Venezuela: diritti umani sotto attacco

Un nuovo documento di Amnesty International denuncia detenzioni arbitrarie e una politica sistematica di repressione: ecco come vengono violati i diritti umani nel Venezuela di Nicolás Maduro

La politica di repressione attuata dal governo di Nicolás Maduro in Venezuela e nove casi documentati di persone ancora detenute arbitrariamente: è questa la denuncia contenuta nel nuovo rapporto di Amnesty International, Vite detenute.

«Nell’ultimo decennio, Amnesty International ha documentato il ricorso ad arresti arbitrari per ragioni politiche come parte della politica di repressione attuata dal governo di Nicolás Maduro. Questi arresti fanno parte di un attacco generalizzato e sistematico contro la popolazione venezuelana e, pertanto, potrebbero costituire crimini contro l’umanità».

Sono queste le parole lapidarie con il quale si apre il documento, presentato il 29 di agosto dall’ong che lavora per la promozione dei diritti umani.

Il dossier, una trentina di pagine in tutto, dà continuità al lavoro di denuncia del 2017, nel quale l’organizzazione pubblicò una raccolta di casi emblematici di persone detenute per motivi politici in Venezuela, Forzati al silenzio.

In quel documento si trattavano casi riferiti al periodo 2014-2017 e successivamente, nel 2019, il gruppo di attivisti diffuse il rapporto Fame di giustizia, che documentava la crisi dei diritti umani in Venezuela, denunciando ancora una volta casi di detenzioni arbitrarie, esecuzioni extragiudiziali e un uso eccessivo della forza, classificandoli come possibili crimini contro l’umanità.

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Caracas, Venezuela – Foto: © Diego Battistessa

Venezuela e diritti umani: la denuncia di Amnesty

I casi emblematici presenti nel report riguardano due donne e sette uomini e non colpiscono solo persone direttamente legate all’attivismo politico, ma anche parenti e amici di persone invise al governo Maduro.

Proprio facendo riferimento a questa dinamica sistemica di repressione diretta o indiretta (utilizzando, ad esempio, la detenzione di familiari di dissidenti), l’organizzazione vuole dimostrare l’elevata vulnerabilità che la popolazione in generale deve affrontare: una grave violazione dei diritti umani che può colpire chiunque diventi un bersaglio strategico per Maduro.

In ordine di arresto, si tratta di: Emirlendris Benítez (madre e commerciante, agosto 2018); María Auxiliadora Delgado e Juan Carlos Marrufo (marito e moglie, marzo 2019); Roland Carreño (giornalista e attivista politico, ottobre 2020) ; Guillermo Zárraga (ex-sindacalista e padre, novembre 2020); Darío Estrada (ingegnere e persona neuro diversa, dicembre 2020); Robert Franco (professore e sindacalista, dicembre 2020); Javier Tarazona (difensore dei diritti umani e prigioniero di coscienza, luglio 2021); Gabriel Blanco (attivista e operatore umanitario, luglio 2022).

«L’evidenza dimostra che la politica di repressione del governo di Nicolás Maduro e la crisi dei diritti umani continuano a mettere a rischio i diritti alla vita, alla libertà e all’integrità in Venezuela. Il nostro rapporto documenta non solo gli arresti ingiusti di insegnanti, sindacalisti e difensori dei diritti umani nel Paese, ma anche l’arbitrarietà del sistema giudiziario, le condizioni carcerarie disumane e gli impatti sui progetti di vita che rimangono impuniti. Le detenzioni arbitrarie non possono continuare a essere uno strumento governativo di repressione e controllo sociale», ha affermato Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty per le Americhe.

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Riunione del Partito Socialista Unito del Venezuela a Caras – Foto: © Diego Battistessa

Il “caso Venezuela” in mostra a Madrid

Nell’aprile scorso a Madrid, città spagnola fortemente legata al passato e al presente dell’America Latina, è stata celebrata una mostra che denunciava la situazione di repressione del dissenso a Cuba, in Nicaragua e proprio in Venezuela.

L’esposizione “Latinoamérica Sin Presos Políticos” (America Latina senza prigionieri politici) ha visto uno sforzo congiunto di tre organizzazioni della società civile di Nicaragua, Cuba e Venezuela che hanno lanciato nel dicembre 2022 una campagna internazionale di sensibilizzazione, centrata sull’idea che dietro ogni prigioniero politico c’è una storia e una famiglia.

Tra i casi simbolo presentati in quello spazio di sensibilizzazione spiccava proprio quello di Javier Tarazona, direttore dell’ong FundaREDES, detenuto in Venezuela il 2 luglio 2021: una storia seguita da vicino anche da Amnesty che ne chiede da mesi la liberazione.

Tarazona fu arrestato e continua a essere detenuto arbitrariamente, dopo aver tentato di denunciare molestie da parte di agenti delle forze di sicurezza all’ufficio del procuratore generale nella città di Coro (Venezuela occidentale). Lo si accusa di  incitamento all’odio e del reato di terrorismo. La sua udienza preliminare si è svolta a dicembre 2021 (cinque mesi dopo il suo arresto ) e ad oggi Tarazona continua ad essere tenuto in carcere nonostante la sua salute sia gravemente peggiorata a causa della mancanza di cure mediche e delle condizioni della detenzione.

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Mostra sull’America Latina di Madrid – Foto: © Diego Battistessa

Le preoccupazioni dell’Onu per i diritti violati in Venezuela

Non solo la società civile e le ong nazionali e internazionali, ma anche l’Onu ha fatto sentire la propria voce rispetto a quanto sta succedendo ai diritti umani in Venezuela.

A inizio 2023, infatti,  l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha realizzato una visita di tre giorni nel Paese, durante la quale ha manifestato la sua preoccupazione rispetto a varie criticità del paese sudamericano.

Il rappresentante dell’Onu ha chiesto la liberazione dei prigionieri politici, la fine delle esecuzioni extragiudiziali e delle torture nei centri di reclusione.

«Ho ascoltato racconti di persone arbitrariamente detenute e torturate, oltre che di parenti uccisi durante operazioni di sicurezza e manifestazioni. Una donna è stata sopraffatta dall’emozione nel raccontarmi come due anni fa sua sorella fu arrestata, stuprata e torturata», ha detto Türk.

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