesso ci sono gli operatori dei centri di accoglienza.
«La parte burocratica è quella più complessa e meno conosciuta, anche per le modalità con cui viene raccontata. Figuriamoci quanto è difficile per chi arriva qui e deve provare a orientarsi tra leggi che cambiano in continuazione, magari senza sapere la lingua. In molti ci hanno raccontato della frustrazione di sentire che la propria vita è di nuovo in mano a qualcun altro. La burocrazia è il tuo passeur», dice Deninotti.
Le persone che Deninotti e Kanjano hanno incontrato nel centro di accoglienza hanno chiesto l’anonimato per motivi di sicurezza, «ma i loro racconti ci hanno aiutato a costruire l’inchiesta. Il protagonista, l’operatore con un passato da migrante, è una persona reale che abbiamo conosciuto, anche se non l’abbiamo rappresentata con il suo volto e il suo nome e nei suoi racconti abbiamo inserito anche le storie di altre persone», conclude Deninotti.
Nell’inchiesta gli autori hanno raccontato anche scene di vita quotidiana, come le difficoltà della convivenza nei centri o la lontananza dalle famiglie.
Alla fine dell’inchiesta c’è anche l’intervista a Francesca Calabrese, una psicologa che lavora per il Sai (Sistema di accoglienza e integrazione), un servizio costituito dalla rete degli enti locali che si occupa dell’accoglienza integrata dei titolari di protezione internazionale.