Pakistan, situazione drammatica tra attentati e povertà dilagante
Aumentano gli attentati suicidi nelle regioni al confine con l’Afghanistan. La popolazione è allo stremo delle forze in città dove non esistono i servizi di base. In questa situazione il Pakistan andrà alle elezioni all’inizio del 2024
Il Pakistan sta vivendo una situazione drammatica, forse la peggiore della sua storia. Politicamente ed economicamente. Un numero impressionante di attentati, gli ultimi due venerdì scorso nel Beluchistan e nel Khyber Pakhtunkhwa, sta devastando il paese e la povertà è immensa.
La stragrande maggioranza della popolazione vuole andarsene, ma non è semplice. Il paese sta letteralmente sprofondando e basta provare a circolare per le strade semidistrutte del paese per rendersi conto della miseria.
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Pakistan, situazione sociale oggi
Sono migliaia le persone, bambini, donne, uomini, che si incontrano quotidianamente lungo le strade a mendicare o a svolgere lavori umili. Lungo la trafficatissima strada principale di Gujranwala, Punjab Pakistano, si incontrano bambini ovunque a mendicare.
La situazione per loro è di grande pericolo, perché nella maggior parte delle strade caotiche e inquinate del paese non ci sono regole.
«Non conosco l’età dei miei genitori, sono vecchi. Noi siamo in sei – racconta una bambina – e stiamo tutti per strada a raccogliere soldi dai passanti. Io resto dalle 8 alle 13, questo è l’orario di oggi. Alle 13 verrà qualcuno a darmi il cambio».
Spesso dietro l’accattonaggio ci sono organizzazioni criminali che lucrano sfruttando i bambini. La ragazzina che abbiamo incontrato lungo la strada è soltanto una delle migliaia di minorenni che affollano i paesi pakistani, paese anagraficamente molto giovane.
Ha raccontato di avere 10 anni e di non essere mai andata a scuola. Un lavoro che spesso svolgono i ragazzini pakistani è quello di raccoglitori di rottami e rifiuti. Ne abbiamo incontrati parecchi nella città di Gujrat, sempre nel Punjab Pakistano.
«Resto tutto il giorno sulla strada – racconta un ragazzo – in cerca di qualcosa da vendere. Io vado a scuola, ma non sempre. Ci vado quando capita».
Mille rupie pakistane equivalgono a poco più di tre euro. Per quei ragazzini avere tra le mani un biglietto da mille rupie equivale ad una gioia immensa perché sono soldi che non riuscirebbero a vedere nemmeno in una settimana di lavoro sulle strade.
Sempre a Gujrat, nei vicoli delle strade affollate dove si vende pollame in condizioni igieniche inesistenti e si bruciano i rifiuti alla luce del sole, due ragazze dicono di appartenere ad una famiglia nomade pakistana. Anche loro non hanno mai visto una scuola. E confessano di non aver mai pensato che potesse esistere una vita diversa da quella che stanno conducendo.
La questione dei nomadi pakistani è complessa. Si incontrano diversi accampamenti nelle campagne. A volte ci si imbatte in famiglie che hanno messo via qualche soldo e si sono costruite un’abitazione con delle mura che permettono di mantenere l’ambiente al fresco, mentre le temperature esterno sfiorano i 40 gradi con un tasso di umidità elevatissimo.
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Fuga dal Pakistan: la situazione economica non è uguale per tutti
Vicino al fiume Chenab una famiglia con almeno una decina di figli spiega di essere stata contattata da personaggi che organizzano viaggi verso l’Europa. Ma di avere desistito per la paura di non farcela.
Chiedono soldi, anche 7/8mila euro, mezzi agricoli e bestiame. Ed è una condizione che riguarda la quasi totalità del paese.
La miseria, però, non è per tutti. Tutte le grandi città pakistane hanno delle cosiddette “aree protette“. Ci vivono le famiglie delle caste sociali più elevate. Coloro che lavorano per lo Stato e avranno diritto ad una pensione. Insegnanti, militari, impiegati statali. Chi vive in quelle aree si paga i servizi e, a pochi metri dal degrado infernale che avvolge Gujanwala, cambia tutto.
Guardie armate all’ingresso che impediscono l’entrata a chi non è autorizzato, scuole private, cliniche sanitarie, servizi, prati ben tagliati e strade pulite. Angoli di mondo che contrastano con quanto si vede a pochi metri.
Alla Gift University il rettore spiega che l’università in Pakistan è per pochi perché la retta si aggira attorno ai 2 mila euro l’anno. Una cifra insostenibile.
«Noi invogliamo gli studenti a rimanere in Pakistan, una volta laureati – afferma – per far crescere il paese. Ho parlato spesso con il primo ministro e gli ho detto che occorrono progetti dal basso, per le classi povere, affinché anche chi non ha disponibilità economiche possa fare qualcosa».
Pakistan, situazione politica dopo l’arresto di Imran Khan
La situazione politica è quanto mai caotica. Le elezioni si svolgeranno l’ultima settimana di gennaio 2024, come annunciato lo scorso 20 settembre dalla commissione, con un ritardo di due mesi rispetto al previsto.
Le turbolenze sono cominciate lo scorso anno, quando nel mese di aprile 2022 una mozione parlamentare di sfiducia rimosse l’allora primo ministro Imran Khan giudicato colpevole di corruzione e condannato a tre anni di carcere.
Da allora nelle principali città pakistane è stato un susseguirsi di tumulti e Khan è ancora il politico più amato dalla popolazione sempre, pronto a sostenere che gli Stati Uniti hanno collaborato con l’esercito pakistano e con Shehbaz Sharif per rovesciare il suo governo. Accuse che Washington e Islamabad hanno respinto.
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Pakistan-Afghanistan, situazione politica ad alta tensione
Gli attentati suicidi sono in costante aumento e spesso non tutti vengono portati a conoscenza dell’opinione pubblica internazionale. Gli ultimi di venerdì scorso a Mastung, distretto del Beluchistan, dove un attentatore si è fatto esplodere in mezza alla folla che festeggiava la ricorrenza della nascita del profeta Maometto. Nessuno ha rivendicato l’attentato. L’altro, di dimensioni minori, ma non meno preoccupante, è avvenuto nella regione del Khyber Pakhtunkhwa. Dall’inizio di quest’anno si sono già registrate più di 600 vittime.
Entrambe le regioni sono al confine con l’Afghanistan. Nel caso del Khyber Pakhtunkhwa gli attentati sono spesso ricollegati al Ttp, il gruppo dei talebani pakistani. A Peshawar, caotica città al confine con l’Afghanistan, l’atmosfera è di alta tensione. I controlli della polizia sono serrati nei confronti di chiunque. Nel raggio di un chilometro si incontrano decine di persone armate di kalashnikov. In tutto questo la gente vive come se tutto fosse normale.
«Pochi giorni fa, a 15 chilometri da qua, c’è stato un attentato nel quale è morto solo l’attentatore e nessuno ha saputo nulla», commentava un uomo.
Il prestito di 3 miliardi di dollari del Fondo monetario internazionale è legato ad alcune riforme che il Pakistan ha sempre rinviato, non ultima quella di obbligare la classe abbiente a pagare le tasse. L’inflazione è ai massimi storici, così come carburante ed elettricità.
In questo contesto, il paese andrà alle elezioni l’ultima settimana di gennaio 2024.